Fabio Vasco, talento del nostro cinema: “Recitare è la mia vita. Che emozione sul set con Nino Frassica”
Reduce dalla fiction Rai “La tempesta” al fianco di Nino Frassica e dalla tourneè teatrale che lo ha visto tra i
protagonisti nello spettacolo rivelazione di Luciano Melchionna “Dignità Autonome di prostituzione”, e da poco premiato da Claudia Gerini come miglior attore per la toccante interpretazione di un ragazzo con disagio mentale nel cortometraggio di Ahmed Hafiene “Poveri Diavoli”, la carriera del giovane attore Fabio Vasco è in continua ascesa, raccogliendo i favori del pubblico e della critica. Senza contare, inoltre, i successi all’estero dove ha girato un film per la regia di Mahmoud Ben Mahmoud , in particolar modo in Tunisia dove è stato protagonista di una nota pubblicità di telefonia mobile. Fisico atletico, fascino mediterraneo, quasi latino, merito anche delle sue origini pugliesi (è nato in provincia di Bari), nonostante le lunghe giornate sul set per il suo ultimo lavoro cinematografico è ben felice di dedicarci un po’ del suo tempo e ci viene incontro col sorriso. Ha appena finito di girare, ma nonostante ciò Fabio si concede gentilmente alle nostre domande in un raffinato caffè del centro di Roma.
Ciao Fabio, grazie per aver tenuto fede al nostro appuntamento nonostante gli impegni lavorativi. Chi ti ha visto in Tv, al cinema, ma soprattutto dal vivo a teatro ha potuto rendersi conto di quanta passione metti nel tuo lavoro. Ma perchè recitare? Cosa ti spinge a farlo?
Ti dico la verità, è nato tutto come un gioco. Quando ero piccolo mi sentivo parecchio insicuro ed avevo letto che in casi simili al mio recitare poteva essere di grande utilità. Un modo un po’ stravagante per risolvere questo problema. Pensai che poteva essere una specie di medicina per la timidezza. Ed in effetti così è stato: mi sono sentito da subito più sicuro di me, delle mie possibilità e finalmente ero meno impacciato. Poi ho continuato a fare teatro perchè recitare mi piaceva sempre di più, ma nel frattempo mi ero iscritto a Giurisprudenza. Non che mi dispiacesse fare l’università, ma era diventato quasi proibitivo fare entrambe le cose seriamente e ben presto ho deciso di lasciarla per vivere intensamente questo mestiere. Studiare arte drammatica comporta, in realtà, moltissime ore di studio. Soprattutto quando vuoi che la recitazione diventi il tuo mestiere. Recitare per me è sempre stato “liberazione” pura…una sensazione inspiegabile. Le emozioni che si possono provare nel fare l’attore, nell’arte in generale, sono pura estasi, sublimazione della vita in qualcosa di magico. Inoltre ho la possibilità di esprimere completamente me stesso e questo è il più grande privilegio di questo lavoro. Ma non solo. Si ha anche la possibilità di sperimentare molto, di mettersi alla prova. Avvicinarsi al personaggio da interpretare a tal punto da essere qualcun altro. Sono d’accordo con l’attore Joaquin Phoenix quando dice che “recitare è uno sport estremo”.
Qual è il ruolo che ti è piaciuto maggiormente interpretare? E quale ti piacerebbe fare in futuro che non hai ancora fatto?
Ho trovato particolarmente stimolante ed interessante poter interpretare un ragazzo con ritardo mentale. Per questa interpretazione ho ricevuto il premio come miglior attore al Festival Internazionale del Cinema Patologico e ringrazio di vero cuore la giuria e Claudia Gerini che me l’ha consegnato personalmente. Un’emozione unica, davvero stentavo a crederci. Quel ruolo mi comportò un notevole impegno ed impiegai tanto tempo a preparare il personaggio, ma oggi sono contento del risultato. Mentre in futuro mi piacerebbe interpretare l’Amleto a Teatro, dato che non l’ho ancora fatto. E’ sempre un grande classico che non tramonta mai. Mentre al cinema forse mi piacerebbe fare qualcosa di diverso… magari un alieno proveniente da Marte o da qualche altro pianeta. Qualcosa di insolito, ma mi piacerebbe che fosse un supereroe con il compito di portare la pace sulla Terra.
