MGMT: LA NUOVA FRONTIERA DEL GENERE NEO-HIPPIE
Con furore da Brooklyn, eccovi la band statunitense che sta ipnotizzando le nuove generazioni di tutto il mondo. Nati nel 2006, prima sotto il nome di “The Management” ed ora riconosciuti sotto l’abbreviazione di MGMT, il gruppo è composto dai quattro musicisti: Andrew Vanwyngarden ovvero la voce, insieme a Benjamin (Ben) Goldwasser; e poi James Richardson, Matt Asti e Will Berman.
Tutto iniziò quando Ben ed Andrew frequentavano la Wesleyan University: durante il loro anno sabbatico, nel dicembre 2002, iniziarono a confrontarsi in merito ai loro gusti musicali. Un loro vecchio video postato su Youtube , intitolato “MGMT- THIS MUST BE THE PLACE(TALKING HEADS)”, testimonia già il loro talento nell’interpretare, con un’elettronica multiforme poco esplorata, quella che è la vecchia versione del 1984 dei TalkingHeads; e dal video a quanto pare ci riescono efficacemente. Agli esordi sperimentarono il noise rock e l’elettronica, prima di stabilirsi sul genere che David Marchese di Spin magazine definisce “il loro attuale tipo di pop psichedelico multiforme”.
Nel 2008 ottengono l’etichetta della Sony/Columbia Records che firma loro un contratto milionario per quattro album; introducono così, nel 2008, “Oracular Spactacular “, un album dalle influenze rilevanti dei Flaming Lips, che ha scatenato una vera e propria rivoluzione ad ampio raggio, dall’America, all’Europa sino all’Australia. Un album, quest’ultimo, che fa loro conquistare le più importanti ribalte internazionali. Non casuale, poi, è la loro scelta che presenta numerosissimi richiami alla psichedelica stravagante e sognante dei famosi anni Sessanta.
La peculiarità di questa band e del suo relativo successo ottenuto nel giro di poco più di un anno, risiede probabilmente nel loro spirito neo-rave e neo-freak. Risulta peraltro difficile inquadrarli in un preciso genere musicale, in quanto quest’ultimo non esiste ad essere pignoli. La chiave degli “MGMT” risiede soprattutto nella loro trasversalità, nella loro pura indifferenza per divisioni di genere, di tradizione. Con i loro album, tutto ha lo stesso valore, tutto si colloca su un piano di completa simultaneità, dove niente è davvero passato, niente è del tutto presente. La melodia assume un carattere multiforme, iper-astratto ed è difficile non perdersi nella loro euforia e nel loro misticismo caratterizzante soprattutto le canzoni “4th Dimensional Transition” e “The Handshake”, in netta contrapposizione con i pezzi più danzerecci come “kids” ; per non parlare del singolo “Electric Feel” dove addirittura l’affascinante scenografia ricreata nel video dà all’ascoltatore-spettatore un senso simbiotico caratterizzato da sensazioni, ambiente e melodia, del tutto unico. Nel pezzo suddetto, in cui vi si apre una vera e propria festa in un bosco vi è come un cortocircuito temporale, in cui Prince, Michael Jackson e Rod Stewart si mettono a jammare, fingendo di essere i Bee Gees, dopo aver bevuto (o ingerito) qualcosa di molto ubriacante; probabile poi che il vero eproprio fulcro del video vi è nel liquid flow, visibile a metà canzone,che rende il tutt’uno fluorescente.
Insomma, basta osservare scrupolosamente i contenuti dei loro video, dei loro concerti per dare un’idea del loro stile; i cani vestiti in maniera del tutto buffa, le vesti larghe con stampati a fiori, le fasce dai registri roboanti che Andrew indossa sempre sui palchi, la presenza del liquid flow e delle ambientazioni naturali ed innaturali, sono tutti dati sicuramente molto utili a far sì che ci si faccia invadere dai loro suoni del tutto originali rispetto alla musica “giovane” di altri competitors. E chissà potrebbero aver lanciato una nuova tendenza, quella di cantare nei boschi, in compagnia di allegri animali; senza dubbio un consiglio è quello di collegarsi immediatamente al loro sito web e lasciarsi avvolgere dal fascino di una delle band più in voga del momento.
A cura di AlessiA Viviano