Donne in sciopero il 25 novembre per protestare contro la violenza
L’occasione è quella del 25 novembre, giornata internazionale Onu contro la violenza di genere, ma nuova è la proclamazione di uno sciopero che, in forme simboliche di sospensione lavorativa abbreviata o con modalità di astensione più estese (che potranno essere stabilite individualmente dalle lavoratrici aderenti), vuole proporsi comel’iniziativa più drastica e incisiva adottata finora per denunciare il dramma della violenza contro le donne: “Lo sciopero interviene come nuova possibilità per dare maggiore visibilità alla giornata di mobilitazione internazionale contro la violenza sulle donne- spiega Patricia Tough, associazione Donne in nero- si tratta di una mobilitazione che non intende denunciare solo il femminicidio inteso come omicidio delle donne, ma anche tutte le forme di violenza e di discriminazione che le donne subiscono in quanto tali”.
L’associazione Donne in nero è solo una delle numerose rappresentanze, tra le altre l’associazione Armonie, la Casa delle donne, il coordinamento Donne Fiom, le Donne Cgil, l’Udi (unione delle donne) e il collettivo Frida del Liceo Minghetti, che, a Bologna, si sono riunite nel comitato promotore dello sciopero, in risposta all’appello lanciato in rete nel giugno di quest’anno da tre giornaliste (Barbara Romagnoli, Adriana Terzo e Tiziana Dal Pra) e sorretto da una mobilitazione virtuale che ha coinvolto centinaia di donne in una raccolta di firme.
Quella che sta emergendo, da quando i temi del femminicidio e della violenza di genere hanno guadagnato la ribalta delle cronache nazionali, è un’esigenza di riscatto radicale, la volontà di scardinare un sistema maschile, che autorizza iniquità e discriminazioni nei confronti delle donne non solo nella sfera privata, con soprusi e violenze, soprattutto tra le mura domestiche, ma anche nella dimensione pubblica, sui luoghi di lavoro, con forme di ricatto che minano l’autonomia e l’integrità della componente femminile.
“Il femminicidio è un fatto culturale- afferma ancora Tough- occorre superare la mentalità sessista radicata nella nostra società, ma ciò può avvenire solo attraverso un cambiamento culturale”. Le fa eco Milena Schiavina, responsabile dello sportello Donna Cgil: “Per noi si tratta di una scommessa culturale: anche se le rivendicazioni del femminismo si sono un po’ sfocate, la questione della violenza non è più sopportabile”. L’invito che il comitato promotore rivolge alle donne prevede l’organizzazione di fermate, scioperi e assemblee, ma si può scegliere anche di partecipare alla protesta indossando indumenti di colore rosso, simbolo della lotta, o esponendo drappi e striscioni dello stesso colore.
“La situazione è in continuo movimento- spiega Giuliana Righi del coordinamento donne Fiom- ma sono diverse le iniziative in programma nelle fabbriche; ci sono Rsu (rappresentanze sindacali unitarie, ndr), che si stanno mobilitando per veri e propri scioperi, altre, invece, che si limiteranno all’uso di drappi rossi e di spillette per segnalare la loro adesione simbolica alla protesta. In ogni caso, la copertura dei sindacati di base non mancherà e le lavoratrici che lo desiderano potranno scioperare”.
Uno sciopero che, nel settore pubblico, sarà declinato con modalità di adesione diverse poiché, come spiega Schiavina, “non era possibile indire un altro sciopero, dopo quello proclamato il 15 novembre”; largo, dunque, a partecipazioni simboliche che ciascuno potrà declinare in maniera diversa e personalizzata: “gli autisti e i macchinisti del trasporto pubblico segnaleranno la loro adesione alla protesta delle donne facendo risuonare per tre volte i clacson delle loro vetture alle ore 12 della giornata di mobilitazione”. La giornata di mobilitazione,
di redazione