L’immagine… poesia: in mostra presso l’Apotheca artport
I caldi profili delle colline, dei pendii e delle marine si poggiano con sensuale delicatezza sulle tele per un’immersione totale nel paesaggio è la collettiva “L’immagine… poesia” in mostra presso l’Apotheca artport fino al prossimo 16 novembre. Lo spazio multidisciplinare di Nicola Fasano, medico prestato all’arte, accoglie nei suoi ambienti ospitali e minimali le opere di Salvatore De Curtis, Roberto Mantellini e Lucio Statti, tre artisti molto diversi tra loro per stile e prodotto ma uniti da un comune sentire, l’amore verso quell’orizzonte filmico che invade lo sguardo. «Ho pensato ad una mostra calda, autunnale, in linea con l’eleganza e la sobrietà dell’Apotheca artport ma vicina al contemporaneo». Così Fasano descrive l’evento, penultimo appuntamento della stagione espositiva e preludio di un calendario 2011 fitto e intenso; a breve, infatti, l’istrionico oculista puteolano aprirà un altro spazio, una naturale appendice delle ampie sale di via Solfatara, dove la filosofia della fruibilità e dell’ospitalità saranno centrali e affiancheranno un’agenda davvero interessante. Alle pareti bianche, sotto luci discrete, si collocano le opere, tutte recenti, dei tre artisti: si passa dei toni seppiati, plumbei e metallici di Statti, ai colori vivaci di Mantellini, che esalta Napoli nella sua più nota iconografia, con un’audacia cromatica che rivela l’animo festoso della città, passando per le nature boscose di De Curtis così cariche di mistero e sempre velate di pioggia da provocare nello sguardo dell’osservatore un umidore emotivo. La pennellata piena e vibrante si carica di talento e inventiva, aggiungendo al paesaggio rappresentato una nota personale che imprime al soggetto uno scenario intrinseco, una profondità altra costellata di emozioni e avventura, un invito a entrare nell’opera e iniziare il proprio viaggio. Il pubblico potrà così immergersi in quest’atmosfera onirica e fiabesca, ma anche berlinese e catalana, un’atmosfera tanto metallica quanto gioiosa, tanto febbrile quanto posata, tanto audace quanto pudica, una serie continua di ossimori che è preludio delle contraddizioni che caratterizzano l’esposizione. Una piacevole sorpresa lo attende alla fine, una ricchezza interiore fatta di note acri e salmastre, di figure ombrose, di stille solari, è l’alchimia che Fasano ha ricostruito con un allestimento semplice, strutturalmente efficace che esprime tutta la forza dei singoli lavori, in una mostra dove l’individualità e la personalità artistica degli espositori non inficia l’armonico risultato finale.
A cura di Rosaria Morra