GIUSTIZIA, ARRIVANO RIFORMA E POLEMICHE

rifDue le notizie che ci vengono dalla politica. Una buona e l’altra, teoricamente, pure. Mi riferisco alla decisione del premier di presenziare a Milano ai processi che si terranno contro di lui, anche per il caso Ruby. Ogni lunedì si presenterà in tribunale per difendersi dalle accuse per i processi Mediaset, Mediatrade, Mills e, ovviamente, Ruby dove deve rispondere di reati quali la concussione e la prostituzione minorile. Sarà disponibile a sostenere anche due udienze nello stesso giorno. Dopo tante polemiche e prese di posizione, che certo non hanno contribuito a rafforzare la credibilità delle Istituzioni nei confronti dei cittadini, la scelta del Cavaliere è quella giusta. Se, come sostiene, è innocente per i reati gravi di cui viene accusato, nessun posto migliore del tribunale per difendersi. Certo, sarebbe stato meglio che la decisione alla Giulio Andreotti fosse assunta prima, ma non è mai troppo tardi. Ripensamento opportunistico per via dei sondaggi elettorali che probabilmente s’impenneranno verso l’alto per la decisione? L’importante è che la scelta sia stata fatta.

L’altra notizia concettualmente buona è il varo da parte del Consiglio dei Ministri della riforma della giustizia. Sono anni che se ne parla, che si polemizza, ma niente di determinante, fino ad ora, è stato partorito. La macchina della giustizia nel nostro Paese è logora e fonte di profonda ingiustizia. Processi che arrivano a compimento dopo anni dal loro varo, spesso con assoluzione degli imputati. Altri procedimenti che non giungono a sentenze per una sorta di ”amnistia surrettizia”, come la definisce da anni il Partito Radicale. La prescrizione mette fine ai processi con un colpo di spugna premiando i colpevoli e punendo terribilmente chi da loro ha subito danni. Si pensi, ad esempio, ai ”miracolati” per bancarotta fraudolenta, che hanno fatto soffrire tanta gente, rubando e prevaricando, che al massimo si sono fatti pochi giorni di carcere ed una volta prescritto il reato, come se niente fosse, sono tornati a fare business assolutamente non pentiti. C’è poi il sospetto, infamante per la magistratura, che in alcuni processi la lentezza sia voluta per premiare questo o quell’altro imputato. Episodi di malversazione, certo, ce ne sono come in tutte le professioni, ma nella confusione totale in cui vive la Giustizia nel nostro Paese è difficile individuare queste situazioni di malaffare da altre fisiologiche di inefficienza strutturale. Non è un caso che in merito alle fughe di notizie ed alle intercettazioni telefoniche, che arrivano misteriosamente sui tavoli delle redazioni dei giornali, i colpevoli non vengono mai individuati e puniti. Ed è, comunque, un errore intervenire a valle, prendendosela con i giornalisti che pubblicano le notizie.

La riforma che il Consiglio dei ministri ha approvato prevede, tra l’altro, la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, lo sdoppiamento del Csm, la responsabilità civile dei giudici. La domanda da porsi è se il momento storico sia il più adatto ed opportuno a far partire una riforma sostanziale del nostro vivere civile. Modifiche costituzionalmente rilevanti, specialmente quando si parla di ”gestione delle regole” per la convivenza civile, non possono essere fatte a colpi di maggioranza. Tra l’altro, proprio perché la riforma è costituzionale, c’è bisogno di una doppia approvazione, con la maggioranza assoluta nella seconda. Se poi non vengono raggiunti i due terzi, la legge può essere sottoposta ad un referendum confermativo. Ipotizzare forzature e fughe in avanti è un errore che porta non alla discussione obiettiva delle norme, ma a schieramenti spuri e preconcetti, come purtroppo già si sono delineati. Insomma, il rischio è che non si valuti la sostanza delle regole, ma chi le ha proposte. Quindi, da una parte bocciatura a priori e dall’altra ok incondizionato. La magistratura, tenuto conto dei processi che si stanno svolgendo a Milano a carico del Cavaliere, può considerare alcune ipotesi che modificano il suo status, tipo la responsabilità civile, come atti di vendetta del Governo. Eppoi la discussione a Milano dei processi contro Silvio Berlusconi e a Roma, in Parlamento, il contestuale dibattito sulla riforma della Giustizia, sono due momenti, al di là di tutto, legati da un ”fil rouge” inopportuno e fuorviante. Sarebbe molto meglio, proprio per la delicatezza della situazione e per arrivare a risultati il più possibile condivisi, che le ipotesi di riorganizzazione della giustizia fossero discusse in una commissione bicamerale.

La vecchia battuta di Giolitti, ”la legge si applica per i nemici e s’interpreta per gli amici”, data la situazione attuale, verrà sostituita da chi per preconcetto non si ritrova nella riforma con: ”Le leggi si fanno per gli amici e contro i nemici”. La differenza non è di poco conto. Con un pizzico di resipiscenza e di sana politica, da parte di tutti gli schieramenti in campo, si possono ancora evitare tante situazioni spiacevoli e tanta delegittimazione della classe dirigente. Speriamo che il miracolo laico avvenga.

Elia Fiorillo