HO CERCATO IL TUO NOME
Logan Thibault è un sergente dei Marines alla sua terza missione in Iraq. Sopravvissuto a una granata per raccogliere la fotografia di una donna nella sabbia, è deciso a trovarla e a saldare l’ideale debito di riconoscenza. Rientrato negli States avvia la ricerca e raggiunge a piedi lo stato in cui la donna vive e gestisce un allevamento di cani. Beth, questo è il suo nome, ha una nonna saggia, un fratello morto in guerra, un bambino sensibile e un ex marito sceriffo e prepotente. Colpito dalla grazia di Beth, Logan decide di restare e tacere la ragione della sua presenza. Assunto dalla nonna di Beth, il ragazzo fa presto breccia nel suo cuore, innamorandola. Ma lo sceriffo non ci sta e prova con ogni mezzo a ostacolare il loro sentimento. Tra baci e lacrime, barche e cuori ¿riparati’, Beth e Logan troveranno pace e futuro.
Che il rosa continui a vendere bene è evidente, al cinema come in letteratura. E il re indiscusso del genere, con traduzioni in quaranta lingue e milioni di fan in attesa del prossimo libro, è Nicholas Sparks. Miliardario e borioso, lo scrittore americano scrive ambiziosi romanzi Harmony dove un soldatino di piombo incontra sempre una fanciulla di profondità, si amano e si promettono eterno amore mentre intorno a loro crolla il mondo, crollano le Torri Gemelle e scoppia un’altra guerra, in Iraq o in Afghanistan poco importa.
A contare non è certo il conflitto bellico ma quello emotivo che affligge il protagonista e quello sentimentale che affligge la coppia. La guerra è solo un pretesto e un set polveroso per avviare il racconto e indurre, in modo solo apparente s’intende, i traumi che innamoreranno la bionda di turno. Trasposizione del romanzo di Sparks è pure Ho cercato il tuo nome, dramma inconsistente che fa il paio con Dear John di Lasse Hallström, ispirato, neanche a dirlo, alle pagine del medesimo autore. Come un uragano l’amore investe i protagonisti inesorabilmente fatti l’uno per l’altra, travolti da amor di Patria e del prossimo e implacabilmente perseguitati da un cattivo che trova quasi sempre la morte, la redenzione o la redenzione con la morte, coronando l’immancabile happy end.
Il fortunato protagonista del titolo originale è questa volta Zac Efron, che per ottusa intensità fa rimpiangere l’intenso strabismo del ¿caro John’ di Channing Tatum, il cui prolungato servizio militare costringeva a scrivere lettere d’amore dal fronte. Nonostante l’esibita prestanza muscolare, il prodigio di High School Musical sembra più un ¿comico’ che un reduce di guerra, un fidanzatino che un amante, perfettamente a disagio sul campo e nel letto di battaglia. Per diventare ufficialmente gentiluomo rade i capelli, allunga la barba e smette elementi di riconoscimento musicale, giocando alla guerra e all’amore, leggendo di scacchi e dissertando di filosofia. Ma francamente non basta. Non bastano due granate esplose, un pianoforte coperto, un vaso rotto, una barca ingolfata, un trattore dismesso e una casa da rinfrescare a intendere il dolore.
Scott Hicks firma l’ennesimo melodramma melenso, condendolo di ammiccamenti attoriali e della consueta retorica musicale, di semplificazioni e detestabili stereotipi, di eccessi didascalici e tendenza (di troppo cinema americano) a descrivere più volentieri le dinamiche interne che il rapporto conflittuale o meno con l’esterno.
SERENA SMORRA