Ikea: apertura mentale e arredamento, il costruttivo nel costruibile; ma non tutti sono d’accordo
Sicuramente l’Ingvar Kamprad Elmentaryd Agunnaryd, comunemente detta Ikea, ha inteso comunicare un messaggio di politica gay friendly molto chiaro e diretto, seppur discreto, non spinto o di cattivo gusto. Forse il colosso dell’arredamento svedese aveva nei suoi piani, esponendo fieramente il suo nuovo spot (protagonisti due uomini di spalle, mano nella mano, di cui uno regge il classico bustone giallo della catena scandinava, e la scritta “Siamo aperti a tutte le famiglie”, visibile in foto), di far riflettere i suoi clienti su un tema attuale ma controverso, quale l’omosessualità; ma probabilmente non si attendeva di essere tacciata addirittura di incostituzionalità dal sottosegretario alla Famiglia, Carlo Giovanardi, punto sul vivo dall’utilizzo secondo lui improprio del termine “famiglia”. Tuttavia, Giovanardi contro Ikea (e, ovviamente, ciò che ha inteso rappresentare), tutti contro Giovanardi: in sostegno all’industria, infatti, sono intervenute non poche compagnie, tra le quali citiamo la compagnia aerea low cost EasyJet e l’azienda gastronomica italiana Eataly, ed un gran numero di persone, che hanno ideato o semplicemente partecipato a iniziative di protesta contro la chiusura mentale ormai sempre più tipicamente italiana: all’estero infatti, persino in quello che dovrebbe essere il ramo più rigido e tradizionalista degli Stati Uniti, quello bellico, con l’elezione di Barack Obama è stata abolito il “don’t ask, don’t tell“, cioè l’emendamento costituzionale che vietava ai militari omosessuali di fare outing; dimostrando così che anche la Costituzione, quella base sacrosanta e intoccabile su cui si fondano i principi di uno Stato, spesso calpestata proprio dai politici rappresentanti quello Stato stesso, anche quella, se retrograda, può e deve essere aggiornata.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha accusato lo spot di “offendere la Costituzione italiana”, ed ha giudicato “grave e di cattivo gusto che una multinazionale svedese, a cui il nostro Paese sta dando tanto in termini di disponibilità e che sta aprendo centri commerciali a manetta, venga in Italia e dica agli italiani cosa devono pensare polemizzando contro la loro Costituzione. Credo che molti clienti dell’Ikea non lo riterranno gradevole”, probabilmente contraddicendosi: un messaggio di apertura mentale non costringe nessuno a pensarla in un certo, determinato modo; un messaggio di chiusura e rifiuto invece si; come a dire, metto i paraocchi ai cavalli e denuncio chi glieli vuol togliere di azione subdola e coattiva verso i suddetti equini (peraltro costituzionalmente liberi di vedere ciò che vogliono, si auspica). Inoltre, le sue previsioni sull’indice di gradimento della pubblicità hanno rivelato un riscontro inesistente, e si potrebbe dire persino negativo, considerando quello rivolto piuttosto alle sue affermazioni: sembra opportuno ricordare in Italia vivono attualmente circa cinque milioni di omosessuali e un milione di coppie di fatto, di cui oltre 250mila formate da persone dello stesso sesso; ma queste persone non sono certamente le uniche a vedere la famiglia come insieme di persone unite da rapporti sentimentali; insomma, “un’idea di famiglia fondata sull’affetto, sulla solidarietà e sulla scelta di stare insieme”, come afferma il gruppo organizzatore del flash mob di Roma, che ha visto la partecipazione non solo di omosessuali, ma anche eterosessuali, sia conviventi sia sposati, e genitori single, tutti uniti contro un atteggiamento che ha come unico risultato quello di fomentare un clima di omofobia.
Un solitario atto di solidarietà verso Giovanardi, che per molti semplicemente “ha perso l’ennesima occasione per tacere”, viene dal sindaco di Treviso, il leghista Gian Paolo Gobbo, che ne condivide il punto di vista ed esprime il desiderio di istituire multe e sanzioni per i baci omosessuali in luogo collettivo, in quanto “lesivi del pubblico decoro”. Ma proprio parlando a proposito di “offese alla Costituzione”, in chiusura d’articolo sembra utile riportarne almeno parte del terzo articolo, spesso negletto e dimenticato: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”; se vogliono multare due persone che si baciano, che lo facciano in maniera costituzionale: ovvero, indipendentemente dal loro orientamento sessuale e senza dimenticare che, gay o etero che siano, sono e restano sempre e comunque prima di tutto persone.
Germana de Angelis