Lampedusa, allarme immigrazione
Tunisini allo sbaraglio a Lampedusa con la voglia matta di andare altrove, di rifarsi una vita, di costruire qualcosa che li possa quantomeno gratificare. La solidarietà raggiunge un livello elevato in questi giorni: Lampedusa non li vuole; molti sperano nella Francia o nella Germania, in quanto consapevoli che in tal senso avrebbero almeno la possibilità di ricongiungersi alle proprie famiglie. Neanche Francia e Germania desiderano ardentemente la loro presenza. E’ un gioco; la palla viene lanciata in stato in stato, ma la situazione non si risolve. L’italia personificata nel presidente della Repubblica, deve sentirsi aperta ad accogliere i profughi, altrimenti che figura faremmo se solo si tornasse indietro nel tempo, a quando fummo noi ad emigrare all’estero? La prima e non unica cosa che mi viene in mente, a tale affermazione, è che comunque i fenomeni, o meglio , tali fenomeni di migrazione, vanno contestualizzati: non è possibile addentrarsi in così infelici paragoni! Si tratta di epoche diverse,ma soprattutto lo spirito che anima le persone è di tutt’altra natura. Con questo non si può certo dire o pensare fermamente che tutti coloro che stanno avvicinandosi alla nostra nazione siano degli scansafatiche, ma almeno ci si dovrebbe venire incontro. Lampedusa sta vivendo di battiti possenti, con il timore che qualcosa possa rovesciare ancor di più gli equilibri. Le condizioni d’igiene sono a dir poco pessime, il premier va e viene tenendo presenti le norme che regolano, in questi casi, il principio di immigrazione. I profughi andrebbero accolti nelle tendopoli, una delle quali è stanziata in Puglia; si afferma, inoltre, che anche il Piemonte, la Toscana, sarebbero disposte ad accoglierli; poi si ritratta, ancor poi si ritratta di nuovo l’esito negativo del colloquio nazionale. Insomma tutti parlano, ma nessuno li vuole! E’ difficile individuare una soluzione plausibile. Di contro, è alquanto semplice infierire dando voce alla mancanza di solidarietà che si sta manifestando, mettendo in mostra il proprio colore politico atto a manifestare la solidarietà negata. Ognuno cerca di salvaguardare la propria condizione, l’equilibrio economico, ammesso che vi sia, nelle proprie città; il turismo, la sanità, la comunità cittadina.. Sarebbe meglio, dunque, rifletterci, evitando atti di pretesa sconfinati nei confronti di altre regioni, cercando di essere maggiormente presenti e soprattutto , sarebbe meglio che, consci delle problematiche, i Tunisini tengano a mente i propri diritti e i propri doveri, ma che, in particolare, non si strumentalizzi questa vicenda affibbiandole un’identificazione politica, di cui non c’è affatto bisogno.
Francesca Morgante