L’IMMAGINARIO COLLETTIVO COME PRODOTTO TELEVISIVO

Lo schermo come nuovo paradigma interpretativo

Le statistiche affermano che 3-4 ore dei nostri bimbi e adolescenti vengono trascorse davanti alla tv quotidianamente, in media 2 per la fascia di età che va dai 18 ai 30 anni, per poi aumentare in maniera vertiginosa nella fase post pensionamento. Ciò testimonia come la nostra vita ruoti attorno al laico altare della televisione. Il potere televisivo è giovani onlineall’acme della sua espressione. Divenuta una tra le principali agenzie di socializzazione, questa si è addirittura sostituita alla famiglia e alla scuola. Volatilità dell’opinione pubblica, primitivismo percettivo, ibridazione dell’immagine, morte dell’immaginario: queste alcune delle tante conseguenze che la famosa scatola, divulgatrice di esperienze simulate, immagini artificiali, pseudo realtà e false emozioni, ha e continua a sviluppare tra la gente di ogni fascia di età.

Questo subdolo strumento di persuasione è divenuto ormai il quarto potere, a fianco di quello legislativo, esecutivo e giudiziario. Spesso impone, con arroganza, suoi stili, suoi verdetti, modelli culturali e “valori”, purtroppo con il consenso di spettatori passivi, che in essa hanno deposto troppe speranze, definendola portatrice di verità. Opportuno sarebbe adottare nei riguardi di questa un approccio oltre che critico anche più consapevole del fatto che tale medium, se preso troppo sul serio, può essere origine di atrofia culturale, di opinioni stereotipizzate, e quindi di un omologato immaginario collettivo.

Concetta Vernazzaro