Fiat di Pomigliano, c’è l’intesa con i lavoratori ma peserà il 36% dei “no”.
È un “sì” tutt’altro che schiacciante a prevalere nel referendum che si è svolto mercoledì allo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. Il voto, ricordiamo, è servito ai lavoratori per esprimere il proprio consenso o meno all’intesa siglata lo scorso 15 giugno tra la Fiat e tutte le sigle sindacali, eccetto la Fiom.
I sindacati in questione si dicono comunque soddisfatti del 63% dei consensi circa conquistato, ma nella fabbrica campana della Fiat sono tutti consapevoli che a pesare nel prossimo futuro sarà anche il pesante 36% raggiunto dal fronte dei “no”. Ora è tutto nelle mani della Fiat e qualcuno, come la Fiom, teme che questo risultato possa non soddisfare i vertici del Lingotto e che l’azienda possa giocare sulla percentuale di consensi alquanto negativa registrata nella consultazione, per tirarsi indietro e negare gli investimenti, ossia 700 milioni di euro per il progetto nuova “Panda” da affidare a Pomigliano.
Poco dopo i primi scrutini, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi aveva esortato la Fiat a considerare che comunque “vi sono tutte le condizioni per realizzare il promesso investimento in un contesto di pace sociale”. C’è poi l’altro fronte dei sindacati con la Fim e la Uilm in primo luogo, che se da un lato si dicono soddisfatte del successo ottenuto, dall’altro chiedono alla Fiat di ratificare presto l’accordo e, quindi, di mantenere saldo l’accordo preso, senza dar troppo peso ai, seppur numerosi, “no”.
Quelli che seguono, saranno, quindi, giorni più che mai decisivi per lo storico stabilimento di Pomigliano. La Fiom, il sindacato più critico all’accordo, anche stanotte ha ribadito il suo no all’intesa, ma secondo quanto sottolineato dal segretario della federazione napoletana, Massimo Brancato, “se la Fiat riapre la trattativa e si predispone ad una mediazione che rispetti la Costituzione, le leggi dello Stato e il contratto, ci sediamo a un tavolo e siamo disponibili a fare un negoziato”. E se il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, subito dopo l’esito del voto sottolinea che in questo referendum ha vinto “il lavoro e il buon senso”, il segretario della Uil Campania, Giovanni Sgambati evidenzia soprattutto la percentuale molto elevata di partecipazione al voto.
Ricordiamo in breve che con l’accordo riguardo allo stabilimento Fiat di Pomigliano D’Arco ci sono in ballo 700.000.000 di investimento per il trasferimento della nuova Panda dagli stabilimenti in Polonia e per l’assunzione di 5.000 operai.
I problemi maggiori riguardano i sacrifici che gli operai dovrebbero affrontare: 3 turni al giorno per 6 giorni, quindi 18 turni con il sabato notte, pausa da 30 minuti a fine turno, gli straordinari saranno già definiti e dovranno essere 120 ore l’anno, di cui da 4 a 15 sabato.
Come si può ben capire sono condizioni ai limiti del sopportabile e non sarà sicuramente il massimo lavorare così. Bisognerà anche valutare la questione di uno dei punti più controversi della proposta Fiat che riguarda le clausole che regolamentano le sanzioni e i provvedimenti disciplinari per le rappresentanze sindacali o i singoli lavoratori che violino l’accordo, sopprimendo quindi quasi completamente il diritto di sciopero.
Anche se il referendum si è concluso con la vittoria del “sì”, l’esito della trattativa sembra ancora non vedere la sua conclusione all’orizzonte, sia per l’altissima percentuale di voti contro, sia per lo zoccolo duro applicato dalla Fiom, che sembra, in maniera piuttosto giustificata, non volersi piegare ad un accordo che in un colpo solo farebbe perdere ai lavoratori i numerosi diritti conquistati con fatica nel corso degli anni passati.
A cura di Mario Sabljakovic