Il pettegolezzo è l’oppio dell’oppresso
Cara Rossella,
ho bisogno di un consiglio urgente. L’invidia è brutta ed io la sto subendo nel mio ambiente di lavoro. Ma la cosa grave è che sta influendo anche sulla famiglia. Ora ti spiego. Due anni fa ho cambiato lavoro e fortunatamente mi sono fatta apprezzare per la mia onestà e correttezza in questa azienda dove sono contabile. Essendo molto riservata, pur essendo cordiale con tutti, non mi unisco alle chiacchiere, ai pettegolezzi, ai conciliaboli che spesso si fanno, specie durante la pausa caffè e questo ha sempre infastidito un piccolo gruppetto che invece ama farne, non risparmiando nessuno. Mi osservano con distacco, sorridono al mio passaggio con strani mormorii. Fin qui niente di male, ho continuato ad ignorare. Da qualche mese mi è giunta voce, attraverso un collega, che è stato messo in giro un pettegolezzo feroce nei miei riguardi : sarei l’amante del capo, vedovo da un anno, il quale è sempre stato gentile nei miei riguardi, ma né più né meno che con gli altri. Al momento non ho dato peso alla cosa, però giorni fa mio marito mi ha riferito che questo pettegolezzo, per una strana coincidenza, è giunto anche a lui, con conseguenze che ti lascio immaginare. Perché screditarmi così? Perché attentare alla mia tranquillità familiare innescando pettegolezzi inutili, falsi e malvagi? Ho pensato di affrontare questa situazione con il gruppetto interessato, ma temo che con astuzia ed abilità riuscirebbero a tirarsi fuori e passerei io dalla parte del torto. Ho anche pensato di cercarmi un altro posto ma questa mia scelta potrebbe confermare e dare ancora più valore e peso a questa maldicenza. Come devo comportarmi?
Mirella
Cara Mirella,
innanzitutto mi auguro che a tuo marito dia solo fastidio il pettegolezzo ma che non ci abbia creduto! Io continuerei con l’indifferenza, perché prima o poi ogni verità viene fuori e si capirebbe dall’evidenza dei fatti che tu non hai nessun rapporto affettuoso col capo! Non dar loro alcuna soddisfazione perché è questo cha stanno cercando : farti del male, indurti ad andar via. Non dare importanza a una “chiacchiera” è l ‘arma migliore,prima o poi muore come è nata. Pettegolezzi, dicerie, maldicenze sono sempre esistiti ed oggi, più che mai, sono all’ordine del giorno, a tutti i livelli ed in ogni ambiente, non risparmiando alcun personaggio. Le “chiacchiere” sempre più permeano ed influenzano ogni aspetto della nostra società. Sembra che si viva solo di questo! Evidentemente parlar male degli altri fa stare bene un determinato genere di persone insoddisfatte, ignoranti e stupide che hanno poco da dire, che con sottile sadismo provano in questo modo un senso di rivalsa sul mondo che li circonda. Evidentemente ci si sente “migliori” a mettere in cattiva luce gli altri, perché parlare dei panni sporchi altrui distrae dai propri!
Quella ragazza è bella e giovane? Quella tizia è più intelligente? Una coppia si ama ed è felice? Hanno una casa più bella? Il compagno di quella è buono e premuroso? Altri hanno avuto fortuna e meriti? Ecco che scatta la cattiveria, il pettegolezzo, la maldicenza, così i “favoriti” vengono giustiziati e ripagati per la sorte favorevole, per il destino propizio, per la buona stella che li accompagna! Essere costantemente ed esageratamente interessati alla vita altrui diviene un malessere preoccupante e rovinare la reputazione è tra le azioni più spregevoli che si possano infliggere. Ti assicuro che questa sensazione alterata di crudele piacere che alcuni provano nel pettegolezzo malvagio, prima o poi si ritorce contro, perché fa parte di quel genere di energia negativa distruttiva per chi la prova, non per chi la riceve. Queste persone si abituano a vivere in un mondo negativo, dentro un’aria inquinata e sporca che prima o poi li consuma, li altera fisicamente, li spegne, facendo assumere tratti somatici alterati dall’invidia e dall’odio. Non si può razzolare nel fango senza infangarsi,, non si può parlare o ascoltare negatività senza provare sensazioni dannose abituandosi poi a vivere così, perdendo il confine tra il bene e il male. Sapessi quanti ce ne sono in giro che con questo modo di vivere, con questo comportamento distruttivo cercano un riscatto, un risarcimento per un’esistenza poco soddisfacente. Resta serena, Mirella, acquisisci come già ti ho detto la consapevolezza che nulla può scalfirti se sei nella verità e nel bene. Non mostrarti però debole, perché la debolezza porta a soccombere e rischi di reagire con aggressività. La forza ti porta invece a restare impassibile, tranquilla,gentile, sorridente e disponibile come sempre. E’ così che “ammazzi”, che spiazzi questa gente, i quali aspettano una reazione, una qualunque…Invece tu non ti muovi e li cogli di sorpresa, facendogli capire che sono degli stupidi, che hanno perso la capacità di cogliere il bene, di vedere le cose belle della vita. Perché se ci cerca il bene lo si trova, negli altri ed in sé stessi, acquisendo quella luce speciale nello sguardo che illumina e rende più belli. E di conseguenza più felici e fortunati!
Rossella Argo
Non so se questo racconto realmente appartenga a Socrate, come si afferma, ma lo posto ugualmente… Tre domande da porsi prima di parlare di qualcuno…..
Socrate e la prova del triplo filtro
Si dice che un giorno Socrate incontrò un conoscente che doveva riferirgli delle cose a proposito di uno dei suoi studenti. Nel momento di ascoltare Socrate disse :“Aspetta un momento. Prima vorrei fare con te un piccolo esperimento chiamato prova del triplo filtro. Prendiamoci un momento per analizzare e capire ciò che mi stai per riferire. Sei assolutamente sicuro di quello che stai per dirmi?” “No”, disse l’uomo.
“Quindi non si sa veramente se ciò che stai per riferirmi sia vero o no… Il primo filtro sembra andato… Proviamo allora col secondo filtro, quello della bontà. Quello che stai per dirmi a proposito del mio studente è qualcosa di buono?” “No, al contrario…”
“Allora”, continuò Socrate “tu vuoi dirmi qualcosa di male su di lui, anche se non sei certo che sia vero…”L’uomo si strinse sulle spalle un po’ imbarazzato.
Senza fare una piega Socrate proseguì: “Non ti preoccupare, la prova si può ancora superare finché c’è il terzo filtro, quello dell’utilità…Ciò che vuoi dirmi a proposito del mio studente può davvero essermi utile?”“No, veramente no..” rispose l’uomo.
“Bene”, concluse Socrate “se quello che mi vuoi dire
non è né vero né buono e nemmeno utile,
perché raccontarlo?”
A cura di Rossella Argo
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