L’estate adosso e i giovani di Gabriele Muccino
In una piovosa domenica settembrina, la senti “L’estate addosso”!
Tutti abbiamo vissuto un’estate della vita in cui abbiamo creduto essere i padroni del mondo, con la voglia di libertà ai massimi livelli, con quella certezza giovanile che al rientro da “quella” vacanza, tutto sarebbe cambiato con la stessa ostinata determinazione di chi stava vivendo a mille, quei giorni spensierati.
Il film, ultima produzione mucciniana, presentato al Festival di Venezia racconta la storia di due neo diplomati, che per una serie di vicissitudini, si ritrovano in vacanza nella più bella San Francisco, ospiti di due ragazzi gay.
L’approccio di Maria e Marco, gli italiani, con i due innamorati americani, non è dei più felici, alla notizia della storia d’ amore tra questi ultimi.
E allora, in un primo momento viene fuori il bigottismo italiano, il vivere in uno schema predeterminato non dall’individuo, ma da un mondo circostante che, spesso, limita la volontà di concretizzare il proprio essere e le proprie passioni. Nonostante il bigottismo americano, i due gay hanno raggiunto la stabilità del loro amore, attraverso sacrifici e la rottura schematica del preordinato familiare, con coraggio e determinazione. Il confronto tra i quattro diventa lo spunto per vivere nella massima libertà assaporando emozioni mai vissute prima di allora, soprattutto da Maria, cosiddetta “suora” da tutti i suoi compagni di scuola e non. Gli eventi si susseguono tra confidenze, nuove esperienze, scoperte interiori e puntate vacanziere in luoghi bellissimi, dove in estate ci si sente altro, tanto da credere che sia per sempre. Ma la vacanza americana volge al termine e ciò che si è detto, quello che ci si è promesso, diventa un ricordo indelebile da portare nel proprio cuore. Forse quelle persone non si vedranno per il resto della vita, ma la vita comunque assume, soprattutto a venti anni, una connotazione diversa, quando hai vissuto con consapevolezza la tua Estate addosso.
A cura di Giovanna Falvo