I presepi per un Salento tutto da riscoprire
“La buona comunicazione di un territorio è essenziale per trasmettere un messaggio forte di tutela, valorizzazione e promozione, che possa durare nel tempo”: è questo quanto si prefigge Carmen Mancarella, direttore di“Spiagge”,esperta di marketing, nonché appassionata studiosa delle tradizioni salentine da promuovere in tutte le stagioni. La Regione Puglia, attraverso l’ Assessore al turismo, Silvia Godelli, ha sposato in pieno questa valida politica di marketing che vanno a migliorare il livello qualitativo dell’offerta turistica, allargata ai settori della cultura, dell’ambiente e dell’enogastronomia. Anche per quest’anno a dicembre, con l’avvicinarsi del Natale, è stato promosso un pacchetto turistico con l’ agenzia Pugliapromozione, presieduta da Giancarlo Piccirillo grazie alla collaborazione dei sindaci Francesco Maria Rausa (Ortelle, comune capofila), Cosimo Pomarico (Oria), Salvatore Albano con l’assessore Pietro Falli (Porto Cesareo), Oscar Marzo Vetrugno (Novoli), Fernando Leone (Guagnano), dell’Associazione degli operatori turistici di Vignacastrisi (www.vignacastrisi.it), presieduta da Sergio Positano, organizzato dalla rivista di turismo e cultura del Salento, “Spiagge” (www.mediterraneantourism.it).
Natale tra i presepi viventi nel Salento e laddove un po’ dappertutto si fanno i presepi nelle proprie case, «nel Salento sono le case che diventano un presepe».
Infatti, volontari, parrocchie, associazioni ce la mettono tutta soprattutto per valorizzare al massimo la bellezza dei centri storici. A Tricase sarà possibile arrivarci con il treno storico, il 29 gennaio dalla stazione di Lecce con partenza alle 15.00. A Sternatia i personaggi parleranno in griko, a Trepuzzi reciteranno e dialogheranno con i visitatori per coinvolgerli sull’arrivo del Messia, che si è fatto Pane per noi, a Gemini uno dei re magi è di colore, segno che l’integrazione tra i salentini e gli immigrati è un dato di fatto. A Ostuni il gruppo Folk La Stella organizza per il quarantesimo anno consecutivo il presepe biblico nella città bianca, a Specchia, orgogliosa di essere tra i borghi più belli d’Italia, ma anche a Castro, dove è possibile fare un tuffo nel passato di cinquecento anni e rivivere le atmosfere della città medioevale, quando era una contea. Si passa quindi dalla corte dei nobili, ai conventi fino ad imbattersi, in piazza, nel personaggio, costretto alla gogna, esattamente come accadeva un tempo. Nella vicina Vignacastrisi il presepe inizia con un’idea molto originale: una coppia del paese che realmente è in attesa di un bambino bussa per le case in cerca di ospitalità, esattamente come fecero un tempo Maria e Giuseppe, la sera prima che nascesse il piccolo Gesù. Tutti si rifiutano di farli entrare e la coppia trova così rifugio in una stalla: un frantoio ipogeo che viene aperto per l’occasione.
Il presepe di San Donato di Vignacastrisi, frazione di Ortelle, è tra i più antichi e frequentati della zona ed è organizzato da don Donato (dondonatomission@tiscali.it) e dai volontari della cooperativa “Parabola a Sud”. La località si trova nella parte sud orientale del Salento tra Castro Marina e Santa Cesarea Terme e vede la sua storia feudale legata a quella della cittadina di Castro. La scenografia è interpretata dagli abitanti del luogo che nel presepe ritrovano le antiche botteghe di un tempo, dal vasaro, al fabbro, al casaro, alle ricamatrici, lavandaie. Fanno da location infatti le antiche case a corte del centro storico. Per l’occasione viene riaperto il forno del paese, da dove escono calde pagnotte fragranti e pittule, mentre i visitatori attraversano il museo della civiltà contadina, che si trova in pieno centro storico. Luogo ideale per aprire il cammino del presepe vivente è il palazzo antico “Guglielmo”, per decenni abbandonato e da poco ristrutturato dai nuovi proprietari, che in parte l’ utilizzano come struttura ricettiva. In occasione del ventesimo educational stampa si è anticipata l’apertura al 14 dicembre per far rivivere le abitudini e gli stili di vita del luogo.