Sei un bel ragazzo e sicuramente avrai conosciute tante donne. Qual è il tuo rapporto con loro? Come ti comporti di solito? E poi volevo sapere se credi nel vero amore…
Posso dirti subito che credo nel vero amore. Credo che ci sia una persona che ti completi. Amare e poter essere amati penso sia il desiderio di tutti, soprattutto per un attore. L’amore del proprio pubblico, sentirsi apprezzati, è fondamentale. Il mio rapporto con le donne… non saprei (sorride un po’ in imbarazzo)… Mi piace corteggiare le donne. Quando una ragazza mi interessa ho sempre un pensiero per lei, mi piace sorprenderla. Amo molto dialogare con le donne perchè credo che abbiano una marcia in più. Sono sicuramente delle ottime interlocutrici, ma mi piace anche molto ascoltarle.
Ti abbiamo visto recentemente nella fiction Rai “La tempesta”. Com’è stato recitare con Nino Frassica?
Recitare con Nino Frassica è stata un’emozione unica. Nino è un pilastro del nostro cinema e, inoltre, un
personaggio storico della Tv italiana. Ha fatto la storia e per me è stato un grande onore poter interpretare suo figlio nell’ultima fiction. E’ stato impegnativo poi approcciarmi al siciliano, acquisire dei caratteri comunque abbastanza diversi dai miei. Soprattutto per l’idioma siciliano che è molto difficile. Un lavoro complesso, ma è stata per certi versi un’esperienza simile ad un film straniero che girai per la regia di Mahmoud ben Mahmoud. Quando ho dovuto immedesimarmi, nel mio piccolo, anche in altre culture, con altri modi di vivere, di parlare, è sempre stato un lavoro molto duro, ma stimolante e che mi ha arricchito tantissimo a livello umano, oltre che professionale.
Certo, senza dubbio è sempre una grande responsabilità impersonificare fedelmente altre culture ed altri popoli. Che sensazione ti dà invece il teatro? Cosa c’è di diverso quando fai cinema o televisione? Cosa cambia secondo te davanti alla telecamera?
Il teatro è il mio primo amore. Recitare a teatro con il pubblico che è li che ti guarda… l’energia che mi dà il
pubblico è indescrivibile ed il palcoscenico stesso, il suo odore, il contatto con esso mi emoziona e mi carica
immensamente. E poi c’è l’applauso finale del pubblico che è gratificante ed è un pò il termometro istantaneo del gradimento degli spettatori. Il cinema, invece, è un linguaggio un pò diverso. E’ un modo abbastanza diverso di lavorare: ci sono tante pause e si ripetono tante volte le stesse battute per avere molte scene da scegliere in un secondo momento o per le differenti inquadrature che poi andranno montate. In un certo senso è un pò meno magico per chi lo fa, ma è un mezzo straordinario perchè ti permette di arrivare ad un numero molto più vasto di persone. E poi la tua emozione può arrivare in maniera molto diretta, quasi straripante, con una serie di primi piani che catturano degli sguardi che altrimenti a teatro il pubblico non potrebbe vedere. Nel cinema c’è molta verità.
Hai mai pensato di partecipare ad un Reality Show? Cosa ne pensi di questi programmi?
Più che tentato, sono stato spinto a partecipare ai reality. Soprattutto da amici e parenti che vedono comunque una possibile vetrina, un modo per farsi conoscere. Io chiaramente li ho visti ogni tanto, perchè passano spesso in tv ed in prima serata, ma sinceramente non mi ci vedo in un reality. A me piace trasformarmi nel mio lavoro, giocare ad essere qualcun’altro e presentarmi in prima persona davanti alla telecamera non credo che mi piacerebbe. Non vedo arte in questo. Fanno parte della nostra società, per certi versi del nostro costume, e lo accetto. Ma non mi fanno impazzire.
In futuro ti piacerebbe fare il regista? O il presentatore? Vedi gli esempi di Luca Argentero o Solfrizzi.
