L’ipotiroidismo subclinico
Una patologia poco nota è la ridotta funzionalità della tiroide, definita ipotiroidismo subclinico, giacché non è tale da dare una sintomatologia specifica e facilmente riconoscibile. Questa patologia interessa il 4-10% della popolazione generale, e raggiunge il 7-26% nella popolazione anziana, soprattutto donne. Perché è importante riconoscere e trattare questa condizione? Perché l’ipotiroidismo subclinico non è solo una semplice alterazione dei parametri ormonali, ma una vera patologia che, se non riconosciuta e trattata, può modificare la qualità e l’aspettativa di vita. L’ipotiroidismo subclinico, infatti, può aumentare il rischio cardiovascolare agendo sia sulla funzione cardiaca, sia favorendo l’iperlipidemia, aumento dei grassi nel sangue.
Questa ridotta funzionalità tiroidea spesso è conseguenza di un’infiammazione della ghiandola, nota come tiroidite cronica autoimmunitaria, e può associarsi ad altre patologie autoimmuni. Anche una tiroidite post partum può dare ipotiroidismo. Altre cause sono la terapia con iodio radioattivo, la chirurgia tiroidea e la radioterapia esterna del collo. Anche farmaci, in particolare, amiodarone, interferone e carbonato di litio possono provocare alterazioni della funzionalità tiroidea. Da ricordare, infine, tra le cause di ipotiroidismo, la carenza iodica.
Come possiamo riconoscere questa condizione? Non è facile. Solo il 30% dei pazienti riferisce una sintomatologia che può indirizzare il medico verso la diagnosi. L’altro 70% non lamenta sintomi, ma i rischi restano. I sintomi, quando presenti, sono essenzialmente: cute secca, astenia, adinamia, crampi muscolari, intolleranza al freddo, bradicardia, stipsi, ecc. Sono stati riscontrati anche disordini comportamentali come: disturbi cognitivi, depressione e instabilità psico-emotiva. Un lieve deficit di ormoni tiroidei può essere responsabile anche di una ridotta fertilità. In gravidanza, invece, può alterare lo sviluppo intellettivo del nascituro. Per quanto detto, è giustificato un controllo della funzionalità tiroidea a tappeto della popolazione adulta? No. Ma lo riteniamo doveroso nelle seguenti condizioni: gravidanza, pazienti con sintomi che fanno sospettare un ipotiroidismo, soggetti che assumono i farmaci ricordati in precedenza o che hanno avuto trattamenti pregressi della tiroide, anziani, cardiopatici, ipertesi e dislipidemici, indipendentemente dalla presenza di sintomatologia. Per i neonati il controllo della funzionalità tiroidea è di prassi.
Indagini essenziali per la diagnosi sono: dosaggio del TSH (ormone stimolante la tiroide), FT4 e anticorpi antitiroidei; basta un prelievo di sangue. Eventuali approfondimenti con test di stimolo sarà lo specialista a richiederli, se ritenuti necessari. In caso di ipotiroidismo il valore del TSH risulterà elevato. Fatta la diagnosi, l’insufficienza della ghiandola tiroide va corretta con terapia ormonale sostitutiva, cura da affidare, preferibilmente, all’endocrinologo.
A cura di Alfredo Salucci
Dott. Alfredo Salucci
Dirigente Medico ASL SA
Specialista in: Endocrinologia, Diabetologia, Farmacologia e Medicina del Lavoro
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