IO PRETE… PERCHÉ?
“Caro Padre Claudio, ormai dai due mesi leggo settimanalmente i suoi articoli. Mi hanno interessato soprattutto quelli a sfondo vocazionale sulla vita, il senso e soprattutto sul come scoprire la nostra vocazione. Ma lei come ha fatto a capire la sua? Mi potrebbe raccontare la sua esperienza?” Voglio cogliere l’occasione di questa email ricevuta da Marco, 21 anni di Salerno, per raccontarvi la mia esperienza vocazionale. Molti, anche tra amici, pensano che la vocazione al sacerdozio sia un qualcosa che nasce per ripiego.. o per infatuazioni mistiche.. ma in realtà non è così..
Come già sapete mi chiamo Padre Claudio Marino, ho 33 anni e sono originario di Sava (Ta). Sono da cinque anni sacerdote appartenente alla famiglia dei padri Rogazionisti fondati da S. Annibale Maria Di Francia. La mia storia vocazionale comincia a 13 anni quando un sacerdote rogazionista è passato dalla mia classe, ove io frequentavo la terza media ed ha cominciato a parlare della sua storia vocazionale ma soprattutto delle vita del grande S. Annibale che da ricco e marchese che era si fece povero ed abitò in mezzo ai poveri del quartiere più indecente della Messina del 1900, il quartiere Avignone… Ascoltando le sue parole io rimasi subito colpito e fu tanto l’interesse che in seguito accettai subito la proposta di questo sacerdote di fare un’esperienza in seminario.
Il seminario, che al contrario di quanto si pensi in giro non è un luogo ove chi entra è spacciato e di conseguenza diventa “prete” ma un luogo ove i giovani fanno esperienza di vita comunitaria (un pò come quella della casa del “Grande Fratello), animati però da uno spirito di comunione e di preghiera! Io feci dunque questa esperienza in seminario di 9 giorni….cioè un campo scuola…ed è inutile dirlo che fu subito amore a prima vista! Chiesi dunque al sacerdote di poter incominciare la scuola superiore in seminario e la mia domanda fu subito accettata! Come e cosa facevo in seminario? Ricordo che in seminario eravamo in 30, trenta ragazzi pieni di vita e soprattutto di tanta gioia…ci alzavamo la mattina e dopo un breve momento di preghiera, andavamo a scuola (io frequentavo il liceo classico) poi tornavamo, pranzavamo insieme, ed arrivava il momento più bello: la partita di pallone. Organizzavamo tornei di calcio, di calcetto oppure di pallavolo o altro…intorno alle 16,00 cominciavamo a studiare..ricordo che ci aiutavamo molto tra di noi…ci confrontavamo e ci volevamo bene come se fossimo dei fratelli… Poi verso sera facevamo qualche incontro di liturgia, di catechesi, o qualche incontro di preghiera o altri momenti di riflessione, infine la cena e il resto della giornata in sala giochi ove le ore trascorrevano tra tornei di ping pong e calcio balilla o play station! La cosa però che più mi fece crescere era questo spirito di famiglia che c’era tra noi: provenivamo da diversi paesi, da diverse famiglie ma ci volevamo bene… come dei fratelli. La cosa bella però è che io entrai in seminario per l’ambiente e il clima di famiglia che riscontrai nell’esperienza del camposcuola… ma mai e poi mai avrei voluto o desiderato “fare il prete”; anzi questo non mi sfiorava neanche la mente.
Ricordo infatti che un giorno, in terza media feci un tema di italiano dal titolo “Cosa vuoi fare da grande” ed io esordii nel mio tema con queste parole: “nella mia vita voglio fare qualcosa di straordinario”, da grande voglio fare “il carabiniere”. Volevo fare il carabiniere non per i soldi o la pistola o altre futilità… volevo fare il carabiniere perché vedevo che era la figura o il mestiere più adatto ad aiutare gli altri, il carabiniere era colui che entrava in azione ove c’erano persone in bisogno o dove c’erano vittime di violenza e sopruso. Poi con il passare degli anni, ho incominciato a crescere e cominciavo realmente a chiedermi… ma io cosa voglio fare da grande? Cosa fare per realizzare la mia vita? E più ci riflettevo e più era chiara in me la consapevolezza di essere stato nella mia vita sempre molto fortunato, sempre! In che cosa? Ero stato fortunato perché ero nato in una famiglia serena…, ero stato fortunato perché avevo due splendidi genitori che mi volevano bene e si volevano bene! E poi ero stato fortunato perché Dio mi aveva dato due gambe, due occhi, la facoltà di crescere bene, essere educato e la facoltà di parlare, capire ed esprimermi correttamente!
E tutto questo non è una cosa scontata. Quanta gente non ha la facoltà di usare correttamente le gambe? Quanta gente non ha la possibilità di vedere, di sentire di parlare correttamente… io tutte queste cose ce l’ho e l’ho sempre avute, ma non sono cose scontate. Sono un dono, un segno che qualcuno mi amato di un amore particolare, intenso… ma perché? Perché io SI’ e tante altre persone NO? Poi questa consapevolezza è cresciuta con un’esperienza missionaria in Albania di un anno, in mezzo a 2000 famiglie barraccate. povere. L’esperienza con la povertà più cruda, con gente che realmente ogni giorno lotta per avere da mangiare mi faceva riflettere e pensare: ma io cosa ho fatto per ricevere così tanto? Allora tutta questa mia fortuna mi portava realmente a pensare: ma io cosa posso fare per gli altri, per chi soffre, per chi ha bisogno e lì è cominciato a nascere in me il desiderio di poter fare qualcosa di più: ma cosa? La cosa più bella che potevo fare era riprendere tutto quello che avevo, la mia stessa vita e ridonarla così come l’avevo ricevuta agli altri, spenderla ogni secondo per gli altri… Ed è così dopo anni di discernimento, di fede intensa e soprattutto di preghiera, che sono giunto, il 26 Aprile 2003, “ad essere sacerdote in eterno” per Cristo e per gli altri. Ora sono felice, anzi felicissimo di essere sacerdote. Collaboro con i seminaristi dei padri Rogazionisti e sono animatore vocazionale e giovanile a Napoli. La mia attività mi porta spesso a confrontarmi con realtà povere e bisognose di tutto: di affetto, di cibo, di ascolto ed in ogni occasione cerco di portare “Cristo” così come posso, con i miei limiti e i miei talenti. Oggi è realmente – come diceva il papa – un tempo straordinario per essere preti… per decidere di spendere la vita per gli altri. Cari giovani, cari ragazzi non abbiate paura, fidatevi di Lui e solo Lui saprà rendervi realmente felici!
Se qualche giovane o adolescente sente il bisogno o il desiderio di fare anche solo “una piccola esperienza in seminario”, vi aspetto a braccia aperte, perché la mia gioia possa essere anche la vostra!
A cura di Padre Claudio Marino