Azionismo Broggiano

1L’eminente economista napoletano, Carlo Antonio Broggia, vissuto nel secolo XVIII, al centro di un movimento promosso da “intellettuali e lazzaroni”. Alla personalità del genio partenopeo, cui la toponomastica ha tolto il nome e tributato una via, già autore di un “Trattato dei tributi, delle monete e del governo politico della sanità” (Napoli, Palumbo, 1743) dall’incredibile attualità e utilità, i fratelli Enzo e Marco Ramaglia, proseguendo l’iniziativa degli “Artisti in Vetrina”, hanno affiancato stavolta l’opera dell’artista Gennaro Patrone, che si è fatto interprete dei tratti caratteristici di Pulcinella (la più famosa maschera napoletana della Commedia dell’Arte, ndr), fissati alla fine del XVI secolo: costume bianco stretto in vita, una maschera nera dal viso uncinato, pigro, chiacchierone, sempre nei guai, abituato a prendere la vita con filosofia. L’eclettico Patrone, infatti, ha recentemente impresso nel caos di via Broggia (traversa della più nota via Pessina) tutta la carica espressiva del noto personaggio, attraverso una tre giorni di eventi con i quali i fratelli Ramaglia hanno promosso le ricorrenti spettacolarità 2dell’“Azionismo Broggiano”: teatro all’aperto, vetrina sulla città, e tavolozza per Artisti. Un’idea che ad Antonio Petito – artista nell’immaginario storico del personaggio ancora oggi fortemente radicato – non sarebbe dispiaciuta, anzi. I modelli di riferimento per Patrone erano diversi, tra questi il monologo del “Pulcinella” di Manlio Santanelli, che ha intrigato artisti come Massimo Ranieri e registi come Maurizio Scaparro, il quale, sulla scia di un inedito soggetto cinematografico di Roberto Rossellini, ha voluto consegnare al patrimonio dell’antica maschera il suggello della metafora della condizione dell’attore, sempre spinto dal bisogno di “uscire da sé”, per ritrovare una propria fisionomia. Da ciò la suggestiva creazione artistica di Patrone che, inedito Pulcinella pronto a occhieggiare, agitarsi, nascondersi e, magicamente, ricomparire dal classico “cuppetiello”, proprio come gli interpreti del passato, ha tentato la strada difficile e onerosa di una cifra interpretativa che coniugasse tradizione e modernità. Tutto ciò contornato delle immagini che Tiepolo, Carracci, Picasso, Aniello Scotto ed altri illustratori di Pulcinella 3antichi e moderni hanno lasciato alla più alta tradizione pittorica e figurativa. Così come si è ancorato all’indubbia modernità di Lello Esposito che in questi anni ha dato nel panorama artistico nazionale e internazionale la più convincente e suggestiva reinterpretazione del mito di Pulcinella. “Organizzato” dal professor Gennaro Oliviero, curatore del Giardino di Babuk, nonché eminente personaggio del panorama artistico internazionale, il “piacevole caos” di via Broggia, ampiamente documentato dall’intrigante video col cui Marco Ramaglia ha consegnato alla memoria della città la performance di Patrone, riporta alla mente la frase che Roberto Rossellini, scrivendo il suo testo su Pulcinella e su Michelangelo Fracanzani, fa dire a quest’ultimo: «devo andarmene via da questa Babilonia infame!». L’artista che ne ha compreso pienamente il messaggio, con la sua calzante recitazione in cui l’istrione sposa il mimo, l’attore il fine dicitore, porta lo spettatore in un luogo “altro”, facendosi “diverso” tra i “diversi”, attraverso una colorata e musicale esplosione di parole, sberleffi, suoni gutturali, imprecazioni farfugliate, che somigliano a gridi di rabbia e di protesta. “Vuommeche” depositarie di un poderoso messaggio che grazie alla lodevole iniziativa dei fratelli Ramaglia e al loro “Azionismo Broggiano” è aperto alla città tutta, a chi la vive e a chi la ama.

A cura di Rosaria Morra