L’emancipazione femminile al giorno d’oggi
Affrontare la questione dell’emancipazione femminile appare, al giorno d’oggi, quasi un controsenso. È indiscutibile, infatti, che con la parità dei sessi le donne abbiano acquisito una maggiore consapevolezza della propria identità e una libertà di costumi senza pari. Si parla, addirittura, di una controtendenza e di una riscoperta, da parte di molte donne, del ruolo privilegiato di moglie e di madre, prima ancora che di professionista affermata. In effetti, nulla di sbagliato vi è nel desiderio di maternità e di cura della propria casa, soprattutto se si tiene conto di quanta importanza ha avuto, nelle lotte di emancipazione, la possibilità di scegliere e di decidere della propria vita e del ruolo da ricoprire in società. Proprio per questo, però, la libertà e l’indipendenza conquistate con grande fatica non devono tramutarsi in trappole pronte a relegare di nuovo la donna in una posizione di radicale disparità rispetto all’uomo. Numerosi sono gli stati di fatto presenti ormai da qualche tempo nella vita sociale di ogni singolo individuo che incontrano ancora delle difficoltà a integrarsi nel tessuto quotidiano. A causa di tradizioni fortemente radicate sul territorio, di vecchie credenze e, soprattutto, di cattiva o scarsa informazione, risulta tutt’oggi, sotto molti aspetti, inaccettabile che una donna single diventi madre o che un’altra raggiunga un successo sociale e lavorativo superiore a quello del proprio coniuge. L’emancipazione rischia così di diventare a tutti gli effetti una condizione negativa, sottoposta a pesanti pregiudizi piuttosto che essere fonte di privilegi. E la donna che tende a considerarsi tale, cioè emancipata, è esposta a critiche e, il più delle volte, giudicata una cattiva moglie o una madre inadatta perché interessata solo ed esclusivamente a una sua realizzazione personale. Ciò nonostante, centinaia sono gli esempi di donne che, pur amando il loro lavoro, non trascurano la loro famiglia né smettono di pensare alla loro casa. Proprio questa, dunque, sembra essere la soluzione al problema: la capacità a non soccombere alle etichette sociali che, nello specifico, limitano inevitabilmente la donna entro i confini di un ruolo prestabilito. Tanto più che l’odierna società italiana sembra essere scossa da importanti cambiamenti epocali e pronta a concedere uno spazio sempre maggiore, e una maggiore fiducia, a donne dotate di inestimabili qualità e che, pur ricoprendo ruoli prettamente maschili, non rinunciano alla loro natura di donna. È a questi modelli cui bisogna fare riferimento, alle tante Marcegaglia, Camusso e Bindi che, con la forza dei loro valori e la convinzione delle loro idee, si sono fatte strade in un mondo di uomini pur mantenendo fede a se stesse e dimostrando che conciliare lavoro e famiglia è possibile.
A cura di Rosamaria Cinquegrana