IL LAVORO DA MASCHI ORMAI E’ DONNA

Quello del camionista è un lavoro duro, ma che non spaventa il gentil sesso,  orari massacranti, con la sveglia che suona CAMIONISTA 2quando la notte non ha ancora lasciato spazio al giorno. E poi chilometri da macinare, merci da consegnare in tempo, servizi non sempre ottimali e le difficoltà di un settore colpito dalla crisi, con circa 7mila imprese attive nell’autotrasporto che hanno chiuso i battenti negli ultimi due anni. Quella del camionista è una vita dura, e per farla serve impegno e una forte passione. Qualità che sono sempre più anche femminili.
Nonostante tutti i luoghi comuni che descrivono l’attività dell’autotrasporto come non adatta alle donne, l'”ondata rosa” che ha invaso strade e autostrade italiane non accenna a fermarsi. Secondo i dati della Camera di Commercio di Monza e Brianza sarebbero oltre 2mila, il 3 per cento del totale, le donne alla guida dei tir che girano per il paese.
Le donne che si mettono alla guida costituiscono un universo variegato, con storie, idee ed opinioni diverse anche sul loro stesso lavoro. Un osservatorio privilegiato sul loro mondo è il “Buona Strada Lady Truck Driver Team”, un gruppo “per chi ha guidato, per chi lo sta facendo e per chi sogna di farlo”. Uno zoccolo duro di circa 120 autiste, alle quali si aggiungono amici e simpatizzanti, che si riuniscono attorno ad un blog nel quale si scambiano impressioni sulla vita e sul proprio mestiere. Ma il team non si limita all’impegno online: i membri infatti organizzano raduni e attività di beneficenza, come CAMIONISTA 1un calendario e la mostra fotografica “Donne e camion”, e svolgono un’opera di sensibilizzazione sulle problematiche professionali, sicurezza stradale in primis.
«Verso le donne all’inizio c’è quella diffidenza che suscitano sempre le situazioni nuove e inusuali – spiega Gisella Corradini, 45enne modenese, autotrasportatrice dal 1994 e portavoce del team – noi dobbiamo sempre dimostrare qualcosa in più degli altri per guadagnare la fiducia di colleghi e magazzinieri. Ma se si lavora seriamente poi si viene trattate come gli uomini». Senza nessuna particolare preoccupazione per la sicurezza personale: «Sul camion non si è più insicure che in altri lavori. Certo, c’è il problema delle rapine e per strada puoi incontrare qualche svitato, ma questo può succedere anche in ditta». Mani ben fisse sul volante, quindi, anche se il pensiero spesso corre a casa: «Ho una figlia di 24 anni, e sicuramente con i ritmi di questo lavoro si rischia di perdere alcuni momenti importanti. Bisogna impegnarsi per valorizzare al massimo il tempo a disposizione, e io credo di esserci riuscita».
Compromessi con la vita privata che ha ben presenti anche la 31enne Marianna Dal Degan, un’autista con un sogno nel cassetto: sfondare nel mondo dello spettacolo. Il suo camion, sul quale trasporta scarti della lavorazione dell’acciaio, è inconfondibile, con una grande foto dei suoi occhi verdi sul davanti ed altre due sue immagini ai lati, e l’ha resa una camianista 3piccola celebrità sulle strade del Veneto e del nord Italia. «Ho iniziato a guidare otto anni fa, dopo essere stata responsabile di reparto in una fabbrica – racconta – i primi tempi sono stati duri, ma poi con l’aumentare delle donne al volante le cose sono migliorate». Anche se un tarlo nel cervello è rimasto: «Questo non è un lavoro femminile, sono la prima a dirlo. Sto bene sul camion, ma devo ammettere che talvolta mi sento fuori posto e non mi vedo a fare questo mestiere molto a lungo». E così si divide tra le consegne, con sveglia alle 3.30 del mattino, i casting, i corsi di portamento e di look e una passione speciale, la danza del ventre: «Faccio spettacoli di danza orientale, la fotomodella e anche la presentatrice ai concerti. Non mi fermo mai». Una determinazione premiata da un recente successo, l’ingresso tra le 30 finaliste di “Miss Patata 2012”, concorso di bellezza organizzato da una nota marca di patatine.
Altre volte si è spinte a salire sul camion dalla voglia di viaggiare e vedere posti sempre nuovi, una passione di famiglia: «Mio padre faceva il marinaio – dice Patrizia Crivello, 43enne palermitana di origine ma ora trasferitasi vicino a Milano – e io ho seguito un po’ le sue orme, anche se ho preferito muovermi via terra. Non è un lavoro semplice, ma quando ti appassiona non ti accorgi più dei problemi». Autista da 10 anni, con un marito che svolge lo stesso lavoro («anche se all’inizio non voleva che facessi questo mestiere»), la Crivello ha sempre trasportato prodotti alimentari in tutta Italia, fino allo scorso marzo, quando la ditta per cui lavorava ha chiuso e lei è rimasta senza lavoro.

di Redazione