Otto centimetri di morte
Una lama d’acciaio per fermare il tempo di una vita, è “Otto centimetri di morte. La fine del sogno di Luigi Sica”, l’esordio letterario di Giuliana Covella, edito da Guida. La giovane giornalista partenopea, laureata in lettere moderne, si cimenta nella stesura di un testo di denuncia, di cronaca, di speranza, asciutto, immediato, vivo, mai lacrimevole, giusto, in grado di raccontare la storia del “piccolo Maradona” senza sterili moralismi, bensì portando alla luce una realtà che può essere un monito, come quello del Cardinale Crescenzio Sepe, a pochi giorni dal tragico evento, a “lasciar cadere i coltelli”. «Conoscevo Luigi, i suoi sogni, le sue aspirazioni, la sua onestà, forse stonata, per la società, con il clima del quartiere. Quando quella sera lo vidi, mi salutò con un sorriso, come faceva sempre -ricorda l’autrice-. Mai avrei pensato che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto. Anna, sua madre, mi chiese di raccontare la sua storia, per far sì che non cadesse nell’oblio». Sedici anni appena, passati tra il basso della nonna e il piccolo appartamento alla rione Stella, tra l’erba del campo di Piscinola e la fabbrica di borse, il corso serale della “Flavio Gioia” e il marciapiede di fronte la pasticceria Mimosa, fino a quando, proprio su quel marciapiede, una lama di otto centimetri non gli spezzò la vita, quella sera del 16 gennaio 2007. Covella lascia che sia Luigi a raccontare la sua storia, a ricordare quella troppo breve esistenza, come solo un ragazzo di sedici anni sa fare, con le canzoni ancora in testa, l’amore, le aspirazioni per un futuro che non saggerà mai; un espediente che rende la lettura piacevole, mai scontata né banale, lasciando percorrere le centotredici pagine con sorprendente velocità. Una scrittura chiara e uno stile scarno regalano alla storia il sapore di una sceneggiatura, dove luoghi e persone sembrano fermati in piccole istantanee, senza colore, in un elegante bianco e nero. Ad aprire il testo la prefazione shock dell’ex padrino del Rione Sanità, ora collaboratore di giustizia, Giuseppe Misso. Il pentito di camorra vuole far capire ai tanti giovani che spesso si perdono per strada quanto il guadagno facile, l’irrisorio valore dato alla vita e l’incapacità di sacrificarsi per uscire da quel letale circolo vizioso chiamato criminalità, siano la armi più comuni per morire; la quotidianità, quell’insieme di abitudini costanti e spesso logoranti di cui è fatta la vita delle persone comuni è l’unico autentico atto eroico che si possa compiere. A chiudere il libro, invece, l’intervista alla madre di Luigi e a Vincenzo Pirozzi dell’associazione “Sott o’ ponte”. Il vuoto che quel vivace e armonioso ragazzo ha lasciato nella famiglia, tra gli amici, e nella società, facendone arrivare l’eco anche oltreoceano, è ora ricordato da un piccolo altarino, spesso nascosto dalle macchine, ma ben visibile da chi gli affida una preghiera. Le parole di sconforto per quella perdita riempiono le lettere che gli intimi hanno affidato alle pagine de libro di Giuliana Covella: brevi stralci d’emozione che pur rivolgendosi a Luigi, parlano ai giovani, ai loro genitori, alle Istituzioni e a tutti gli attori di questo spettacolo chiamato società. Il libro, uscito di recente, sarà presentato ufficialmente martedì 18 maggio presso la saletta rossa di Guida a Port’Alba; all’importante evento presso la storica location che ha visto i più importanti protagonisti della letteratura contemporanea presentare i propri scritti, prenderanno parte il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, lo scrittore Maurizio De Giovanni e l’avvocato penalista Michele Capano. A moderare l’incontro sarà Giuseppe Porzio, redattore di Canale 8.
A cura di Rosaria Morra