Il cinema italiano e le sue donne
“In fondo, che vo’ dì recità? Mò faccio finta d’essere n’altra e sto a recità”. Sono di Anna Magnani le precedenti parole, diretta, in questa occasione, dal grande Luchino Visconti in “Bellissima” (1951). Interpretazione straordinaria di un’attrice di cui si ricorda e si è dimenticato tanto. Gli occhi neri, penetranti, statua giunonica di chi il cinema l’ha fatto, a volte, inconsapevolmente, con un gesto imprevisto. Voce prorompente, risata inconfondibile che raffredda e riscalda il cuore del pubblico italiano. Le parole dolci degli amori sul telone, per non parlare della sofferenza e dell’incredibile potenza della personalità avvincente responsabile, tra l’altro, della selezione naturale che ha caratterizzato le amicizie di cui amava circondarsi. In questi giorni in cui tanto si discute circa l’unificazione nazionale, sembra inevitabile, seppure accennata, l’attenzione al nostro cinema e a come i tasselli di un’arte, destinata a colmare, talvolta, i vuoti di memoria di questa società, costituiscano un mosaico di esperienze incredibili, forse uniche e perciò irripetibili soprattutto per il contributo femminile ( di cui ho creduto necessario citare chi da sempre mi ha colpito su questo fronte).Diva italiana dalla bellezza intrigante, che ancora rappresenta, e per la dimensione personale che ha suscitato la curiosità di molti e per la fitta carriera cinematografica, un’icona del cinema italiano: Sofia Loren. Compito dell’acuta civetteria italiana è stato criticare l’unione inaspettata con il produttore Carlo Ponti, grazie al quale è stato possibile tracciare un filone cinematografico da definire storico per la partecipazione cinematografica dell’attrice. Grande appeal nei rapporti con registi che, si dice spesso, o l’hanno voluta o sono stati costretta a volerla. Ammirata e stimata da numerose attrici della nostra generazione ( o, a seconda, della precedente) che tentano o al massimo desiderano di intraprendere un percorso cinematografico analogo. Ricordate, poi, Monica Vitti? Una madre che si vergognava di averla come figlia solo perché aveva stabilito per sé quel destino e che mal discerneva tra la vita di scena e quella reale della Vitti. Ha sfidato il panorama artistico italiano. La ricordiamo in “Polvere di stelle” con Alberto Sordi per la mitica colonna sonora che lo caratterizza; diretta da Antonioni ( uno dei suoi compagni di vita) ha interpretato “Deserto rosso”. Queste voci, diverse, pregne di significato umano, che detengono un piccolo o grande patrimonio appartenente alla nostra nazione, non possono lasciare indifferenti le “nuove attrici” e possono, secondo il mio avviso , accrescere l’impegno sociale, personale e artistico delle donne di questa società.
Francesca Morgante