La svolta di Gucci: il piacere di vestire libero e romantico, lo stile è rinascimento rock
Dalla corte di Caterina de Medici allo studio 54: è un viaggio che parte dal Rinascimento e arriva allo street style quello della collezione Gucci per il prossimo autunno inverno. A volergli dare un titolo, si potrebbe parlare di Rinascimento rock. Ma è lo stesso direttore creativo Alessandro Michele a mettere le mani avanti, spiegando che nella moda “ci sono cose nuove e poi ci sono io che faccio sempre le stesse cose e non me ne vergogno”. Così, a scorrere le note filosofiche che accompagnano la sfilata – ispirate al pensiero rizomatico caro a Deleuze e Guattari – si capisce che l’ispirazione da cui nasce la collezione – la contaminazione come risorsa poetica, la reinvenzione del passato come chiave per aprirsi all’impensato – è la stessa delle collezioni passate, quelle che in un anno hanno trasformato Alessandro Michele da sconosciuto designer a nuovo idolo della moda. (di Gioia GiudicMa anche se il direttore creativo di Gucci sottolinea che in passerella “non c’è niente di nuovo, si vede palesemente che è la mia mano”, quella mano resta così fresca da lasciare comunque un segno potente, che è quello del contemporaneo, quello per cui “fare moda oggi non è seguire un diktat ma avere tante antenne”. E come quei rizomi che vanno a cercare linfa vitale in modo disordinato, così Michele ha spinto la sua ricerca stilistica dalle corti rinascimentali alla New York di Warhol. Ed ecco gli abiti con le maniche rinascimentali, le pellicce vaporose e coloratissime, gli abitini ad A, le cuffiette che si mettevano sotto le parrucche. Il tutto non è mai riproposto pari pari, ma sempre scombinato: così l’abito lungo da corte ha un numero sulla schiena, come quelli delle divise sportive, ma di cristalli, la pelliccia ha il retro con il disegno di una tigre sdraiata come un tappeto kitsch, il tailleur pantalone in broccato è abbinato alla mantella di lana con le ruches un po’ da zia, il chiodo da biker ha le spalle bombate che un po’ citano gli anni Ottanta un po’ echeggiano i costumi antichi. Così la tunichetta orientale ha un grande sole rinascimentale, l’abito lungo ha la gonna di tulle di vari colori e il corpetto monospalla con la manica bombata, quello rosso ha dei motivi bianchi e neri che citano il Dna del brand ma si porta con la collana da regina.
l viaggio di Alessandro Michele, iniziato nelle corti italiane, si è spinto fino a un loft di Brooklyn, dove lo stilista è andato a incontrare Trevor (ma si fa chiamare anche Trouble) Andrew,musicista, artista, ma soprattutto “un logomane folle”, tanto appassionato del marchio della doppia G da farsi chiamare ‘Gucci Ghost’. Un rappresentante dello street style che disegna fantasmini con il simbolo della maison fiorentina e usa la parola Gucci come sinonimo di cool. Con lui Alessandro Michele ha scelto di collaborare perché “appropriarsi dell’eco della nostra lingua mi è sembrato molto contemporaneo”. Così lo stilista ha preso dal suo ‘imitatore’ alcune suggestioni per poi pilotarle all’interno del suo discorso. E fa un certo effetto vedere il logo Gucci ridisegnato da uno street artist su borsette, shopper e bomber, ma anche sulla gonna a pieghe in duchesse di seta portata con il giubbino di denim da hipster. “Bel conflitto di interesse” scherza il creativo, alludendo alla riappropriazione di un simbolo e di quello che rappresenta nella cultura di strada.
Un fenomeno già in atto, tanto che Beyoncé per il suo ultimo video ha chiesto di usare il logo Gucci per un abito disegnato da altri. Se per Michele la pop culture che vive in strada rappresenta la nuova accademia, nel suo mondo convivono alcune ossessioni che prendono corpo anche nella collezione per il prossimo inverno, dalla passione per il colore – e per la prossima stagione ce ne sono tanti, dal rosso al verde mela, dal cipria al giallo canarino -, a quella per il decoro, dai motivi botanici ai richiami alle culture orientali. Questa volta attraversati da un richiamo ai volumi degli anni 80 ma un po’ sbilenchi, da una certa austerità ma come scimmiottata, proprio come in un viaggio immaginario che parte dalle corti rinascimentali per arrivare alla New York underground e ribadire un’idea libera e romantica della donna Gucci di oggi