Benzina: nuovo rialzo Shock !
Il prezzo della benzina è arrivato alla fatidica soglia dei due euro e adesso ciascuno si accorge di quanto sia pesante l’accisa, quel rubinetto che alimenta le casse dello Stato grazie a ogni litro acquistato. Fino a oggi il rubinetto ha funzionato per raccogliere fondi utili a finanziare guerre, disastri e calamità, senza dare troppo nell’occhio, colpendo goccia a goccia, ogni volta che facciamo rifornimento, accendiamo la luce e usiamo i fornelli.
Sarà colpa della crisi ma l’accisa è diventata ingombrante e minaccia di erodere i consumi energetici, riducendo l’introito statale: si sta più attenti nell’usare l’auto e si prova a prendere l’autobus, un cambiamento epocale ma condizionato solo dal portafogli e non dalla capacità di visione.
È qui che cade il velo dell’accisa: un modo occulto per tassare e far pagare ai cittadini i ritardi della politica e l’incapacità di programmare lo sviluppo.
Perché adesso ci accorgiamo di quanto non si stato fatto per rendere efficienti le nostre città, con reti di trasporto pubblico capaci di funzionare, costringendo un intero paese a una dipendenza dall’auto e da consumi di energia che hanno relegato l’idea di razionalità al sogno di pochi visionari.
Anni nei quali le città sono state pianificate e costruite senza alcun criterio di spazio collettivo e di mobilità sostenibile, con quartieri scollegati e condannati all’uso dell’auto privata.
Anche l’inquinamento atmosferico, con il micidiale PM10, è stato visto come un danno collaterale, una rottura di scatole che interrompeva l’incantesimo della libertà assoluta dell’uso dell’auto come unico mezzo di trasporto.
Adesso eccoci qui a lamentarci di accise invadenti e carburanti cari quanto non si sarebbe mai immaginato e a fare i conti con città senza metropolitane e trasporti pubblici insufficienti.
Il vero cambiamento, la sfida per chi si candida a governare l’Italia nel 2013 dovrà, necessariamente, partire anche da qui: da un modo diverso di guidare lo sviluppo e la politica energetica, affrontando il nodo della politica fiscale che non può restare legato all’utilizzo dei carburanti fossili.
Una sfida che poggia sulla capacità di innovare e di cambiare, cogliendo le opportunità della sostenibilità: una marcia in più capace di fare la differenza tra chi è in grado di guidare lo sviluppo e di chi resta attaccato all’accisa, ormai senza veli.