Napoli, arresti per la crisi rifiuti
In 14 sono finiti in manette nella giornata di ieri in merito alla gestione della “crisi rifiuti” in Campania. L‘ipotesi su cui è incentrata la nuova inchiesta della Procura di Napoli accusa le persone in stato di fermo di aver riversato direttamente in mare il percolato proveniente dai depuratori campani.
Tra le persone arrestate ai domiciliari figurano, fra gli altri, anche l’ex commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, il prefetto Corrado Catenacci, la dirigente della protezione civile Marta Di Gennaro, vice commissario ai rifiuti durante la prima gestione di Guido Bertolaso, e Gianfranco Mascazzini, dirigente del ministero dell’ambiente.
Custodia in carcere invece per il manager della società Hidrogest Gaetano De Bari e l’architetto Claudio De Biasio.
L’ampia indagine vede fra fra gli indagati, per i quali la Procura non ha chiesto provvedimenti restrittivi, anche l’ex presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e il suo ex capo della segreteria Nappi, oltre che l’ex assessore regionale all’ambiente Luigi Nocera.
Gli investigatori hanno inoltre acquisito degli atti, sia in Regione che in Prefettura.
Le accuse ipotizzate vanno dalla associazione a delinquere al traffico illecito dei rifiuti.
Un’accusa alla difficile risoluzione dell’emergenza rifiuti che ormai si ripete da tempo è mossa dal procuratore Giandomenico Lepore, che dichiara : “Con i rifiuti è sempre emergenza da sedici anni perché, credo, manca la volontà delle forze politiche di risolvere il problema. Si parla tanto, ma si trovano solo soluzioni tampone”.
Le sudette ordinanze, chieste dai pm del pool Ecologia della Procura coordinato dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, sono state emesse dal collegio dell’ufficio gip presieduto da Bruno D’Urso. I giudici, che non ritengono sussistenti al momento gli indizi per il reato di disastro ambientale, definiscono “obiettivamente scellerata” la decisione di conferire il percolato nei depuratori campani.
L’attività di depurazione dei rifiuti, infatti, secondo l’ipotesi della Procura, sarebbe stata “meramente apparente” e la gestione degli impianti di depurazione sarebbe avvenuta in maniera “assolutamente lontana dagli standard” grazie anche alla “stretta complicità di soggetti privati e pubblici”.
Tutti gli indagati, comunque, avranno diritto di replicare alle accuse negli interrogatori davanti ai magistrati. Nell’apprendere la notizia, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha espresso “rammarico” per il coinvolgimento di Mascazzini mentre l’europarlamentare di Idv, Luigi De Magistris, chiede “discontinuità politica in Campania”.
Il capo della Protezione civile, invece, il prefetto Franco Gabrielli, evidenzia che si tratta di “esiti di inchieste passate” ma che “ovviamente la cosa non ci fa piacere per le persone coinvolte che conosciamo e stimiamo” ribadendo la fiducia nell’avere presto un po’ di chiarezza. L’indagato ed ex governatore Bassolino rivendica la sua “estraneità” alla vicenda, confermando “fiducia” nella magistratura.
Infine le parole amare dei Verdi campani: “Questa estate ci eravamo anche incatenati fuori dai depuratori per denunciare lo scandalo della loro gestione e l’inquinamento che producevano. Purtroppo avevamo ragione. Ci vorranno anni per riqualificare e riorganizzare il sistema di depurazione campano ed in particolare quello della provincia di Napoli e Caserta”.
A cura di Mario Sabljakovic