Donne: valore, significato e forza al femminile
Benchè a lungo la storiografia scientifica abbia sottovalutato il ruolo della donna nelle
società tradizionali europee, è innegabile oggi che, prima di vedersi riconosciuti i diritti politici e
sociali nelle forme ufficiali, essa ha rappresentato da sempre una figura di riferimento, grazie anche
all’impronta cristiana della cultura europea.
La donna rappresenta l’idea di rigenerazione, di vita, di protezione e di maternità universale,
custode del focolare domestico e motore propulsivo della famiglia, nucleo fondamentale della
società.
Oggi, grazie a conquiste ottenute, le donne godono pienamente dell’uguaglianza giuridica
rispetto agli uomini.
Ciò non significa che il percorso sia concluso. Le sfide di oggi sono forse ancor più difficili
perché travalicano il piano strettamente giuridico e investono la società, la cultura, la mentalità. Si
tratta di coniugare le possibilità offerte dal mondo del lavoro e delle attività extra-domestiche con il
proprio ruolo di madre e di moglie.
Una emancipazione matura trova compimento nella sinergia tra la donna madre sostegno alla
crescita dei figli e punto di riferimento nel cammino della vita e della famiglia e la donna
lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica.
Oggi, più che nel passato, le donne sono chiamate ad affrontare nuove sfide. La presenza sociale
delle donne è indispensabile per contribuire a far esplodere le contraddizioni di una società
organizzata quasi esclusivamente su criteri di produttività.
Avviandomi alle conclusioni, anche se in modo molto sintetico, non posso non accennare ad una
nuova sfida alla quale le donne sono chiamate in relazione al mutarsi della struttura della nostra
società a causa del fenomeno crescente dell’immigrazione.
A partire dagli anni ottanta, l’Italia si è trasformata da zona di emigrazione a paese di frontiera. La
nostra penisola è divenuta una Terra di destinazione ovvero un luogo di passaggio obbligato per
raggiungere altri Paesi, europei o extraeuropei.
In questi anni l’Italia, infatti, ha visto aumentare progressivamente gli ingressi legali e illegali di
immigrati sul proprio territorio nazionale.
Il fenomeno dell’immigrazione, inevitabilmente ci ha portato a confrontarci con differenti modi di
pensare e stili di vita completamente alieni alle nostre radici culturali e religiose. Dobbiamo
necessariamente fare i conti anche con l’islam che, favorito dal diffuso atteggiamento multiculturale
e buonista, si sta radicando anche nel nostro Paese.
L’Islam umilia e offende la donna, la considera sottomessa all’uomo dal quale può essere
ripudiata (e non viceversa), la obbliga a celare il viso e il corpo, le impone l’infibulazione e
frequenti gravidanze volute unicamente dal marito.
Ma la differenza sostanziale, più che nelle caratterizzazioni esteriori, sta nella concezione
stessa che la donna ha di sé. Come l’Islam in quanto sistema rifiuta la mediazione, l’integrazione, la
modernità, così la donna islamica, sottomessa, velata, rinchiusa, privata di potestà genitoriale e di
qualsiasi autonomia, giustifica ed addirittura difende questo stato. Non può esserci alcuna
evoluzione se le principali protagoniste, non vogliono modificare la propria condizione.
A tutto ciò occorre rispondere con la forza generata dalla nostra identità e dai valori di eguaglianza
che nascono da tutta la nostra tradizione storica, con la consapevolezza che dignità e diritti sono
elementi su cui non è possibile scendere a patti. E sarebbe ancora più vergognoso farlo, come tanta
sinistra suggerisce, sotto la maschera buonista del rispetto di quelle che vengono ipocritamente
definite “tradizioni”, senza avere il coraggio di ammettere che si tratta invece di pratiche barbare e
violente come l’infibulazione.
di Redazione