Facebook : censure da nazione a nazione!
In Italia due giovani su tre prediligono, una volta avviato il pc, qualsiasi attività inerente a facebook e a quanto sembra tale interesse è manifestato anche dai più adulti, che non negano, spesso, di connettersi al social almeno due volte al giorno. Se dovesse venirci in mente di dare una definizione a questo genere di attività, di sicuro citeremmo il verbo socializzare costantemente, in quanto questo sembra essere lo scopo che, però, mette a duro rischio l’incolumità dei propri beni emotivi (pensieri in bacheca, foto personali e quant’altro) introducendo in un circuito vasto di amici o pseudo tali, notizie a non finire sulle proprie consuetudini, le proprie idee e così via. Tra link, post e messaggi privati in Italia, almeno, se ne sentono di tutti colori (fermo restando che non si tratti di espliciti atti di violenza che, ove mai ci fossero, sarebbero segnalati). In alcune nazioni vi sono regole di fatto più rigide. Facciamo qualche esempio : vengono sottoposti ad una sorta di commissione giudicatrice immagini che neghino l’Olocausto in Germania; oppure, per la Turchia, gli attacchi ad Ataturk, bandiere turche bruciate, mappe del Kurdistan. In Turchia, dunque, “simpatizzare” per il movimento curdo, costituisce reato così come non è affatto consentito ( e non solo in Turchia) pubblicare video o in genere contenuti aventi come oggetto droga tranne che per la marijuana. Possono essere viste, pubblicate e diffuse immagini relative a ferite escludendo scene nelle quali vi siano veri e propri atti di violenza. Poi, i video nei quali è perpetuata violenza sugli animali, possono essere diffusi a patto che rappresentino una protesta alla violenza stessa. Il sesso o atti puramente intimi non possono essere smerciati , né tantomeno abiti attillati o madri che allattano al seno (perchè circolano anche cose del genere!) Le pomeniche riferite alla libertà di espressione, smorzata in alcuni paesi, sono abbastanza , ma l’importante sarebbe concentrarsi ancora una volta sull’immenso potere dei social network che nel bene o nel male ci assoggettano, perché anche per potere accedere alle informazioni meno articolate della propria facoltà universitaria è necessario iscriversi ad un gruppo facebook che ci garantisca una maggiore fruizione.. e dunque a che serve, si potrebbe pensare, parlarne? Beh , tanto per cominciare diciamo che il contatto assiduo con un mondo virtuale nel quale i protagonisti sono esseri umani esistenti può costituire una dipendenza morbosa, di cui è necessrio liberarsi per poter preservare quel che resta delle proprie facoltà, ma per noi giovani ciò rappresenta un passo davvero difficile!
Francesca Morgante