Altri presepi meritano una visita. Ad Alliste nella splendida collina della Serra, dove c’è il museo permanente dei pupi bianchi, nelle pagodine di legno vengono ricreati i lavori artigianali di una volta: il cestaio, lu conzalimmi, la massaia che fabbricava il sapone in casa! A Gemini, sempre sulla sponda jonica, la scena del presepe inizia con l’Annunciazione, quando l’Angelo si presentò a Maria. E’ ambientato in una tipica masseria con il suo grande cortile, le stalle e i grandi ambienti il presepe di Lizzanello, che si svolgerà nella masseria Sant’Alieni, vicina al centro commerciale Leclerc-Conad di Cavallino. A Torre Paduli, frazione di Ruffano, sono stati gli anziani dell’associazione “Ettore Pasanisi”a voler far rivivere il presepe, coinvolgendo, naturalmente anche i più giovani. E, tra le scene più particolari, naturalmente si può assistere all’artigiano che costruisce i tipici candelabri ebraici. E a proposito di cultura che viene dall’Oriente. Anche quest’anno nel grande presepe di Tricase arderà la fiamma della pace, che è arrivata in treno il 15 dicembre a Lecce per poi essere portata dalla delegazione di volontari a Tricase. Il grande presepe, composto da ben 250 personaggi, fa bella mostra di sé nella chiesa di S.Andrea. Il sindaco nell’occasione consegna le chiavi della città al personaggio più anziano.
Infine, tutti i presepi finiscono in gloria. Passeggiando tra personaggi e ambientazioni varie, è possibile infatti degustare e rifornirsi di prodotti tipici salentini: ricotte morbide e fumanti preparate al momento, pasta fatta in casa dalle massaie, pittule calde calde e anche buon vino.
Tante le proposte che provengono dai comuni salentini che non c’ è che l’imbarazzo della scelta. Il Sindaco di Ortelle, Francesco Massimiliano Rausa, entra nel merito della storia della città, legata alle distruzioni saracene di Vaste e Castro, anche se le sue origini risalirebbero ad epoche ben più remote, che si sono potute riscontrare nei menhir, megaliti monolitici, di cui purtroppo non c’è più traccia. Una visita è d’obbligo all’antichissima chiesa rupestre “Madonna delle Grotte”, che dopo cinquanta anni di abbandono è stata restaurata. «Sono stati recuperati i dipinti – ci ha spiegato lo studioso Sergio Ortese, che ha curato e rivisitato la ristampa del libro dello scrittore Giorgio Cretì “Poppidi”, al di fuori del vallo messapico – che erano collocati spesso al di sotto di una stratificazione pittorica dell’Ottocento. Gli altari esistenti sono tre: nell’abside centrale vi è quello dedicato alla Madonna delle Grazie, in quella di sinistra è ospitato l’altare di Sant’Eligio e a destra quello dei Santi Medici, ridipinto nel Settecento e che raffigura i Santi Cosma e Damiano, affiancati da San Nicola e da San Liborio. Un altro affresco interessante è la santissima Trinità dove appare l’Eterno Padre tra due angeli, che protegge due figure femminili che mantengono un drappo, raffigurante la Flagellazione, la Crocifissione, e la Resurrezione di Cristo, che potrebbe significare un “velo quaresimale”. Una delle figure ai lati si riteneva rappresentasse Santa Caterina d’Alessandria, mentre è in realtà la Vergine Maria, che porta sul capo 12 stelle e ai piedi il sole e la luna». È l’Associazione Operatori Turistici di Vignacastrisi che promuove il territorio dal punto di vista turistico attraverso i propri bed & breakfast e proprio dall’etimologia del nome della cittadina “Vigna – Castrisi”, che sarebbe poi “campagna fortificata”,si può tranquillamente risalire agli abitanti che per molti decenni nelle case del borgo lavoravano come braccianti o “massari”. All’epoca appunto dei nobili di un tempo l’economia del Casale si basava sui possedimenti di queste famiglie e sui loro raccolti. Ma a tutt’oggi l’associazione (www.vignacastrisi.it) guarda con interesse al prodotto turistico, forti di una cortesia innata negli abitanti e quindi nei soci che possono contare su tanta genuinità dei prodotti locali e tanta tranquillità a cui purtroppo nelle grandi città non siamo più abituati a trovare. Per non dimenticare queste peculiarità ci hanno pensato Vito de “Le Chianchie – Casa Vacanze”(www.lechianchie.org) e AnnaPina de “ Il Corallo del Salento” (www.ilcorallo1.com). Si tratta di strutture a gestione familiare dove i prezzi sono molto interessanti e l’ accoglienza è sempre delle migliori per l’innata passione che i padroni di casa trasfondono al fine di far apprezzare meglio tutto quello che può offrire di bello il territorio. Ed è sul mare Adriatico che si affaccia la città di Ortelle, divenuta famosa per il maialino, che, allevato secondo disciplinari tradizionali, viene servito arrosto durante la Fiera di San Vito, la terza domenica di ottobre. Da non dimenticare di visitare, a pochi chilometri da Ortelle, il dolmen più grande della Puglia, dopo quello di Bisceglie. Siamo