Le Théâtre de la Vie personale di Van Den Driessche, fino al 17 marzo alla Galleria Monteoliveto
L’amore, la coppia e l’ironia si fondono in un’affascinante atmosfera felliniana, è “Le Théâtre de la Vie”, la personale di Jan Van Den Driessche, in mostra presso la Galleria Monteoliveto fino al 17 marzo (infoline 081 19569414 begin_of_the_skype_highlighting 081 19569414 end_of_the_skype_highlighting – www.galleriamonteoliveto.it – galleriamonteoliveto@gmail.com). La forte teatralità che permea l’arte del fiammingo rende le sue opere perfetta mistura di sentimento e finzione, tutto è soffuso, è misterioso, nulla è certo, i rimandi si imprimono sulla tela come le parole sul foglio, in un gioco di ruoli interessante e coinvolgente. Scheletri e ruote ricordano che il tempo dell’uomo non è infinito, e che la morte si aggira sinuosa e sospetta, pronta a cogliere di sorpresa, cappelli e trucchi marcati ricalcano l’atmosfera circense, mentre la coppia è l’assoluta protagonista di questo mondo surreale, magnificamente onirico. A dividere l’uomo e la donna c’è una catena, un prezioso cadeau che si trasforma in mortale cappio, tanto micidiale quanto dolce. «È sempre la donna a vincere sull’uomo, lei lo sfinisce, ma è talmente meravigliosa per lui questa “tortura” che si è pronti a ricominciare tutto ogni volta. È una lotta impari, perché si è destinati a perdere con loro, ma il piacere di viverle rende anche la sconfitta più dolce». Un grande amatore, di sicuro un appassionato d’arte, ad ogni livello, «è un artista completo ed eclettico, per questo siamo orgogliosi di poter ospitarlo alla Monteoliveto. E per lo stesso motivo -spiega Chantal Lora-, abbiamo voluto che partecipasse con la Galleria, appunto, al prestigioso Salone Internazionale di Arte Contemporanea in Costa Azzurra Art Monaco ’11 “where art meets glamour”, Forum Grimaldi, Montecarlo, in programma dal 31 marzo al 3 aprile 2011». I quadri, però, sono solo una delle tante espressioni di Jan Van Den Driessche che, laureato in Filologia romanza e professore associato, nonché appartenente a una terza generazione di pittori, è innanzitutto, come dice lui stesso in una raccolta di poesie del 1980, “un vieux loup, je deviens fou pour un homme être loup et devenir fou c’est … (grave?)”; le performances, infatti, sono il momento espressivo più importante, una catarsi anticipa l’atto creativo, ed è tale la cura e l’attenzione nell’organizzarla, da diventare essa stessa opera d’arte. «La personale di pittura del nostro Jan stimola un approccio filologico poiché si presta, infatti, ad una translitterazione che attraverso la suggestione dell’articolazione semantica consente di cogliere – ed etichettare – le opere più significative della raccolta -afferma Gennaro Oliviero, segretario generale dell’associazione “Amici di Marcel Proust” e curatore del “Giardino di Babuk”-. A gran parte delle tele di Jan si potrebbe apporre come sottotitolo, À la Vie, à la Mort (per la Vita, per la Morte), proprio perché, come è stato da altri scritto, il regista di questo “spettacolo espositivo” è la Morte e il suo assistente è Kronos, il Tempo». L’evento espositivo, presentato da Damiano Gedressi, rende la sede al primo piano dell’11 di piazza Monteoliveto uno scrigno temporale, dove la cultura fiorisce e l’arte diventa finalmente un’esperienza catartica, coinvolgente, umana, passionale e vibrante. Assolutamente da vivere.
Rosaria Morra