NOBEL PER LA PACE : PREMIATE TRE DONNE, SIMBOLO DELLA PRIMAVERA ARABA E DELLA LOTTA NON VIOLENTA PER LA CONQUISTA DELLA DEMOCRAZIA.
Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkul Karman : 3 donne e dal 7 ottobre tre nobel per la pace. La scelta, secondo il comitato per il Nobel, rappresenta un riconoscimento per l’impegno verso il rafforzamento del ruolo femminile, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, motivata dall’attivismo indirizzato verso la difesa della democrazia, la loro lotta non violenta in favore della sicurezza delle donne e del loro diritto a partecipare al processo di pace. Ellen Sirleaf, nonostante rappresenti un personaggio discusso per le scelte politiche degli anni ’90 (appoggiò infatti la ribellione sanguinaria Charles Taylor contro il presidente Doe, per poi presentarsi alle elezioni da avversaria dello stesso Taylor nel 1997), è la prima presidente donna di uno stato africano; Leymah Gbowee è un’attivista pacifista ; la Karman invece si occupa di diritti delle donne e democrazia nello Yemen, paese negli ultimi mesi in preda a gravi conflitti sociali e politici.
Ellen Sirleaf, classe 1938, a 72 anni, è la prima donna a guidare la Liberia e per questo considerata la donna della “Nuova Africa”. Tre le tre vincitrici è certamente la più controversa e chiacchierata, non solo per le scelte che la videro protagonista contro il presidente africano Doe, che le costarono una condanna a dieci anni di reclusione, mai scontati grazie all’espatrio negli Stati Uniti, ma anche per il fatto che negli anni di esilio ,assunse ruoli di responsabilità ai vertici di importanti istituti di credito e della Banca Mondiale. Caratteristica questa, che secondo Maso Notarianni di Emergency, non è molto compatibile con l’idea pacifista, essendo spesso le decisioni sui trasferimenti di denaro degli organismi internazionali alla base di scontri e conflitti tra stati e comunità.
Sicuramente, più ben vista è Leymah Gbowee liberiana anch’essa, avvocatessa per i diritti femminili, militante pacifista di circa ottanta anni, che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese sino al 2003. “La rossa”, soprannominata così per via della carnagione chiara, nota anche come la “guerriera della pace”, è ricordata per l’iniziativa che perse il nome di “sciopero del sesso” e che costrinse il regime di Charles Taylor ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace. Tra i suoi ultimi impegni, la pubblicazione di un’autobiografia dal titolo: «La forza dei nostri poteri: come le comunità di donne, la preghier e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra».
Il terzo premio nobel è invece destinato a Tawakkul Karman, leader della protesta femminile contro il regime yemenita. Classe 1978, è la più giovane delle premiate, ha tre figli e come scopo la difesa dei diritti umani ad ogni costo. Giornalista e fondatrice dell’associazione “Giornaliste senza catene” , milita da sempre nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo di opposizione al regime yemenita. A gennaio di quest’anno, a causa della sua ostinata resistenza al regime, è stata arrestata, ma prontamente rilasciata sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone. L’attivista , si è dichiarata molto felice del riconoscimento, che ha voluto dedicare ai giovani della rivoluzione in Yemen e al popolo yemenita : “”Non lasceremo che la nostra rivoluzione resti incompleta – ha detto – vogliamo uno Yemen democratico e moderno e continueremo il nostro movimento pacifico”.
L’auspicio espresso dalla Commissione per il nobel, è che questo riconoscimento “aiuti a porre fine all’oppressione delle donne, che ancora esiste in molti Paesi, e a realizzare il grande potenziale che le donne possono rappresentare per la pace e la democrazia”.
A cura di Flavia Sorrentino