BAGARRE “DE MARTINO-PATRICIELLO”: ACCADEVA UN MESE FA. MA NON DIMENTICHIAMO
E’passato ormai un mese esatto, ma certe vicende vanno ricordate, non cadono in prescrizione facilmente. Alcune scene ti lasciano l’amaro in bocca, ti fanno riflettere, arrabbiare; la vicenda del Prefetto che ha duramente ammonito il Parroco di provincia, reo di aver denominato la collega “signora” anziché “Prefetto”, ha calcato la scena dei media nazionali per giorni. Lo scoppio c’è stato, ma con effetto ritardato; e se non ci fosse stato il tam tam sulla rete non saremmo qui a parlarne. Ma facciamo un passo indietro, inquadrando la vicenda e i protagonisti di questa triste storia.
E’ il 18 ottobre e in prefettura sono invitati diversi attivisti anti-roghi, al seguito di Don Maurizio Patriciello, Parroco di Caivano; innanzi a venti sindaci, vertici delle forze dell’ordine, rappresentanti di Regione, Provincia e Asl inizia una riunione circa l’allarme rifiuti in Campania. Il Parroco esordisce ricordando la condizione allarmante delle terre della provincia partenopea, infestate da rifiuti e roghi tossici. Ad un tratto Don Patriciello ricorda che già giorni prima si era recato presso la “signora” Carmela Pagano (Prefetto di Caserta) per segnalare la presenza di amianto in una campagna: <<La signora – esordisce – è stata molto gentile da ricevermi pur senza aver accordato un appuntamento>>. Apriti cielo, il Parroco ha dato della “signora” alla dottoressa Pagano. Prontamente il Prefetto di Napoli, Andrea de Martino interviene a difesa della collega casertana: <<Guardi che quella che lei chiama “signora” è un Prefetto della Repubblica italiana. Ci deve essere il rispetto per le istituzioni, se io la chiamassi “signore”, lei cosa penserebbe? – urla “il De Martino furioso”, guardando minacciosamente il prete anti camorra, aggiungendo – se vuole andare via può anche andare, ma il rispetto delle istituzioni è sancita dalla Costituzione italiana: la deve chiamare Prefetto>>. Il Parroco non controbatte, è esterefatto. Con spirito cristiano porge l’altra guancia e si scusa ricordando che non era sua intenzione mancare di rispetto a nessuno, non essendo del resto avvezzo a calcare palcoscenici istituzionali; ma De Martino non ci sta e contrattacca: <<Invece lei ha offeso il Prefetto di Caserta: e ha offeso anche me. Anzi, ha offeso tutti quanti, pure i Sindaci: immagini se lei si rivolgesse a uno di questi chiamandolo “signore”; e che diamine, il rispetto delle istituzioni è fatto non di parole ma di fatti>>. Il Parroco ammutolito assiste al rimprovero spropositato del Prefetto vistosamente adirato.
In serata Don Patriciello scrive una lettera a De Martino; una missiva colma di dispiacere e rabbia in cui asserisce: <<Se una cosa mi addolora è constatare che tante volte è proprio la miopia delle istituzioni, la pigrizia di tanti amministratori, il cattivo esempio di tanti politici che fanno man bassa di denaro pubblico, a incrementare la sfiducia e la rabbia in tanti cittadini. Orbene, lei a voluto insegnarmi l’educazione a 57 anni o ha voluto mettere a tacere me perché già sapeva ciò che avrei detto?>>
A questo punto facciamo un duplice passo indietro, arrivando al 23 agosto. In quella data il Prefetto fu sollecitato dal Ministro degli Interni ad incontrare il Parroco e il Coordinamento Comitato dei Fuochi postergatamente al clamore suscitato dalle inchieste sui roghi tossici che la testata Avvenire aveva riportato a mezzo stampa. Ci fu una riunione coi Sindaci al fine di analizzare la vicenda; tuttavia codesti secernerono la loro impotenza nell’affrontare l’emergenza e dunque non fu presa nessuna decisione, se non quella di rincontrarsi il 18 ottobre, data dello scontro.
