Di vino, di poesia o di virtù
Da sempre ho avuto ammirazione per le donne impegnate nelle più svariate attività, ed in questi giorni ho avuto la fortuna di conoscere una donna stupenda ,e la sua Settoriale Professione di Giornalista : Giulia Cannada Bartoli , chegentilmente ha voluto concedermi questa Intervista : Giornalista e Comunicatrice enogastronomica, autrice di guide e libri, degustatore Ais ,e membro Centro Tecnico Nazionale Scuola Europea Sommelier, Redattore Capo rivista Nazionale Scuola Europea Sommelier, Donna del Vino, Organizzatrice eventi enogastronomici e degustazioni, Esperta in English for Wine.
Ecco Giulia Cannada Bartoli, donna poliedrica Il tuo cammino formativo è denso di esperienze, quando e perché hai iniziato ad interessarti del mondo della enogastronomia, quando e come nasce la tua professione di wine and food writer, sappiamo che nel lontano 2000 hai lasciato tutto per dedicarti al vino , alla terra e alla difesa e promozione dell’Agricoltura Vera e sostenibile.
il mio ingresso nel mondo dell’enogastronomia, per esatezza, in quello del vino prima e del cibo poi,risale allo ‘scoppio’ circa 15 anni fa, di una passione che avevo dentro.Sono andata in Toscana in vacanza da Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento Turismo del Vino, le chiesi un colloquio mostrandole ill mio c.v. e le dissi che volevo lavorare nel vino. Lei mi indirizzò ad alcune case vinicole campane. Da lì il lavoro come incoming manager in una nota cantina del casertano e poi il salto: free lance con officine Gourmet all’inizio del 2007 testarda, appassionata della terra, dell’Agricoltura, del vino.
In genere nei confronti delle donne c’è ancora molto ostracismo anche nel tuo campo hai trovato difficoltà ;
le stesse difficoltà che tutte le donne incontrano in qualsiasi campo, le posizioni di vertice occupate da donne sono veramente poche…
Che rapporti intrattieni con SLOW FOOD. Tu che sei sempre alla ricerca della raffinatezza, dei sapori , locali e genuini spesso dimenticati dimenticati o forse mai conosciuti da tanti
ottimi, di collaborazione, sono membro della condotta napoletana e molte delle trattorie segnalate nel mio libro lo sono anche da slow food
Parlaci un po’ del tuo ultimo lavoro l’ultima GUIDA ALLE TRATTORIE DI NAPOLI STORIE,LUOGHI E RICETTE DELLA TRADIZIONE per le Edizioni dell’Ippogrifo
E’ ghhiuto stocco è turnato baccalà”, si dice a Napoli per indicare una persona che millanta imprese eroiche e parte in quarta per poi tornare sconfitto, non duro e carnoso come lo stocco, bensì ‘ammollato’, come la ‘scella’ di baccalà che deve essere spugnata a dovere prima di poter essere cucinata. Questo, come tanti altri detti, è inserito nei capitoli del mio libro libro. Un viaggio durato tre anni, a piedi, in giro per vicoli, piazze e monumenti alla ricerca delle trattorie di città, con almeno cinquant’anni, se non un secolo di storia; le trattorie, tutte a gestione familiare, portando in tavola i piatti della tradizione gastronomica partenopea (i ragù di edoardiana memoria, la genovese, la parmigiana di melanzane, il ‘gattò’ di patate, la zuppa di soffritto, etc…) offrono alla trasversale clientela, leggende, proverbi, aneddoti e tanta voglia di famiglia. Le osterie diventano ideale convivio, dove dominano calore e sana umanità; il tratto che le unisce tutte è l’attaccamento al lavoro, la grande attenzione alla materia prima, l’ottimo rapporto prezzo – qualità (sono inserite solo trattorie che per un pasto completo non superano il limite dei venticinque euro) e la trascinante dedizione nel cucinare piatti che raccontano la storia culturale e gastronomica
della città, ormai scomparsi dalle nostre tavole quotidiane. La Guida narra,
(parlerei perciò, più di un racconto che di una guida) in cinquanta capitoli, le storie di altrettante antiche osterie, tutte scrigno prezioso di tradizioni, calore umano e ricette tramandate di generazione in generazione, il più delle volte, per via orale. Tra gli infiniti vicoli, dai fantasiosi nomi, camminando da quartiere a quartiere, affiora a tavola, con ironia e saggezza, l’altra faccia della città, troppe volte vittima di luoghi comuni negativi, capace invece di esprimere i valori dell’accoglienza e della solidarietà ad incomparabili livelli. I gestori delle osterie e delle trattorie sono i protagonisti dell’appassionata ricerca antropologica, culturale e gastronomica che ho voluto portare a conoscenza di tutti, con la storia di persone, vicoli, piazze, chiese e monumenti. È il cuore che parla e racconta con semplicità; una guida ‘narrata’ con ricordi, testimonianze e mie considerazioni personali che mi hanno riconciliata con quella Napoli che mostra sommessamente la propria parte viva e sana, quella che non s’arrende e non ascolta il grande Eduardo: “fuitevenne”… il viaggio non è finito, prevedo un seguito tra circa un anno. Tratto da Guida alle Trattorie di Napoli, Storie, luoghi e ricette della Tradizione Edizioni dell’Ippogrifo “ ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù , in questa frase di Baudelaire che citi nel tuo profilo, non solo si rispecchia il tuo amore e la passione di “ Donna del Vino “ ma si capisce che grazie alla tua sensibilità di Donna, tratti gli argomenti di enogastronomia, ponendoli sotto una luce artistica , ricerca dell’autenticità del cibo, quello che non conquista solo il gusto del lettore, ma tutti i suoi sensi. Saluto con affetto e gratitudine Giulia Cannada Bartoli, sperando di incontrarla quanto prima .
a cura di Anna Paciello