Elia Riccardi, quando la passione diventa artworks

ricCI TROVIAMO nel piccolo studio design “ERREITALIA” ,in mezzo ad un turbine di colori tra matite ,penne giornali,e pareti tappezzate di centinaia di disegni di scarpe da donna .il tutto pervaso da una atmosfera di sacro ed inviolabile disordine , ci incontriamo con ELIA RICCARDI
Ciao ELIA – buongiorno a voi di donnafashionnews
allora , parlaci di te, del tuo lavoro.. come si svolge?
diciamo che svolgo la mia attività in modo insolito, : premesso che la progettazione delle scarpe richiede l’apporto di più fasi creative, quindi di più figure professionali ,chiamate ad interfacciarsi con il creatore dell ‘idea originale, in pratica lo stilista mette su carta l’idea della scarpa finita , uno sghizzo,che richiederà poi la creazione delle strutture “plastiche” che s2dovranno poi essere assemblate per creare il prototipo: (il tipo di forma ) il tipo di tacco, il tipo di pellame da usare e alla fine lo viluppo “sartoriale dei modelli disegnati… il problema sorge, pero, quando nelle aziende arrivano disegni che mostrano chiaramente una mancanza di cognizioni tecnico-produttive della scarpa, lasciando i problemi a chi dovrà poi tradurre in realtà quelle idee.
per questo la mia azione abbraccia tutto il percorso cioè dal disegno immaginato fino alla scarpa finita,per assicurarmi la sostenibilità anche a livello produttivo dei miei prodotti-e nello stesso tempo per essere sicuro di avere un prodotto finale quanto più possibile fedele al disegno.
DA QUANTO TEMPO FAI QUESTO MESTIERE?
s3mio padre faceva il rappresentante di scarpe, e disegnava lui stesso le sue collezioni, ricordo che da piccolo sono vissuto tra i disegni,e le forme di legno, che oggi nella media industria non si usa più perchè è stato rimpiazzato dalla plastica,e sono sempre andato con lui nelle fabbriche quando andava a seguire la realizzazione dei prototipi, nei periodi di campionario, e ho visto da piccolo e da vicino dove nascono i problemi tecnici: ad es. le colle, gli spessori,e tantissimi dettagli che possono nascere in fase di prototipazione,. poi andavo però anche assieme a lui a girare per vendere nei migliori negozi in tutta l’italia, godendomi lo stupore e l’approvazione dei compratori quando aprivo il campionario di circa 200 scarpe.
ALLORA VIENI COME SI DICE: DALLA GAVETTA

in effetti si , infatti non c’erano scuole di formazione professionale di modellisti,ma in compenso a Napoli c’erano migliaia di microaziende artigianali ,dove il “ciclo produttivi dal taglio alla finitura delle “migliori scarpe del mondo”si svolgeva tutto in massimo 50 metri quadri,erano botteghe artigianali, dove , quando entrava un ragazzo apprendista, s1vivendo il lavoro assieme agli altri, comunicando, ascoltando discorsi tecnici, vedendo da vicino la giornata produttiva, si creava una conoscenza interdisciplinaria, in pochi anni senza accorgersene usciva un maestro d’arte.
E QUALI STUDI HAI FATTO? appunto come ti dicevo, ho frequentato la BOTTEGA cioè papà mi mise in una delle botteghe artigiane a lavorare il pomeriggio
frequentavo allora l’istituto d’arte e così invece di tornare a casa tornavo direttamente dalla scuola alla fabbrica e posso dire che è stata la migliore scuola.
ULTIMA DOMANDA E POI TI SALUTIAMO: COSA PREVEDI PER LA PROSSIMA STAGIONE?
ho sempre creduto che la migliore proposta sia una mediazione tra : proposte nuove ed una intelligente riproposta di quello che è piaciuto la stagione precedente,
credo che oggi più che mai dobbiamo essere bravi a creare prodotti che siano moderni innovativi, ma che allo stesso tempo che diano l’immagine dello stile che dura ,e si rinnova che è proprio del gusto italiano.. quindi linee leggere, colori più abbinabili e pratici, materiali durevoli..
GRAZIE ELIA ALLA PROSSIMA – GRAZIE A VOI E A DONNAFASHION.

Alcuni riferimenti per chi volesse saperne di più
http://www.wix.com/riccardishoes/riccardi-shoes#!vstc1=contact-/vstc0=contact