In ogni modo il video del botta e risposta dei due protagonisti (ripreso da una telecamera) sbarca in rete e in breve diviene il più condiviso sui social network; proprio su facebook vengono creati gruppi di utenti che si scagliano contro il Prefetto (ad esempio il gruppo “chiediamo al sig.prefetto Andrea de martino di scusarsi pubblicamente” conta ormai circa 6000 iscritti). Su twitter Roberto Saviano scriverà dopo due giorni: << Don Patriciello è presidio di legalità in terre difficilissime. Il Prefetto di Napoli si scusi o bisognerà chiederne le dimissioni>>. Raggiunto da molti quotidiani, Don Patriciello dichiarerà il 19 ottobre al Corriere del Mezzogiorno: <<Mi sono accorto che il Prefetto aveva dell’astio nei miei confronti. Mi disse che altri dovevano parlare prima di me e quando arrivò il mio turno, avviò la firma del protocollo e molte persone andarono via; all’uscita la dottoressa Pagano mi disse di non essersi sentita offesa; poi mi sono avvicinato a De Martino per dirgli di essere abituato alle mortificazioni, vivendo nella terra dei Casalesi. Non mi ha rivolto manco la parola>>.
De Martino e il Parroco si incontrano dopo 48 ore dalla triste vicenda ai funerali della vittima innocente di camorra, Pasquale Romano; il Prefetto dopo la messa saluta il Prete con una carezza e se ne va; Don Patriciello invece decide di rimanere con la famiglia straziata dal dolore: vuole conoscerla, dare una mano, confortarla. Ma dove si recava l’antagonista con tanta fretta? Presso il suo party d’addio, dal momento che il 30 è ottobre è andato in pensione, cedendo gli uffici al dottor Musolino. La web- testata Fan Page pubblica per prima le foto di una Piazza Plebiscito adibita a parcheggio di auto blu e volanti della polizia; eppure, come denunziano diversi attivisti: <<Dal Comune non v’è stata alcuna deroga o permesso per parcheggiare auto pubbliche o private nell’area pedonale. Troviamo incredibile che il festone del Prefetto non sia stato rinviato nonostante capitasse nel giorno dei funerali di Pasquale Romano>>. Signori si nasce, direbbe Totò.
Queste notizie alimentano il fuoco degli indignati della rete, tra cui spiccano i tweet accesi del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, e in breve la notizia vien riportata da tutti i telegiornali nazionali; una protesta nata sul web è stata foriera di una grande campagna mediatica scatenatasi contro il Prefetto, tramite i più importanti media nazionali. Politici e conduttori televisivi fanno a gara a chi tira più forte le orecchie del Prefetto che alla fine ritornerà sui suoi passi. Scendendo dal piedistallo si scusa, asserendo di aver usato un tono poco professionale, non proprio del suo savoir faire. Ma la stoccata finale deve ancora arrivare e a impugnare il fioretto è proprio il Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri che dopo sei giorni dalla vicenda dichiarerà: <<Il prefetto ha sbagliato, ha esagerato e ha usato toni eccessivi; spesso pure a me mi han chiamato “signora” anziché “Prefetto”, ma non me la sono mai presa dal momento che ritengo che non sono i titoli a determinare la qualità delle persone: è dunque giusto pretendere delle scuse da De Martino. Anzi – ha continuato il Ministro – ho intenzione di incontrare in settimana il Parroco per domandare scusa a nome delle istituzioni e per assicurare tutta l’attenzione possibile del Viminale alle emergenze della sua terra>>. La ferita aperta è stata così rimarginata sapientemente dal Ministro.
Eppure la vera vicenda, quella per cui si iniziò a dibattere, resta ancora un nervo scoperto su cui le istituzioni devono intervenire prontamente. Qui, non lo dimentichiamo, il disastro ambientale provoca migliaia di morti ogni anno. E a rimetterci le cuoia sono tutti: “signori” e plebaglia. Ora la palla passa al nuovo Prefetto, il dottor Musolino. In bocca al lupo!
. Di Luca Antonio Pepe e Alessia Viviano