a Minervino, nel parco della preistoria. Il nome ricorda l’esistenza delle vinee castrensis, le fortificazioni in forma di fossati e trincee che difendevano la vicina rocca di Castro. L’area costituisce una delle ultime presenze di vegetazione naturale in loco, dove, accanto al leccio si trovano altri elementi quali il carrubo e l’olivastro. Il sito è in stretto rapporto con il bosco delle Querce di Castro insieme al quale collabora a formare un unico corridoio ecologico che dal mare si spinge verso l’entroterra. Sono questi i punti di forza del pacchetto turistico presentato alla stampa in dicembre che intende promuovere il turismo anche in pieno inverno. La prima tappa dell’educational è stata Oria, in provincia di Brindisi. Sulla sua rocca si eleva il castello ampliato nel ‘200 da Federico II, che domina lo Jonio e l’Adriatico, da cui Oria è equidistante. Ai suoi piedi si snoda un centro storico di incomparabile bellezza con il caratteristico quartiere ebraico dove visse Donnolo, un famoso medico farmacista al quale, peraltro, è dedicato l’ospedale di Tel Aviv. Tutti gli anni, nella prima decade di agosto, per ricordare l’arrivo di Federico II in città, la Pro Loco organizza il Torneo dei rioni, che coinvolge più di ottocento personaggi. «Quest’anno – ha detto Pino Malva, già assessore al Turismo del Comune di Oria – si svolgerà l’importante iniziativa “Oritani nel mondo”, che mira a fare degli emigrati di Oria i primi ambasciatori della bellezza della città nei luoghi in cui vivono». Ma non finisce qui l’impegno del Comune che attraverso il meticoloso lavoro del Sindaco, Cosimo Pomarico, porta avanti anche iniziative di interscambio con altri comuni del Salento, in questo caso con Novoli, in nome della Dieta Mediterranea. E a proposito di Novoli ben nota è la Focara, un falò gigante alto 25 metri e con un diametro di 20, che viene acceso la sera del 16 gennaio, in onore di Sant’Antonio Abate, con spettacolari fuochi d’artificio. La sua costruzione inizia un mese prima, il 15 dicembre, con la tradizionale sfilata dei carretti carichi di tralci di vite accompagnati dagli sbandieratori dei quattro rioni di Oria che saranno presenti anche il 16 gennaio per il tanto atteso evento. A partecipare a questa anteprima di sfilata sono stati i sindaci di Oria e Novoli ed il vicesindaco di Castellana Grotte, Giovanni Bianco, invitato nell’occasione insieme all’assessore al turismo, Maurizio Tommaso Pace. Anche a Castellana Grotte c’è la tradizione del “sacro” fuoco de “Le Fanove” che si ripete ogni 11 gennaio. A Novoli sono migliaia le fascine costruite con i tralci della vite potata, che vengono utilizzate per costruire la grande pira. Si balla tutta la notte a ritmo di suoni del Mediterraneo e di pizzica. Ad interpretare quest’anno la focara sarà l’artista cosmopolita Hidetoshi Nagasawa, mentre il Premio fotografia andrà a Peppe Avallone. Il cuore della focara risiede nelle vaste distese di vigneti di negroamaro, che caratterizzano soprattutto il territorio di Guagnano, un centro a pochichilometri da Novoli, dove l’attività principale è la viticoltura. Ci sono sei grandi cantine che esportano vino di Negroamaro in tutto il mondo e tra i pionieri l’Azienda Leone de Castris di Salice Salentino. Quest’anno il Comune di Guagnano con il suo sindaco, Fernando Leone, ha deciso di conferire un meritato riconoscimento a Piernicola Leone De Castris, per i primi 70 anni del “Five Roses”, il primo vino del Salento che venne esportato negli Stati Uniti. Guarda con interesse ai gemellaggi con le città europee a vocazione mediterranea l’assessore al turismo del Comune di Porto Cesareo, Pietro Falli. Le sue meravigliose spiagge sono belle da vivere anche in inverno. Tra Puntaprosciutto dalle alte dune e Torre Lapillo, fino ad arrivare al lungomare di Porto Cesareo, c’è solo l’imbarazzo della scelta. «In pienoinverno poi – ci dice il Sindaco Salvatore Albano – non c’è niente di meglio che fare una passeggiata lungo la via delle pescherie, unica al mondo per la varietà di pesce che viene offerto direttamente dagli oltre 100 pescatori artigianali, che formano tutti assieme la più grande marineria d’Italia». Non mancheranno le tappe golose nelle città salentine dal ristorante Mustafà, all’Azienda Agrituristica L’Aia(www.agriturismolaia.it), dall’Agriturismo Le More, all’Agriturismo Montenachiro(www.agriturismomontenachiro.it), tutti situati in Vignacastrisi all’Orecchietta di Guagnano (www.lorecchietta.com), al ristorante Grand’Italia di Porto Cesareo. Il Salento, conosciuto per le sue stupende spiagge non è solo mare ma tradizioni da vivere e gustare tutto l’anno. I borghi antichi delle cittadine di Ortelle, Vignacastrisi, Oria, Porto Cesareo, Novoli, Guagnano sono rimasti intatti per trascorrere una vacanza in completo relax a prezzi davvero competitivi.
a cura di Harry di Prisco