Il calcio e la poesia
Il calcio risale agli antichi greci e Romani ed il gioco che più si avvicina ai nostri tempi è da
ricercarsi nel XIX secolo, quando dei nobili inglesi crearono un’associazione di football che stabilì
anche le prime regole di gioco. Inizialmente era uno sport dilettantistico ed i giocatori avevano
pantaloni e casacche lunghe e scarpette da corsa. Nel 1886 fu creata la regola del “fuori gioco”:
il giocatore era in una posizione regolare solo se nel ricevere la palla aveva almeno tre giocatori
tra lui e la porta avversaria, oggi i giocatori devono essere almeno due. Nel 1871 venne creata la
figura del portiere che poteva toccare la palla con le mani. Nel 1875 vennero stabilite le dimensioni
delle porte, la lunghezza del campo e la grandezza del pallone. Da allora il calcio ha continuato a
subire molte evoluzioni tanto è che attorno a questo sport ruotano grossi eventi come la Coppa del
Mondo, grande manifestazione calcistica che si svolge ogni quattro anni e per tale evento
vengono investiti milioni di euro in riprese televisive, sponsor, imprese edilizie per migliorare la
capacità degli stadi e costruzione di cittadelle per accogliere le nazionali, ditte di abbigliamento
sportivo per le divise.
Non c’è più sano sport calcistico. Ormai siamo quotidianamente abituati a spettacoli che con lo
sport non hanno nulla a che vedere. Tifosi scalmanati distruggono prima della partita tutto
quel che trovano sul loro percorso, gli stessi provocano la tifoseria avversaria, costringendo le forze
dell’ordine a caricare contro di loro. Ci sono ingaggi milionari per i calciatori, scommesse,
giocatori che fanno uso di sostanze illecite, per aumentare le loro prestazioni fisiche. Intorno ad
una partita di calcio ruotano interessi incredibili che hanno fatto dimenticare il gusto di una partita.
Umberto Saba e Vittorio Sereni si sono interessati con la poesia a questo aspetto del calcio.
Saba tra il 1933 ed il 1934 ha scritto sull’argomento ben 5 poesie, descrivendo i successi della sua
squadra del cuore: la Triestina. Nelle poesie “Goal” e “Tredicesima partita” non descrive la vittoria
della squadra ma l’affiatamento dei giocatori. Vittorio Sereni invece ci parla degli anni successivi
alla seconda guerra mondiale, dove l’Italia ne esce sconfitta. Vede la partita di calcio come un
momento gioioso che allontanava dai problemi della realtà della ricostruzione.
Io ci sono
Ci sono
Quando la musica che ho dentro di me
la trasferisco e la regalo a te
in ogni momento della giornata
abbracciata ai silenzi della mia mente.
Ci sono quando ti svegli al mattino
e la prima voce sono io
e quando è notte e non vorrei dormire mai.
Ci sono tenendoti la mano
pur essendo libero di agire
perché so che tu a me non sai mentire.
Cammino senza far rumore accanto a te
anche quando non riesci più a parlare.
E aspetto
con tutte le mie certezze
che in te sia tutto finalmente chiaro
e possa riaffiorare.
Ascolto una musica leggera
mentre teloni candidi
mossi dal vento
danzano sopra di me.
C’è un sole cocente
che mi acceca la mente
e che non riesco a sopportare
con tutti i dubbi che mi ha saputo creare.
Ho in mano il libro della mia vita
ma solo la parte che è quella riuscita.
Posso solo provare a rispettare i tempi
di quando il mio corpo accetterà
tutti i suoi turbamenti.
Una nave scivola sul mare
e ne voglio di nuovo essere il timoniere
senza compromessi
e senza catene.
(Luisa de franchis)