La Scozia è pronta per l’indipendenza dal Regno Unito?
Ci siamo quasi, il 18 settembre 2014 non poi così lontano e per gli scozzesi sarà un giorno storico. Tra poco più di un anno, infatti, ci sarà il referendum per decidere circa le sorti della Scozia in termini di indipendenza dal Regno Unito.
Nonostante il Governo scozzese da anni stia inseguendo l’indipendenza, non sono poche le problematiche che si celano dietro ad un possibile esito positivo del referendum.
V’è da dire, inoltre, che la Scozia, a modo suo, già risulta indipendente dall’Inghilterra, dal Galles e dall’Irlanda del Nord.
In primo luogo, ha un proprio Parlamento, con un Governo ed un Primo Ministro. In secondo luogo, il sistema giudiziario è differente da quello dei “vicini”, ma , nel contempo, ne condivide la forte economia ed il sistema finanziario e la Monarchia.
In particolare, l’idea di un’indipendenza della Scozia è sorta già del 2007 quando lo Scottish National Party divenne il primo partito ed il Primo Ministro, Alex Salmond, cominciò a pensare ad una devoluzione massima o parziale delle funzioni parlamentari alla Scozia e, addirittura, alla totale indipendenza, ma soltanto con le elezioni del 2011 il riconfermato Salmond annunciò che un referendum per l’indipendenza della Scozia si sarebbe certamente tenuto.
Non pochi problemi, però, hanno inizialmente ostacolato il potere della Scozia di indire un referendum, in quanto la Costituzione del Regno Unito non conferisce alla stessa poteri di secessione. Tuttavia, con l’accordo di Edimburgo dell’autunno del 2012, il governo britannico e quello scozzese hanno firmato un patto in cui il primo conferiva al secondo il potere di indire un referendum consultivo al fine di decidere circa l’indipendenza scozzese.
Quanto alle principali problematiche che si prospettano nel caso in cui i cittadini dovessero decidere a favore dell’indipendenza, il primo riguarda i rapporti con la Monarchia. A tal riguardo Salmond ha affermato di rimanere soggetto alla Monarchia e che chiederà di poter far parte del Commonwealth.
Altra questione è quella economica, ci si chiede se la Scozia possa far fronte al debito pubblico o essere economicamente indipendente. Gli ultimi rilievi hanno dimostrato che in Scozia la spesa pubblica pro capite è più alta rispetto all’Inghilterra, ma le entrate fiscali risultano maggiori soprattutto grazie alla produzione di petrolio nel Mare del Nord.
Quanto alla valuta, si prospettano tre opzioni: mantenere la sterlina, creare una nuova valuta, adottare l’euro.
A tal riguardo, il Primo Ministro ha intenzione di mantenere la sterlina anche se ciò potrebbe comportare qualche forma di assoggettamento alla Gran Bretagna in termini di bilancio, ma nello stesso tempo, l’adozione di una nuova valuta, supportata dal partito socialista, potrebbe indebolire la Scozia.
Problema di non poco momento riguarda i rapporti tra una possibile Scozia indipendente e l’Unione Europea. Per alcuni, la Scozia, se dovesse diventare indipendente, dovrebbe iniziare i negoziati per poter entrare nell’Unione, per altri, farebbe automaticamente parte della stessa.
Ma vi è di più, un possibile esito favorevole del referendum metterebbe in pericolo, secondo alcuni Paesi dell’UE, la stabilità di alcune regioni europee. Si pensi ai movimenti indipendentisti in Catalogna o nei Paese Baschi per quanto riguarda la Spagna, o il Galles e l’Irlanda per quanto attiene alla stessa Gran Bretagna.
Stesso è a dirsi per i rapporti con le Nazioni Unite, atteso che il premier britannico Cameron paventa una marginalizzazione della Scozia indipendente.
Alcun problema si prospetta, invece, per la ricerca, visto che l’ottima reputazione delle Università scozzesi non pregiudicherà il flusso di finanziamenti esteri.
Tuttavia, secondo gli attuali sondaggi, ancora è presto per prevedere il risultato del referendum; cittadini, imprenditori, politici e personaggi famosi sono ancora divisi.
Non ci resta che attendere il 18 settembre 2014.
A cura di Rita Marsico