La nave Ercole ed il mistero del tesoro dei Mille Sui fondali di Punta Campanella
Era il 4 Marzo 1861 quando l’Ercole prese il largo dal molo dell’Arsenale di Palermo per raggiungere Napoli. Salpò alle 12,55 con il suo “peso” di circa 450 tonnellate di stazza, precedendo gli altri dieci battelli a vapore che sarebbero partiti ognuno a distanza di tre ore. L’Ercole con le sue grandi ruote laterali era stato l’orgoglio dell’avanzamento tecnologico prodotto dalla dinastia borbonica, in particolare da Ferdinando II°. Le prime Navi a Vapore (di costruzione inglese) furono volute insieme ad altre poderose opere come la prima ferrovia e prima stazione in Italia (Tratto Napoli – Portici). Alle 5 del mattino del giorno dopo “l’Ercole” si trovò in piena tempesta ed affondò al largo del golfo di Napoli, nei pressi di Punta Campanella, portando con se nel fondo del mare quel dubbio della presenza a bordo del tesoro, che cento anni dopo avrebbe assalito Stanislao Nievo, nipote di Ippolito, vice intendente di Garibaldi che all’epoca dell’affondamento seguiva L’Ercole con la seconda nave partita da Palermo, La Pompei. Stanislao Nievo diede così il via ad una serie di tentativi di localizzare il vascello avvalendosi dell’aiuto di Gerard Croiset, un uomo di 60 anni che aveva una particolare capacità di veggenza, Croiset, senza dati precisi, ma solo con l’utilizzo di carte nautiche disse che l’Ercole si era spaccato a causa di uno scoppio provocatosi nel locale macchine. Secondo costui il relitto giaceva ad una profondità di 270 metri circa. Nievo decise di dar credito al veggente Croiset e cominciò le ricerche aiutato da Augusto Piccard, figlio di Jacques, che nel 1953 scese ed individuò a circa 240 metri al largo di Punta Campanella con il batiscafo Trieste, il relitto di un vascello con una grande ruota simile all’Ercole. I tentativi di portarlo su però furono tutti vani, i resti del relitto furono sbriciolati dalla forte pressione dell’acqua, anche una cassa metallica, simile a quelle della spedizione dei Mille, regalò a Nievo solo alcune pinze metalliche senza alcun valore. E oggi, a 114 anni di distanza, il mistero del tesoro dei Mille non è stato ancora chiarito.
A cura di Rosario Scavetta