Forse un giorno mi piacerebbe fare il regista, ma è un mestiere difficilissimo. Bisogna studiare e prepararsi
tanto. Io – dice con un sorriso – mi accontenterei di poter far bene il mestiere dell’attore che già mi sembra tantissimo. Mentre, a dir la verità, quando ero piccolo sognavo di fare il presentatore. Mi mettevo davanti allo specchio, facendo finta di aver un microfono e, in un certo senso, mi allenavo a presentare. Un po’ come se fossi un giornalista. Ma era solo un gioco di quando ero molto piccolo, poi crescendo ho conosciuto il mondo della recitazione ed ho deciso di fare l’attore. Magari in futuro può essere un’esperienza da provare, ma oggi sono troppo innamorato del mio lavoro e voglio vivere solo di questo.
Verso quale futuro va il cinema italiano? Cosa si potrebbe migliorare secondo te che lo vivi molto da vicino?
Io ho grande fiducia nel cinema italiano. Credo che abbiamo la capacità di fare film di qualità, abbiamo una storia alle spalle che parla per noi ed il nostro cinema si è sempre distinto nel mondo. Siamo un paese d’arte ed abbiamo la fortuna di respirarla tutti i giorni. Il talento di registi, attori, sceneggiatori in questo paese è enorme e possiamo senza dubbio riprenderci e diventare nuovamente un punto di riferimento. Abbiamo la forza, la vitalità per raccontare la verità, e poi la nostra storia dice che abbiamo sempre fatto dell’ottimo cinema.
Attore e film preferito? Chi è per te una fonte d’ispirazione?
Gian Maria Volontè. Per me è il cinema, in assoluto. La sua presenza scenica era incredibile, la sua figura
magnetica. E’ stato un attore formidabile, forse il più grande, per la sua capacità di trasformarsi e dar vita a personaggi unici nel loro genere. In questo è stato un esempio unico di autore-attore, un grande maestro da cui si può imparare tanto. E il film che preferisco è “Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto” nel quale Volontè è, appunto, il protagonista.
Per concludere, un motto o un rito prima di girare? Hai un portafortuna?
Sono molto scaramantico, lo devo ammettere. Se va bene uno spettacolo rifaccio esattamente le stesse cose, proprio come in un rito. Mangio le stesse cose, faccio riscaldamento allo stesso modo, oserei dire che cerco di muovermi anche allo stesso modo. Applico in tutto e per tutto la stessa routine del giorno prima o della volta precedente. E poi, prima e durante le riprese faccio una vita molto disciplinata: mangio bene, dormo bene, anche perche l’attore è prima di tutto un atleta. Io intendo la preparazione ad uno spettacolo o ad un film proprio come un ritiro… il mio portafortuna, se vogliamo, è andare in ritiro proprio come farebbe un calciatore prima di una partita importante. Mi aiuta molto a mantenermi concentrato sul lavoro da fare ed a portare a termine l’obiettivo di mettere in scena la migliore interpretazione possibile. Poi, solo dopo, mi concedo un pò svago e finalmente si può fare festa con gli amici.
Come è giusto che sia dopo tanto lavoro. Grazie mille Fabio per quest’intervista. Tutta la Redazione di Donna Fashion News ti ringrazia per il tempo che ci hai dedicato.
Grazie a voi per quest’invito. Un saluto alla redazione ed un grande abbraccio a tutte le lettrici.
Ti auguriamo tanti nuovi successi ed altre soddisfazioni. D’altronde con questa passione e questa grinta non potrebbe essere diversamente. I traguardi che hai raggiunto ed i premi che ti hanno conferito fino ad ora sono la naturale conseguenza dell’amore che metti nel tuo lavoro. Ora attendiamo con ansia di vederti nel tuo prossimo lavoro che, lo sveliamo in anteprima alle nostre lettrici, ti vedrà protagonista di una pellicola in costume, facendo quindi un piccolo tuffo nel passato. Per il resto rimandiamo le nostre lettrici alla tua prossima intervista.
Alla prossima gentili amiche di Donna Fashion News. Buona settimana!
A cura di Andrea Calvello