Palermo
Non solo voci alla Vucciria.
Il fu celebre pittore Renato Guttuso, artista indiscusso, vanto della cultura internazionale, lo immortalò in uno dei suoi capolavori assoluti: la Vucciria, antico mercato di Palermo. Un pezzo di storia che si snoda nel cuore della città, la sua origine risale addirittura al 1200, con l’arrivo dei mercanti provenienti da altri porti italiani. La “Vucciria”, termine derivante dalla parola “voci, confusione, è l’emblema stessa della città, con la forza delle sue voci a strapiombo o se preferite a squarciagola, che si perdono lungo un percorso degno di un Suk arabo dai mille volti e colori. Un intrigo di vicoli, di piazzette, di scalinate, un frastuono oltre ogni immaginazione, il brulichio costante della gente. Tutt’intorno un carosello di colori che lascia senza fiato, una coreografia perfetta da kolossal della cinematografia americana. Qui tutto è in bella mostra, piramidi altissime di ortaggi, pescespada sistemati sui banchi in un groviglio di spade, tonni giganti. I venditori sono il pezzo forte, i lori forti richiami invitano turisti e residenti ad assaggiare “stigghiole, panelle, panini con la meuza, cassatelle, ecc”. Le loro cantilene arabe, sono richiami ancestrali. E’ la storia che sfila davanti a se stessa, un quoditiano rincorrersi di emozioni e tradizioni, che fanno la felicità dei turisti. Questa città è una delle mète europee più ambite, soprattutto per la sua monumentale bellezza. Russi, francesi, polacchi, in rigoroso ordine sfilano davanti alla storia, estasiati dalla vista dei palazzi nobiliari di un’aristocrazia che ha sicuramente conosciuto momenti migliori. La “Vucciria” si estende tra via Roma, la Cala, il Cassaro, le vie Cassare, la piazza Caracciolo e la via Maccheronai, all’interno del mandamento di Castellammare del Golfo. Un vecchio detto palermitano recita così: tu parlerai quando il pavimento della Vucciria sarà asciutto. Palermo, una “Versaille” italiana, presente nel firmamento della bellezza di ogni tempo.
A cura di Salvatore Cutolo