GOVERNO, L’OTTIMISMO SENZA RAGIONE CHE UCCIDE IL PAESE

imagesCon tutta la buona volontà di comprensione certe scelte del governo Berlusconi non si capiscono in fatto di misure anti crisi. Ma come si fa ad inserire nella famosa lettera a Bruxelles due questioni di una delicatezza inaudita, licenziamenti e pensionamenti, senza un minimo di confronto con le parti sociali. Senza capire che non si possono ipotizzare modifiche che tocchino i destini di lavoratori e pensionati, tout court, senza una riforma complessiva del sistema. Senza programmi credibili di razionalizzazione e sviluppo che rilanciano l’Italia. E, per quanto riguarda i licenziamenti, perfino Confindustria non aveva avanzato una tal richiesta. Sembra proprio che sotto tiro ci siano i “soliti noti”; certo i più deboli del sistema, di cui si sa tutto e proprio per questo si abusa.

Il governo si è guardato bene dal parlare di patrimoniale, non sulla prima casa ovviamente, né di emanare un qualsiasi provvedimento che riduca veramente i costi della politica. Si parla molto di diminuzione dei seggi in Parlamento e nelle altre assise territoriali. I tempi non sono brevi per provvedimenti del genere. Eppoi, sono utili? Operazioni di questa specie non possono far correre il rischio di compressione della democrazia, già di per se limitata da leggi tipo “porcellum”? Non sarebbe più logico fare “tagli lineari” ai benefit, alle prebende, alle mille bersinecure, visibili e non visibili, che la “razza padrona” si porta a casa? Sul piano tecnico credo che l’operazione sia possibile farla in un battibaleno. E se la maggioranza non ci sta, non sente ragioni, allora provveda l’opposizione. Non con il solito progetto di legge che senza l’accordo con la maggioranza è quasi impossibile che passi. Ma con un disegno operativo “sui generis”. Ogni parlamentare dell’opposizione – ma anche della maggioranza, se lo ritiene – provveda ad operare tagli individuali sulle proprie entrate “da casta”. I fondi raccolti potrebbero essere devoluti, per esempio, ad un fondo per l’occupazione giovanile. Sarebbe un buon segnale, diciamo così, perequativo per i comuni cittadini. Utopia? Forse, ma non si sa mai.

Siamo all’esasperazione degli animi senza costrutto. Così, andando avanti a slogan, si corre il rischio – meglio la certezza – di un doppio danno. Da una parte la speculazione incalza di fronte a misure unilaterali non concordate con chicchessia, nemmeno con il ministro Tremonti, diventato ormai il bastian contrario del governo, se è vero che la nota è stata materialmente concepita dal ministro Brunetta, che proprio non si può considerare un amico dell’inquilino di via XX Settembre. Dall’altra, c’è il profondo scoramento dei cittadini che non sanno a che santo votarsi. Che di fronte ad obiettivi veri e seri sono disponibili anche a sacrifici che costino “lacrime e sangue” – vedi entrata nella zona euro -, ma d’avanti all’”ottimismo senza ragione”, e ai personalismi tutti centrati su guerre di potere con fini elettoralistici, lo sconforto diventa totale. Certo, i toni stanno salendo pericolosamente ed il rischio di azioni violente è dietro l’angolo. Ci vuole uno stop immediato, una resipiscenza collettiva per evitare il disastro che è dietro l’angolo.

Quello che non ha fatto il governo, ha provato a farlo l’inquilino del Quirinale, che difronte alla speculazione galoppante prova a serrare le fila ed a chiedere “responsabilità” alla maggioranza, alle opposizioni ed alle parti sociali. Un giro di consultazioni mai visto prima che certifica l’emergenza in cui siamo.

Che fare? Lo abbiamo scritto in periodo non sospetto. Berlusconi faccia un passo indietro e proponga un suo uomo fidato al suo posto: ne avrebbe solo benefici. Ma il Cavaliere non lo farà. Il giocatore che c’è in lui non gli e lo consente. O tutto, o niente. Così facendo perderà tutto. Anche Bossi, che in fatto di realpolitik è maestro, sta valutando il modo migliore in cui salvarsi. Probabilmente, per uscire dall’attuale situazione, bisogna augurarsi in defezioni dall’attuale maggioranza, in modo da consentire a Napolitano di aprire questa volta le consultazioni per la costituzione di un nuovo governo che ci salvi dai sorrisini interessati e di dubbio gusto di Sarkozy e di Angela Merkel. Ci auguriamo solo che i trafughi lo facciano per il bene comune e non per le promesse di un futuro posto al sole.

A cura di di Elia Fiorillo