Par condicio
Una vera e propria patata bollente ha invaso il globo della comunicazione televisiva in questi giorni: si parla di par condicio. Medesima, equivalente , simile condizione ( volendo considerare l’espressione letteralmente) che deve, in tal caso, riguardare tematiche di approfondimento politico per la messa in onda di trasmissioni che il cda Rai annuncia temporaneamente sospese. Nel mirino? Annozero, Ballarò, l’Ultima parola… Perché mai concentrarsi su questo fronte? Innanzitutto la risposta degli addetti ai lavori si staglia come uno striscione di protesta: assenza di democrazia, nessuna libertà di stampa. I conduttori dei suddetti talk-show replicano aspramente esplicitando la propria indignazione circa il provvedimento che, a loro dire, intaccherebbe l’indice di gradimento e così le diverse sorti dei programmi in questione. Il cda fa riferimento a una norma varata dal governo presieduto da D’Alema nel 2000 ( che interviene, ora, sottraendosi alle accuse e ritenendo l’applicazione della norma stessa errata in tale circostanza) la cui affermazione, oggi, si riferisce alla seconda fase della campagna elettorale.. Non ci si è soffermati a lungo su questa vicenda che, tuttavia, delinea la presenza di un gruppo d’informazione folto e preponderante. Il problema c’è ed è evidente, ma c’era sino a poche puntate fa, quando l’informazione non appariva affatto debilitata, anzi sembrava approfondire politicamente ogni cavillo riguardante il governo del nostro paese. L’informazione è il motore delle nostre menti, è ciò che stimola e incuriosisce i cittadini, ma perché non creare un equilibrio? La realtà dei governanti è parte integrante del nostro quotidiano: parlarne è giusto , ma perché in certi contesti esaltando esclusivamente l’unilateralità della questione? La denuncia della stampa, in questi giorni, dà adito a riflessioni considerevoli: indignati per l’attuale provvedimento, pensando inoltre che i cittadini si sentano colpiti nel proprio ideale di libertà, di libertà d’espressione? Va bene. Interessante, potrebbe essere, però, ascoltare le idee di chi parte da un punto di vista alquanto differente: persone perplesse circa l’autoritario modo di fare di determinati conduttori che raramente concedono la parola a chi cerca, in modo esaustivo, di diluire la conversazione con un contraddittorio lecito che, sebbene possa essere criticato, è pur sempre rappresentativo di un’opinione.. Evitando di concedere risposte, di distorcere argomenti a proprio favore, non si rischia di ledere la libertà d’espressione che tanto si rivendica in questi giorni?
Francesca Morgante