AUNG SAN SUU KYI: ESEMPIO DI LOTTA PER LA LIBERTA’
Definita il Mandela al femminile, la stella della Birmania e le sue gesta hanno fatto il giro del mondo, ed ora, grazie al ritratto cinematografico di Luc Besson, Aung San Suu Kyi resterà per sempre anche nella storia del cinema contemporaneo.
Figlia del leader politico birmano, autore del negoziato d’indipendenza dal Regno Unito e poi ucciso da alcuni avversari, Aung San Suu Kyi ha seguito nella sua vita anche l’esempio della madre, che dopo la morte del marito, divenne una delle figure politiche di maggior rilievo in Birmania. Dopo aver conseguito ad Oxford la laurea in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia, si trasferisce a New York dove comincia a lavorare per le Nazioni Unite, ed è in quel periodo che incontro Michael Aris, uno studioso di cultura tibetana che l’anno successivo diventerà suo marito e padre dei suoi due figli. Tornata in Birmania per accudire la madre gravemente malata, incorre nel potere e regime militare instaurato dal sanguinario generale Saw Maung, che la spinge, in seguito agli insegnamenti di Gandhi, ad intraprendere una battaglia in nome della libertà del suo popolo dalla repressione, una lotta non violenta tramandata attraverso le parole, i sacrifici e le dimostrazioni di forza che l’hanno trasformata nell’emblema dell’emancipazione dello spirito umano. Fondatrice nel 1988 della Lega Nazionale per la Democrazia, fu costretta agli arresti domiciliari già dagli anni successivi e messa in condizione di tornare libera a patto di lasciare la Birmania. Rifiutò e fu eletta a pieni voto dal suo popolo nel 1990. L’anno seguente, Aung San Suu Kyi vinse il Premio Nobel per la Pace, che non potè ritirare a causa del suo stato di detenzione.
Passano gli anni di isolamento forzato, di silenzi, di sofferenza, di lotta, e soprattutto di separazione dalla sua famiglia, ma grazie all’amore di suo marito, Aung trova la forza per andare avanti.
Ed è sulle note di Walk on degli U2, canzone che Bono ha scritto e dedicato ad Aung, che Luc Besson, il regista hollywoodiano più innovativo di Francia, abbandona il suo passato professionale per dedicarsi al racconto di una storia di grande contemporaneità. THE LADY, un biopic di stampo classico, capace di svolgere egregiamente la sua funzione divulgativa, mettendo al centro del racconto i sentimenti ed i risvolti politici e diplomatici dell’intero operato di Aung San Suu Kyi, una donna che con le sue rinunce ed auto privazioni di protesta, ha dimostrato al mondo che esiste un altro modo per portare avanti le proprie battaglie in nome della libertà. Veste i suoi panni Michelle Yeoh, capace con la sua interpretazione di raffigurare la grazia, il dolore e la testardaggine di una donna che non ha potuto crescere i suoi figli vedendoli diventare uomini; una donna innamorata della vita e della sua famiglia, in particolar modo di suo marito, morto di cancro nel 1999 senza aver mai potuto rivedere la moglie durante la sua malattia per evitare di compromettere una vita fatta di battaglie. La sua liberazione è arrivata in via definitiva solo il 13 Novembre 2010 proprio durante le riprese del film che racconta la sua vita. Si è trattato però di una liberazione di facciata, visto che non possiede più un ruolo politico e che il suo partito è stato sciolto per impedirle di esercitare il suo ruolo di Primo Ministro.
Una lotta senza paura quella di questa donna , che non poteva non trasformarsi in un’opera cinematografica destinata a far discutere ed a toccare il cuore. L’orchidea d’acciaio, come è stata definita, resterà sempre la donna simbolo della ribellione pacifica e della continua lotta verso la libertà.
A cura di Flavia Sorrentino.