In viaggio con Aurora: Erri De Luca di nuovo a teatro
Dopo il successo della tournée 2010, riparte In viaggio con Aurora, al Teatro Quirinetta di Roma fino a domenica 29 gennaio (a Napoli, al Teatro Bellini il 14 e 15 febbraio). Lo straordinario viaggio dello scrittore napoletano Erri De Luca, affiancato dalla nipote Aurora, dalla violinista Michela Zanotti, con la partecipazione in video di Mariano Rigillo, è un meraviglioso racconto del Novecento alla nipote ventenne, Aurora, e alle nuove generazioni. Un viaggio sentimentale attraverso il secolo passato, visto da un’angolazione privilegiata: Napoli, “ombelico del Mediterraneo”, con la sua storia, il suo fascino, le sue tradizioni e il “sentito dire” dei racconti di quelli che sono venuti prima ed hanno ascoltato, trasmesso, reinventato. Una Napoli leggendaria, scenario di bombardamenti e migrazioni, passate e presenti.
Nessuna scenografia particolare, niente sfarzo e niente orpelli. Basta un tavolo, due sedie, un bicchiere di vino, la voce, la musica, la storia di una vita errante e di una generazione di rivolte, conquiste e disillusioni.
Le note di Era di maggio riempiono il silenzio della sala e la voce di Erri De Luca intona la poesia di Salvatore Di Giacomo. Si suonano Reginella, Lacreme napulitane e I’te vurria vasà. Intrecciando le più belle canzoni napoletane a racconti e riflessioni sul secolo scorso, c’è tanto spazio per i ricordi. Si rievoca la bravata di una classe partenopea del 1966 attraverso la lezione di un professore di latino e greco, che senza paternalismo né retorica, spiega ai giovani allievi la differenza tra omertà e solidarietà, persuadendoli a scusarsi con l’insegnante offesa dal loro infantile maschilismo. La Bologna del ’77 è poi occasione per ricordare gli anni di piombo, tenere viva la memoria e far tesoro di ciò che è stato e non deve più essere.
Il racconto di De Luca varca i confini italiani e rievoca Sarajevo ai tempi della guerra dei Balcani, delle bombe assordanti, ma anche delle braccia tese dei tanti volontari che accorsero per portare conforto e aiuti materiali, nell’urgenze di esserci e testimoniare la straordinaria forza dell’umanità, anche in un momento tanto grave. Commovente è il ricordo dell’amicizia con Izet Sarajlic, poeta e filosofo bosniaco, prigioniero volontario di un accerchiamento che avrebbe potuto evitare, ma che scelse di condividere con senso di appartenenza. Di lui De Luca racconta di quella “classifica del fuoco” che lo portò a bruciare, a poco a poco, come legna da ardere, la sua biblioteca: prima i filosofi, poi i romanzieri, poi il teatro. Infine, sarebbe toccato alla poesia, ma l’ultima vittima, designata tale in virtù della sua necessità come scialuppa nella tempesta della storia, venne risparmiata perché la guerra finì. E l’invito dello scrittore napoletano è proprio a seguire la poesia, ad affidarsi e aggrapparsi ad essa, sempre e comunque, perché da lì possono venire le risposte ai nostri interrogativi, al nostro bisogno di sentirci uomini, vivi e partecipi, testimoni e messaggeri di speranza. La poesia salva. La poesia è salvezza.
La storia che Erri De Luca rievoca non è la grande magistra vitae dei manuali, ma l’altra faccia della medaglia, una storia sfuggente, tacita, ma viva, scottante, stoica. Una storia di piccoli gesti, di fughe e di addii, di dolore e di sconfitte, ma anche di resistenze.
La bellezza della poesia, lo straordinario potere delle parole, il fascino di un passato non troppo lontano, gli echi di storie vissute, memorie da strappare all’oblio, Napoli e gli ebrei, accomunati dagli addii e dal vagare: tutto ciò contribuisce a rendere straordinariamente emozionante e disarmante questo viaggio sentimentale attraverso il Novecento. Un racconto musicato che De Luca sceglie di raccontare ai giovani con un linguaggio scarno, schietto, calcando con pudore la scena, in un’atmosfera intima, familiare, che fa bene al cuore e alla cultura. Uno spettacolo che lascia il segno, perché richiede riflessione e silenzio.
Giuseppina Amalia Spampanato