LEGALITA’, UNA PAROLA TUTTA DA SCOPRIRE
Se si dovesse comporre un elenco delle parole più abusate dagli italiani, con molta probabilità in pole position si troverebbe il termine “legalità”. Lo utilizziamo in tutte le salse, spesso a sproposito. Nel senso che invochiamo regole – per gli altri -, ma abbiamo “terrore per ciò che è normativo” (Hilary Putnam). Insomma, in noi prevale la contraddizione. Siamo degli eterni adolescenti a cui piace vivere “senza tetto né legge”, per parafrasare il titolo di un celebre film. Non è che il vocabolo legalità sia dei più semplici. Chi stabilisce la legalità ovvero le leggi? Nell’antica Grecia i Sofisti ritenevano la legge un trucco dei potenti per dominare i sudditi. E quante volte nel nostro bel paese abbiamo avuto“leggi ad personam”, create apposta per dare un “aiutino” a personaggi o caste privilegiate?
Teoricamente tutto quello che è legale dovrebbe essere giusto, ma nella vita di tutti i giorni tocchiamo con mano le tante iniquità che vengono dalla pseudo legalità. Insomma, “una legalità senza giustizia o almeno senza ricerca della giustizia è una legalità morta, senza speranza”. La giustizia, invece, non è altro che il riconoscimento del “suo a ciascuno”, secondo la definizione celebre del giurista romano Ulpiano. La questione è di definire cos’è il “suo” – quello che gli spetta, ciò di cui ha diritto – rispetto a ciascun individuo. E in questa complessa, non facile ricerca, s’insinuano i soprusi, gl’interessi di parte e via discorrendo. Tutte anomalie, vizi, che comprimono la libertà dei cittadini e mettono in discussione il bene comune. Se così è allora la lotta per la giustizia non è altro che una continua lotta per la libertà. In sintesi, per usare una felice espressione del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky: “Non c’è giustizia senza libertà di perseguirla; ma non c’è libertà senza una giustizia che meriti di essere perseguita”. Come non è possibile pensare che tutto ciò possa avvenire senza la “politica”, ovvero senza la partecipazione attiva dei cittadini alla “res pubblica”. Giacomo Ulivi era un giovane diciannovenne quando venne ucciso in un carcere fascista. Così concludeva la sua ultima lettera: “Ricordate, siete uomini, avete il dovere se il vostro istinto non vi spinge ad esercitare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, dei vostri cari”.
Non si può rimanere indifferenti o colpevolmente inermi difronte alle assurdità di norme inique. Bisogna avere il coraggio civico e morale di ribellarsi. Ma anche e soprattutto avere la maturità, la saggezza per poter fare gli opportuni e necessari distinguo. Per dividere le regole “giuste” dalle altre, da quelle “ingiuste” ci si deve impegnare nello studio, nel costante confronto con gli altri, non tralasciando la mediazione. Don Lorenzo Milani, nella sua scuola di Barbiana, insegnava ai suoi poveri allievi che se volevano difendersi dalle angherie dei potenti non potevano conoscere una sola parola in meno dei loro padroni. In caso contrario non si sarebbero mai emancipati rimanendo schiavi. C’è da dire che l’Amministrazione statale è spesso inefficiente sulla “leggibilità” delle norme. Non prova ad eliminare il cosiddetto “latinorum”, sottolineato dal Manzoni a proposito dell’avvocato Azzeccagarbugli, che rende le leggi incomprensibili ai cittadini meno eruditi e consente alla burocrazia senza scrupoli interpretazioni interessate. Anche sul piano educativo la poca chiarezza delle leggi non aiuta la formazione dei futuri cittadini. A tale proposito ben vengano le iniziative meritorie di gruppi sociali sensibili alle problematiche della legalità, ma la scuola italiana in tal senso deve fare di più e meglio, a partire dalla scuola dell’obbligo. Solo così, in alcune realtà del Paese, sarà possibile sconfiggere l’anti-stato, formato da organizzazioni malavitose che contendono alla Stato di diritto le prerogative della gestione del territorio, delle regole di convivenza civile, insomma della legalità.
Diverse considerazioni riportate in questo articolo sono state tratte dal bel testo di Augusto Cavadi dal titolo “Legalità”. Un volume della collana “Il Sindacalario” edita dalla Filca Cisl nazionale in collaborazione con l’editore De Girolamo di Taranto. Un’altra iniziativa degna di essere menzionata è quella dell’”Osservatorio sulla legalità”, promosso dall’Istituto di studi politici San Pio V di Roma. L’obiettivo dell’Osservatorio è quello di dare continuità e maggiore visibilità all’attività di ricerca e analisi dell’Istituto sui temi della legalità, favorendo la crescita del senso di consapevolezza collettiva intorno a principi e questioni di natura etica e giuridica. L’attività dell’Osservatorio si concretizza nel costante aggiornamento del portale web – www.osle.it – sulle “cronache” della legalità nel nostro Paese e nella pubblicazione annuale di una collana di materiali sulla cultura della legalità e dell’etica pubblica. Responsabile del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio è il prof. Giuseppe Acocella.
A cura di Elia Fiorillo