Maxivertice a Washington: trovato accordo per la sicurezza nucleare
Buone notizie giungono dal “Nuclear Security Summit” che si è svolto la settimana scorsa a Washington e che ha visto impegnati i leader di 47 Paesi, con Obama nella figura di organizzatore dell’evento, che è stato il più grande vertice mai ospitato da un presidente americano, se si esclude quello del 1945 a San Francisco dove furono gettate le basi per la creazione delle Nazioni Unite.
Il presidente americano ha fortemente voluto questo evento per discutere di sicurezza e terrorismo nucleare, cercando di dare una soluzione ai problemi che riguardano la sicurezza interna di ogni singolo stato ed in più gettare le basi per affrontare la minaccia rappresentata dall’uso di armi atomiche da parte dei terroristi, che lo stesso Obama ha definito “il maggior pericolo per la sicurezza di tutto il pianeta”.
Tra i leader presenti a Washington c’era anche il premier Berlusconi, che però non ha avuto incontri bilaterali con il presidente americano, a differenza dei leader di Giordania, Malesia, Armenia, Ucraina, Kazakistan, India, Pakistan, Sudafrica e Cina.
Tra i temi affrontati c’è anche una delle questioni centrali su cui verte la politica estera di Obama, cioè l’Iran e la necessità di avviare sanzioni contro il governo di Teheran, reo di non rispettare gli obblighi dei trattati di non proliferazione nucleare ed è proprio da quest’ultima tematica di discussione che vengono le buone notizie. Infatti, c’è stato un grosso segnale di condivisione degli intenti americani da parte del presidente cinese Hu Jintao che, a dire il vero, ha un po’ sorpreso tutti, dato che i rapporti negli ultimi tempi fra Cina ed USA si erano alquanto raffreddati.
I due Paesi hanno annunciato l’intenzione di lavorare insieme sulle sanzioni contro l’Iran, con incontri e consultazioni attraverso i canali delle Nazioni Unite, dove, lo ricordiamo, all’interno del Consiglio di Sicurezza hanno il diritto di veto insieme a Russia, Gran Bretagna e Francia.
L’apertura di Pechino presenta però alcune limitazioni, come sottolineato dal vice ministro degli Esteri, Cui Tiankai, che prima delle sanzioni ritiene che “il dialogo ed il negoziato siano il modo migliore per affrontare il problema”.
Sulla questione Iraniana si è espresso anche il presidente francese Sarkozy, che ha chiesto che i provvedimenti contro Teheran vengano presi entro “aprile o maggio, ma non più tardi”.
Intanto l’Iran ha presentato alle Nazioni Unite una protesta ufficiale contro quello che ha definito un “ricatto nucleare” da parte degli Stati Uniti, che nei giorni scorsi avevano stabilito nuove regole secondo le quali non si possono usare armi atomiche contro i Paesi che ne sono privi o che rispettano il trattato di non proliferazione (cui l’Iran trasgredisce).
Ma aldilà dei singoli scontri, dal comunicato finale del summit emerge una positiva comunità di intenti per la messa in sicurezza dei materiali radioattivi entro quattro anni ed un sempre maggiore impegno collettivo per aumentare la sicurezza del pianeta contro la minaccia del terrorismo nucleare.
La Russia, inoltre, per mezzo del ministro degli Esteri Lavrov, ha firmato un accordo in cui si impegna a destinare 2,5 miliardi di dollari all’eliminazione di 34 tonnellate di plutonio dal suo programma di difesa ed Obama dal canto suo ha comunicato l’accordo col Canada per creare un fondo di 10 miliardi di dollari per aumentare la sicurezza nucleare.
Messaggi positivi, dunque, emergono dopo la conclusione del summit per quanto riguarda la futura sicurezza globale, il tutto a pochi giorni dallo storico accordo “Start 2” con cui Obama ed il presidente russo Medvedev hanno ridotto del 30% le testate nucleari dei rispettivi Paesi.
Non ci resta che sperare che questo sia solo l’inizio di una fase storica dove il dialogo la faccia da padrone.
di Mario Sabljakovic