Berlusconi alla ricerca di un diversivo strategico
Proviamo a ragionare senza schemi e al di là delle parti. Il Governo si trova in una morsa stritolante. Da una parte, la crisi che sempre più ha bisogno di comportamenti coerenti da parte del Paese tutto. L’immagine di coesione nazionale diventa, appunto, nell’attuale congiuntura negativa, un toccasana vincente. Dall’altra, l’ultimo ”affare” giudiziario che fa capo al premier.
Stavolta il Cavaliere non è indagato, ma chiamato in causa dalla procura della Repubblica di Napoli come vittima di estorsione. Nessuna imputazione, ma la pericolosità mediatica dell’evento sta superando di gran lunga, dato il momento politico, altre vicende che hanno coinvolto Berlusconi. Pare che il ”vittimismo da magistrati rossi”, che pur aveva fatto breccia nella pubblica opinione, non tiri più come un tempo. L’opposizione, pur volendo mantenere un profilo basso dato il momento delicato, non può non ”darci sotto” nel chiedere l’andata a casa dell’Esecutivo. Gli elettori non capirebbero morbidezze dettate da prudenza da crisi dei mercati. La richiesta di un ”Governo di salute pubblica” diventa allora una richiesta obbligata che sarà sempre più pressante e gridata. Finché però il presidente del Consiglio avrà la maggioranza in Parlamento, anche di un solo voto in più, non penserà minimamente nè a elezioni anticipate nè ad altri tipi di Esecutivo diverso dall’attuale. Dal canto suo il presidente della Repubblica non potrà far altro che prendere atto che la maggioranza ci sta e inviare messaggi di ragionevolezza che gli faranno aumentare il consenso nella pubblica opinione, ma che non avranno effetto concreto sul governo del Paese.
Insomma, la situazione è ingessata come non lo è mai stata e potrebbe protrassi fino alla fine della legislatura con un ovvio logoramento di tutti i giocatori in campo. Primo fra tutti Berlusconi e il suo partito. Ai voglia al nuovo segretario del Pdl Alfano, fare i salti mortali senza rete per avvicinare il partito alla gente. Se non si cambia qualche cosa il tonfo per il Pdl, ma anche per la Lega, è assicurato. Non avverrà che i voti in libera uscita, almeno nella gran parte, andranno a beneficiare altre realtà tipo il Terzo polo. Aumenterà il livello degli astenuti, delle schede bianche e nulle, simbolo vero del decadimento di una democrazia parlamentare. Ci vorrebbe un ”colpo di teatro” immediato che allontani dal governo lo stillicidio giornaliero delle rivelazioni giudiziarie. Anche Bossi, se qualcosa non cambia nella maggioranza, sarà costretto a passare dalle parole più o meno scurrili ai fatti. Cioè a prendere le distanze dal Cavaliere, com’è già avvenuto in passato.
Chissà cosa avrà proposto al Capo il fido Gianni Letta. La ”mente fredda” di Silvio certo avrà fatto notare al premier che in una tale morsa c’è bisogno di un diversivo strategico e non tattico. Non certo un decreto legge per bloccare la diffusione delle intercettazioni telefoniche. Un qualcosa, insomma, di significativo che da una parte cambi l’attuale situazione, ma che dall’altra non sposti equilibri di potere. Un’invenzione alla Tomasi di Lampedusa (”cambiare tutto per non cambiare niente”). Non un nuovo governo, troppo complicato da mettere su. Nemmeno un governo di salute pubblica: sarebbe un’ammissione di fallimento che l’attuale maggioranza non potrebbe mai accettare. Nemmeno le urne anticipate: con il clima attuale sarebbero guai per i partiti che sostengono l’attuale Governo. L’unica operazione possibile è una marcia indietro di Berlusconi. Solo lui però. Non l’andata a casa del suo Esecutivo, ma uno scambio di ruoli tra il presidente del Consiglio ed il suo sottosegretario, Gianni Letta. Un’operazione del genere potrebbe essere ben vista da Napolitano. Il Cavaliere avrebbe modo di poter gestire le sue beghe giudiziarie in posizione più defilata. Nello stesso tempo sarebbe comunque il Capo morale della coalizione, con buone possibilità di un recupero elettorale nel 2013.
Utopie? Sì. Conoscendo il pensiero di Berlusconi un’ipotesi del genere è tutta da scartare. Sarebbe per lui non una mossa tattica, ma una sconfitta personale. Insomma, un giocatore che non accetta di staccarsi dal tavolo del gioco se non con la vincita in tasca o con il tonfo totale, anche se nella seconda ipotesi c’è il rischio serio del suicidio politico.
Elia Fiorillo