La griffe non fa la classe
Cara Rossella,
dovrei essere felice perché mio marito ha finalmente ricevuto la promozione meritata sul lavoro, ma questa bella notizia mi ha fatto sprofondare nell’angoscia più totale: ad una cena di lavoro cui sono stata invitata anch’io, le mogli e le compagne degli altri colleghi sfoggiavano abiti, borse, scarpe firmate e gioielli importanti e tra loro parlavano degli ultimi acquisti, con relativi prezzi esorbitanti. Io mi sono sentita una misera Cenerentola col mio abitino nero, la mia collana di perle coltivate, la borsa acquistata anni fa per un matrimonio… Insomma carente, meschina e sottotono, guardata come una povera disgraziata e forse anche per questo ho preferito isolarmi e non socializzare. Mio marito mi ha rimproverato di non aver legato con nessuna, di aver fatto scena muta ma non avendo le loro possibilità mi sono sentita inadeguata. Sicuramente a breve si ripresenterà una nuova occasione, cui ho deciso di non partecipare. Sbaglio?
Donatella
Cara Donatella,
sbagli a non partecipare. Disgraziatamente viviamo in una società consumistica che impone spesso l’idiozia dello “status symbol”, dell’oggetto “cult”, dell’omologazione ed ostentazione manifestate per mezzo di vari simboli, dall’abbigliamento al comportamento, dall’arredo al modo di porgersi. Tutto ciò comporta una perdita di gusto personale, ma per “sentirsi” qualcuno in società, per esprimere un bisogno di apparire, per comunicare l’alto stato sociale si è disposti anche a questo! Il problema fondamentale che questi “poveri ricchi” non riescono a focalizzare è che tutto ciò denota insicurezza, perché le persone che veramente nascono nell’agiatezza e nel benessere difficilmente hanno bisogno di “dimostrare” la loro provenienza, signorilità, conto in banca o cultura in tal modo! Quindi siamo sempre alla solita “querelle” : l’apparire è dunque più importante dell’essere? Pur di identificarsi nell’elitaria categoria sociale degli “invidiati” ricchi, o pur di apparire tali si è disposti non solo a sacrificare un intero stipendio per l’acquisto di una borsa griffata ma anche ad indossare o portare un oggetto, spesso, sfacciatamente falso. Che tristezza vestirsi per “essere”, per “convincersi” di essere, per farlo credere agli altri, per mostrare ciò che non si è ostentando un’immagine che spesso si rivela senza una profondità, senza un costrutto, senza un’anima. Solo una sembianza, un’apparenza, una maschera senza stile, un involucro senza classe e, ahimè, spesso senza gusto, imbastito solo per cercare di emergere, per cercare consensi o scaturire invidia ed ammirazione in persone dotate di pari quoziente intellettivo. Un look che spesso non ci appartiene, un modus per cercare un determinato soddisfacimento, un bisogno, un’esigenza,una ricerca di equilibrio con se stessi, per sopperire bisogni sempre più inespressi e nascosti.
Così si entra a far parte di un circolo vizioso, di un gioco pericoloso e frustrante da cui difficilmente si riesce a guarire, perché successivamente si viene attratti ed incantati dalla frenesia del nuovo acquisto, affetti dalla “bulimia” da acquisto del nuovo status symbol, della nuova griffe. Mia cara amica sii felice di non appartenere a questa categoria, di non essere ossessionata dal possesso di una borsa griffata, di una maglia dal logo altisonante, alienata dal firmato a tutti i costi e vittima inconsapevole della degenerazione dei consumi. Se sei dotata di charme ed eleganza non hai necessità di nessun orpello, non sei costretta a “travestire” te stessa e spersonalizzarti emulando le altre che cercano di rendere visibile una certa posizione sociale (di solito acquisita!). La vita non è una gara per cercare, attraverso questi mezzi di omologazione, il rispetto, la fama, l’onorabilità, l’appagamento esistenziale, la sicurezza, la tranquillità.
Ricorda che avere stile non significa vestire firmato, che se hai classe, puoi portare con eleganza anche uno straccio e che non basta comprare una borsa, un paio di occhiali o la scarpa di una famosa griffe per modificare un’esistenza poco appagante o mutare le sorti di un insoddisfacente percorso affettivo. Mostrati sorridente e sicura di te ai prossimi incontri con queste persone poco propense alla cultura ed al vero divertimento. Non solo guadagnerai sicurezza in te stessa ma anche stima da parte di tuo marito, dimostrando che la differenza tra te e loro è nella semplicità e nel buon gusto.
Rossella Argo
“Beati i semplici,
ad essi è segnata la strada
negata ai superbi dal cuore vuoto”.
Per chi volesse conttattare Rossella per un consiglio, basta semplicemente inviare una email a rossellaargo@gmail.com