La Rinascita
E sono scesa dove le voci non avverto più
immersa in una fantasia di colori
dove non ci sono più dolori.
Danzo nell’acqua avvolta
nel silenzio e nel mistero dei fondali
resta solo il mio nuotare
quasi fosse un batter d’ali.
E così lascio andare il mio pensiero
e nulla mi può più turbare
perché adesso
so cosa è necessario fare.
Mi lancio sempre in una nuova avventura
anche quando la vita mi sembra dura
perché penso che il sole
raggiunga anche quei mondi sommersi
e con i suoi raggi di luce
illumini e riscaldi
tutti i paesaggi riemersi
(Luisa de Franchis)
Nazim Hikmet
E’ considerato tra i poeti turchi più famosi . Nacque A Salonicco il 20 novembre 1901 ma la sua nascita risultò registrata un anno dopo. La sua famiglia di origine aristocratica era composta dal padre console turco anche lui autore di poesie e racconti e da sua madre una pittrice turca appassionata della poesia francese.
L’attività letteraria del poeta iniziò alla sola età di quattordici anni ed a diciassette anni pubblicò i suoi scritti su una rivista. Si confrontò con molti poeti turchi ma i sui “fari” furono il suo insegnante di letteratura ed il poeta Tevfik Fikret e Mehmed Emin.
Fu definito “comunista romantico” e durante la guerra d’indipendenza insegnò a Bolu facendo parte del partito nazionalista, che successivamente abbandonò. A causa della sua denuncia per il genocidio armeno fu costretto a lasciare la sua patria e si spostò in Russia dove accolse idee socialiste studiando anche sociologia all’Università di Mosca. Studiò i testi di Karl Max. Attraverso queste sue esperienze divenne comunista ed in questo periodo la sua vena poetica fu fervida.
SI sposò per la prima volta ma dopo poco il suo matrimonio fu annullato con un’amnistia.
Divenne ateo e antimilitarista. Il suo incontro con Lenin determinò il suo grande cambiamento ed a lui dedicò “Comunista” e “Voglio dirti due parole”. Alla morte di Lenin fu una sua guardia d’onore alla sua bara.
Tornato in Turchia aderì al Partito Comunista Turco, oltre a numerosi articoli, poesie si affacciò anche alle sceneggiature teatrali.
Nel 1929 a causa dell’affissione di manifesti politici fu arrestato e condannato a cinque anni di carcere. In carcere la sua attività letteraria fu instancabile fin al punto di scrivere nove libri di poesie in versi liberi.
Si risposò una seconda volta con una donna che aveva già dei figli e lavorò come rilegatore di libri per far fronte alle innumerevoli spese familiari.
Successivamente fu anche accusato di incitare i marinai alla rivolta attraverso alcune sue poesie. Fu torturato e nuovamente costretto al carcere, dove osservò per protesta lo sciopero della fame che gli causò problemi cardiaci che lo accompagnarono fino alla morte. Scontò dodici anni nel carcere di Bursa ed è qui che scrisse un altro capolavoro “Alla vita”.
Finalmente nel 1950 dopo aver subito il primo infarto, in seguito ad una’amnistia e all’ intervento di Pablo Picasso, Pablo Neruda Tristan Tzara, Paul Robenson, Jean- Paul Sartre, facenti parte di una commissione internazionale fu scarcerato.
Furono fatti due attentati alla sua vita ad opera del governo.
Si sposò una terza volta con una traduttrice che più volte durante gli anni del carcere gli aveva fatto visita e da lei ebbe un figlio Mehmet.
Ottenne la candidatura al Premio Nobel per la pace e vinse il “World Peace Council Prize”.
Nel 1951 tornò a Mosca ma sua moglie e suo figlio non lo poterono seguire ed il suo esilio lo fece peregrinare per L’Europa fino a giungere Roma città che poeticamente lo influenzò facendogli scrivere poesie sulla bellezza della città e sulle donne.
Rischiò di annegare attraversando il Bosforo su di una barca di notte con il mare mosso, ma fu tratto in salvo da una nave bulgara.
Chiedendo asilo politico in Polonia, rivendicando le origini polacche materne perse la cittadinanza turca, eleggendo la sua residenza in Urss. A Mosca gli fu concesso un alloggio ma non potè essere raggiunto dalla moglie ed il figlio perché il governo turco negò loro la possibilità.
Ebbe un secondò infarto ma viaggiò comunque in Europa, Sud America ed Africa, solo gli Stati Uniti gli negarono l’accesso per i suoi legami con i sovietici.
Raccolta di Poesie d’Amore sono il suo capolavoro che testimoniano la sua ricchezza di sentimenti ed impegno nella vita sociale.
Stabilitosi In Unione Sovietica scrisse una satira “Ma è poi esistito Ivan Ivanovic?”.
Nel 1960 dopo aver fatto annullare il suo terzo matrimonio sposò in quarte nozze Vera Tuljakova, ma quest’ultimo fu una breve unione a causa dell’aggravarsi delle sua condizioni cardiache che lo portarono ad una crisi ed alla morte sopraggiunta il 3 giugno del 1963.
Ha lasciato la sua traccia nel 2002 alla festa Mondiale della Poesia che ricade il 21 marzo di ogni anno, nel film “Le fate Ignoranti” dove viene menzionato.