Dispersione scolastica: dati allarmanti in Campania
Pari a oltre il 20% del totale nazionale. I numeri allarmanti di Save the children Sono quasi 114.000 i ragazzi e le ragazze fra i 14 e i 17 anni in Italia che, spesso dopo ripetute bocciature, una frequenza discontinua, cambi di classe o scuola, arrivano all’estrema decisione di chiudere con gli studi e qualsiasi attività di formazione. Di essi, quasi 23.000 vivono in Campania, pari a oltre il 20% del totale nazionale. A Napoli sono 1.283 i minori – 623 maschi e 660 femmine – che hanno messo da parte prematuramente i libri e che non vanno più a scuola. Di questi ben 194, pari al 15,1%, sono bambini della scuola primaria; 770, pari al 60%, sono di scuola secondaria di primo grado, 319, pari al 24,9% di scuola secondaria di secondo grado.
Numeri allarmanti quelli del rapporto di Save the Children, che oggi a Roma ha presentato il risultato del progetto “W la Scuola”, realizzato a Napoli con il sostegno di Sisal: 4.500 studenti coinvolti, del IX e II Municipio dove i tassi di dispersione sono del 12,5% e dell’11,2%. Dati, spiega l’associazione, che indicano l’abbandono della scuola stia diventando un fenomeno sempre più precoce e che pongono la Campania e Napoli fra le regioni e le città italiane con in più elevati tassi di dispersione scolastica, dopo la Sicilia, la Sardegna e la Puglia.
“La dispersione e l’abbandono scolastico inoltre possono generare una spirale perversa. Nel nostro paese – aggiunge Save the Children – il basso titolo d’istruzione dei padri ricade sui figli in misura 3 volte maggiore di quanto accade in Germania, in Finlandia e nel Regno Unito. Nazioni in cui il figlio di un genitore istruito ha una probabilità di completare l’intero ciclo di studi 2 volte maggiore rispetto a chi ha un padre con la sola istruzione di base, mentre in Italia il vantaggio è 7,7 volte superiore. E’ quindi assolutamente necessario rompere questa spirale che non può che produrre un graduale e sempre più vasto impoverimento culturale, economico e sociale delle giovani generazioni e quindi della società nel suo complesso”, ha spiegato Raffaella Milano, direttore programmi Italia Europa Save the Children Italia.
Paolo Marino