L’elettronica in autostrada Autobhan dei Kraftwerk

Uno degli album più influenti nella storia della musica elettronica e’ Autobhan dei Kraftwerk, Arricchito dall’introduzione dell’organo Moog, è un capolavoro d’equilibrio senza pari nella storia del rock elettronico. Equilibrio tra rumori e melodie, sperimentazioni d’avanguardia e pop, danze ancestrali e ritmi “concreti”, umanesimo e cibernetica, tecnologia e arte. Definito da Ralf Hütter “una specie di raga pensato per l’ascolto in automobile”, l’album è una sinfonia per motori. Motori che rombano, che mormorano suoni e rumori in un’armonia ipnotica. “Düsseldorf, la città in cui viviamo, è il centro della più grande zona industrialeadvadsv tedesca — raccontavano i due -. La nostra musica è quella della realtà urbana, con i ritmi e i suoni che producono le fabbriche, i treni e le automobili. Lavoriamo in questo contesto e ne siamo influenzati, come degli operai della musica, per otto-dieci ore al giorno nel nostro studio di registrazione. Amiamo i computer e le macchine che noi stessi ci siamo costruiti, con esse abbiamo una relazione semi-erotica”. Romanticismo mitteleuropeo, estetica futurista e un sentire tipicamente “soul” si incrociano sull’Autostrada dei Kraftwerk per dar vita al suono del futuro.

Il disco infatti inizia proprio con il rombo di un motore. Da qui la copertina disegnata da Emil Schult, già membro della band dal 1971 al 1973. Un sole stilizzato e un’autostrada che scorre tra le colline con le auto inserite nel paesaggio in stile collage. In primo piano l’abitacolo dell’auto su cui viaggiano i quattro membri della band. I loro volti si intravedono nello specchietto retrovisore, mentre a sinistra del volante compare il volto del designer. Il quarto lavoro del gruppo di Düsseldorf.

Il retro copertina della versione originale mostraHütter, Schneider, Röder e Emil Schult seduti, la testa di Wolfgang Flür fu aggiunta in un secondo momento alla sovrapposta a quella di Emil Schult’s cqando si decise che sarebbe rimasto come membro permanente della band.However, for the 2009 remaster booklet this image has been replaced by the version originally photographed. Klaus Röder was not a member of the band for very long, and had left before the recording sessions were completed. Klaus Röder non fece per molto tempo parte del gruppo e aveva lasciato prima che le sessioni di registrazione sono state completate.

L’amplesso tra uomo e macchina, dunque, come approdo della Nuova Musica. Suoni secchi e asettici, oppure suadentemente morbidi, vengono filtrati e metabolizzati attraverso un uso dell’elettronica che mira a creare una nuova arte “totale”: un linguaggio universale, una koinè (o “esperanto”, come lo definisce Eddy Cilìa su Onda Rock) del villaggio globale.L’album esce nel novembre 1974 aperto dalla titletrack, suite di 22 minuti tutta sintetizzatori pulsanti e drum pad/ rhythm box assolutamente inedite, un sistema percussivo decisamente futuristico che i nostri si vedranno costretti a brevettare per evitare spiacevoli inconvenienti.

Il brano principale venne poi editato per essere adattato al formato singolo da 3 minuti, in una operazione fatta a discapito della genialità di fondo della concezione globale dell’opera (cosa sarebbe un “2001: Odissea Nello Spazio” ridotto ad un veloce e sintetico cortometraggio da trenta minuti?) ma che ne determinò il vero e proprio successo: la canzone elettronica era finalmente nelle alte posizioni delle classifiche americane ed inglesi, e rappresentava una vittoria sia per i Kraftwerk sia per la musica a venire. Ma se “Autobahn” rappresenta un punto di svolta critico per il suono della band e per gli sviluppi futuri della musica, qui manca ancora l’addentrarsi definitivo nella nuova direzione, quel passo decisivo che sarebbero stati loro stessi, inevitabilmente, a compiere.

Di Antonio Elia

www.freequenze.it