Caso Strauss-Kahn: possibile trasformare la vittima in carnefice?
Tutto può essere quando si gira intorno al potere, quello vero. Tutto può accadere quando in primo piano c’è un’istituzione come il Fondo monetario internazionale che governa le sorti delle finanze mondiali il cui capo stava per essere candidato a presidente della Repubblica francese. Nessuna ipotesi può essere scartata, né deve esserlo. Ma, d’altronde, proprio per via dell’importanza del personaggio in questione e per quello che rappresenta, non si può nemmeno propendere per un garantismo dal sapore, sotto sotto, assolutorio, che fa correre il rischio di trasformare la presunta vittima in carnefice. In casi del genere il più debole, quello che ha subito, lo diventa sempre di più e si viene a trovare in situazioni drammatiche dovendo dimostrare, “al di là di ogni ragionevole dubbio” – meglio “più che al di sopra di ogni ragionevole dubbio” -, il torto subito in una condizione, appunto, di estrema fragilità. Certo, c’è la giustizia che fa il suo corso, che è riuscita a rincorrere il potente e spedirlo nelle patrie galere trattandolo senza riguardo alcuno, come avrebbe fatto con qualsiasi cittadino. C’è chi ha parlato di accanimento della polizia per via delle foto segnaletiche distribuite ai giornalisti e per i filmati che ritraggono l’ormai ex direttore della FMI con gli occhi sbarrati dalla sorpresa o forse sbigottimento per quello che gli stava capitando. Siamo a New York, una città che è molto attenta e sensibile verso la parità difronte alla legge. Sarà pure puritana la Grande Mela, ma questo non c’entra per un indiziato di tentato stupro.
La bilancia sotto sotto però pende da una parte. Penzola a favore del Grande Uomo per via dei soldi che ha, per gli avvocati che si può permettere, per la cauzione che può pagare. Per gli amici importanti che non lesinano difese a suon di lettere ai giornali che lo presentano come un “appassionato di sesso”. “So what?”, “e allora?”, si chiedono, che problema c’è? Nessun problema se il trasporto sessuale irrefrenabile non invade altrui libertà. Mi auguro che in quel “so what” non ci sia un razzismo inconscio che considera reato veniale quell’azione “di passione sessuale” (sic) perpetrata su una nera cameriera ignorante che non è riuscita a comprendere la gratificazione per quell’atto concesso dal principe.
Altro discorso va fatto per la famiglia di Strauss-Kahn. E’ capibile e giustificabile l’apprensione per il loro caro e l’incrollabile certezza nella sua innocenza. I precedenti contro di lui ci sono però. Quella con Piroska Nagy è una storia non proprio consensuale liquidata dalla terza moglie di Dominique, Ann Sinclair, famosa giornalista, come “l’avventura di una notte che non rovinerà’ il nostro matrimonio”. Pare però che non ne sia uscita bene Piroska Nagy che oltre il danno ha subito la beffa di dover fare le valigie e lasciare il FMI. Se non si è proprio rovinata da quella storia poco c’è mancato.
Se il complotto c’è stato per incastrare Dominique Strauss-Kahn è stato ordito puntando, a quello che si sa, su un soggetto particolarmente debole: una donna di colore, immigrata, con un figlio a carico, cameriera al Sofitel di Manhattan. Insomma, uno di quei soggetti “che non hanno voce” anche in una metropoli che si dice e vuol essere democratica, dove l’uguaglianza di fronte alla legge è un principio fondamentale, ma per converso dove gli estremi sono tali senza mezze misure: ricchezza e povertà, ad esempio. Dovrebbe essere un gioco da ragazzi, per gli avvocati di grido ingaggiati dal potente Dominique, dimostrare il tranello in cui è incappato il loro assistito. Circuito da una donna pagata per inguaiare il probabile candidato alla successione di Nicolas Sarkozy. Gli avvocati sono fiduciosi nella totale assoluzione. Sembra pretattica. Se invece non lo fosse e cioè che non è stato l’ex direttore del FMI ad essere circuito, ma la povera cameriera nera, allora la situazione per la vittima paradossalmente si aggrava. Già i giornali scrivono che Dominique ha ingaggiato un esercito di segugi per scovare quello che nasconde la povera cameriera. Tutta la sua vita verrà scandagliata in cerca di fatti, situazioni che possono demolire il personaggio. C’è da tremare al solo pensiero degli interrogatori che la cameriera subirà per provare il suo stato di vittima. Insomma, se era un’adescatrice da complotto l’assicurazione sicura doveva averla. Ma se, come pare, è proprio una povera vittima che è stata in balia del satrapo per sessanta minuti ed è uscita dalla camera d’albergo in stato confusionale, soccorsa dai colleghi e portata in ospedale, allora i guai per lei sono appena cominciati.
Credo che questa donna abbia bisogno, per non essere letteralmente stritolata, degli stessi mezzi che ha messa in campo Dominique Strauss-Kahn. Anche una troupe di esperti in comunicazione per curare la sua immagine. Forse è il caso che i mezzi le vengano dati dalle tante organizzazioni che si battono per la parità di fronte alla legge.
Elia Fiorillo