LA PIGRIZIA CHE UCCIDE: 5,3 MILIONI DI MORTI ALL’ANNO
A quanto pare su 57 milioni di morti registrate nel mondo nel 2008, ben 5,3, cioè il 9%, erano collegate alla mancanza di attività fisica. A titolo di esempio, le stime dicono che il fumo ne ha causate 5 milioni nel 2000. Stare seduti la maggior parte della giornata, non camminare e non praticare sport non fa solo aumentare i centimetri del girovita, è ancheresponsabile del 6% delle malattie coronariche, del 7% dei casi di diabete di tipo 2 e del 10% dei casi di tumore del colon e del seno.
Questi dati, per quanto sconcertanti, sono coerenti con quelli emersi da un’altra ricerca pubblicata pochi giorni fa sul British Medical Journal, che concludeva che ridurre a 3 le ore che si passano seduti durante la giornata può allungare la vita di due anni. Gli autori dell’articolo di Lancet concludono che proprio con l’avvicinarsi delle Olimpiadi vale la pena riflettere sul fatto che se anche molti di noi non raggiungerebbero mai i livelli di eccellenza degli atleti in gara, basterebbero tra i 15 e i 30 minuti di camminata a passo veloce algiorno per migliorare notevolmente la nostra salute.
Anche la rivista Nature dedica uno speciale alle Olimpiadi e pubblica tra gli altri un articolo che punta il dito su una curiosa contraddizione. L’evoluzione umana è stata caratterizzata dallo sviluppo di uno scheletro in grado di sostenere la camminata e la corsa, per consentirci di cacciare e anche di fuggire dalle belve feroci. In un’epoca in cui la migliore arma a disposizione dell’uomo era la resistenza, usare il proprio fisico era l’unico modo per procacciarsi il cibo e si correva letteralmente per salvarsi la vita.
Questo è ciò che dovremmo tornare a fare, anche se a spingerci oggi non è più l’istinto di sopravvivenza, ma la considerazione che essere sedentari ci rende maggiormente suscettibili alle malattie. L’esercizio fisico, sostengono gli autori dell’articolo, rimane centrale per il nostro metabolismo basale e una proteina in particolare potrebbe avere un ruolo centrale nei cambiamenti fisiologici e psicologici legati all’attività fisica: il fattore neutrofico cervello-derivato, più noto con il nome di BDNF.
La produzione di questa proteina aumenta con l’esercizio fisico e ha effetti misurati sul cervello (migliora lamemoria, aumenta le dimensioni dell’ippocampo, aumenta le connessioni tra neuroni, frena i processi degenerativi) e sull’organismo (riduce il tasso di obesità e di diabete di tipo 2 nei topi, migliora il metabolismo). In sostanza, concludono gli autori, basta un piccolo sforzo per prevenire molti guai: l’esercizio fisico costa poco, le conseguenze della sua mancanza invece hanno un costo molto elevato.
di Redazione