Meglio il Perdono
Cara Rossella,
sono stata abbandonata da mio padre quando avevo 5 anni e da allora di lui non ho più avuto notizie. Picchiava mia madre e me, giocava ai cavalli, beveva, ha vissuto sulla spalle di mia madre fin quando se ne è andato con un’altra donna. Ho sentito molto la sua mancanza, malgrado tutto, specie nell’età dell’adolescenza, quando,chiusa per giorni nella mia stanza, non volevo vedere nessuno , sperando che prima o poi si rifacesse vivo, invidiando le amiche che avevano un padre vicino, piangendo quando vedevo per strada i papà con i figli accanto, pensando alla sensazione che si prova, immaginando, sognando un padre…Questo abbandono mi ha fatto crescere insicura, mi ha segnata per la vita, facendomi sentire “indesiderata” da piccola e da adulta. Meglio averlo morto. Invece di sapere che un genitore esiste ma non ti vuole! Non mi sono sposata, i miei rapporti con gli uomini sono conflittuali, ho poche amicizie, conduco una vita appartata ed a quasi 35 anni mi sento una vecchia. Mesi fa, dopo la morte di mia madre, una parente mi ha detto che ha rivisto quel “signore,”mio padre, per strada, irriconoscibile, e trasandato. Mi ha raccontato che vive di stenti in un ospizio, che è molto malato e solo. Da allora sto male, pensando al male che ha fatto sia a noi che a lui.
Alessandra
Cara Alessandra,
la sensazione che traspare dalla tua lettera è che, nonostante la ferita lacerante che il suo rifiuto ti ha causato, tu abbia per lui un sentimento. Fa male solo a te stessa rispondere con odio, disprezzo,risentimento o indifferenza al suo abbandono e penso che egli, adesso, nel momento più triste della sua vita, solo e malato in un ospizio, si sia reso conto dell’errore che ha commesso. Non è semplice né il compito di un genitore né quello di un figlio, specie in un momento come questo, quello del “recupero” di un affetto. Spetta al più consapevole, al più equilibrato fare il primo passo…Fra genitori e figli esistono legami profondi, delicati, complessi. Solo tu sai se questo legame si è definitivamente spezzato o se, malgrado tutto, è possibile mediare, riparare, superare e infine assolvere. Oppure se, celandoti sotto il disprezzo e l’indifferenza, continuare ad accanirti, infierendo, punendo, “giustiziando” tuo padre alla fine della sua vita, ora che, vecchio,malato, solo e sicuramente pentito, è finito in un ospizio, alla mercé di perone che non conosce. E non è un castigo questo, il più feroce e tremendo ? Nemmeno vicino alla morte lui ha possibilità di tendere una mano, per andarsene serenamente. Mentre tua mamma è stata da te amata e da accudita sino alla fine, lui sta espiando amaramente, ridotto a questo calvario. Non scrivo queste cose per condizionarti, forzando la tua scelta, per indurti alla compassione, all’indulgenza. Non esiste un “perdono” obbligatorio. Ti consiglio solo, in questo momento, di allontanare da te il “giudizio” e di meditare sui tuoi sentimenti più reconditi. Già il fatto che tu mi abbia scritto, significa che un dubbio nel cuore non ti ha fatto chiudere definitivamente con lui, che uno spiraglio ti sta facendo riflettere, in nome di quell’affetto desiderato, di quella nostalgia,di quella voglia di rivedere uno sguardo che, forse nel silenzio, ti chiederà perdono. Pensa e considera senza rimuginare, libera da ogni dipendenza, senza lasciarti suggestionare da rimorsi, rimpianti o legami e ricorda che c’è differenza tra il perdonare e il tornare sui propri passi.
Puoi cominciare tu, con grande umanità e comprensione, a riflettere se perdonare le sue colpe, malgrado il dolore subìto e, ancor più importante, a dimenticare.
Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che, quel prigioniero, eri tu. (Sacre Scritture)
Rossella Argo
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