Pascoli ed il fanciullo che è in noi
Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna. Fu uno dei principali poeti che con Carducci appartennero alla corrente del Decadentismo.
Attraverso la pubblicazione del “Fanciullino” emergeva la voce fanciulla interiore che è in ognuno di noi.
Produsse opere prevalentemente spiritualistiche ed idealistiche combattendo tra la tradizione classica ed il decadentismo.
La sua vita familiare fu attraversata da gravi lutti, dettati dall’assassinio prima del padre , il cui movente non venne mai chiarito, anche se i sospetti ricaddero su un malavitoso Pietro Cacciaguerra.
Successivamente sopraggiunse la morte di sua madre e successivamente di un fratello ed una sorella a causa del tifo e di un altro suo fratello per un attacco di meningite.
Le sorelle sopravvissute furono trasferite da un loro zio nominato tutore in un Collegio di monache Agostiniane, mentre gli altri quattro fratelli vissero insieme. Tutto questo determinò per Pascoli un declino economico.
Nonostante il suo triste vissuto in una Bibliografia di sua sorella egli veniva descritto come un uomo tenace e con un carattere vivace.
Visse a Rimini dopo aver lasciato il Collegio dei Padri Scolopi di Urbino e fu formato all’università da docenti come Giosuè Carducci.
Fu fortemente impegnato politicamente e durante una manifestazione socialista a Bologna dopo l’attentato al re Umberto I ad opera di Passanante, lesse un suo sonetto “Ode a Passanante”di cui non si ebbe più traccia perché strappato da lui stesso per il rischio di arresto.
Il suo arresto però sopraggiunse nel 1879 a causa di sue proteste e di disordini dovuti alla condanna di Passanante per l’attentato al re Umberto I..
Laureatosi insegnò Latino e Greco a Matera a Massa e a Livorno iniziò anche una sua collaborazione alla rivista “Vita Nuova” dove pubblicò le sue prime poesie “Myricae”,
Vinse la medaglia d’oro al Concorso di poesie latine ad Amsterdam.
Nel 1894 collaborò con la Pubblica Istruzione pubblicando anche “I Poemi Conviviali”.
Non amò la vita mondana ed amava morbosamente le sue sorelle, rinunciando per loro al suo matrimonio e non accettando mai il matrimonio di sua sorella Ida.
Attraversò una forte depressione e soffrì di alcolismo. Questi suoi problemi esistenziali lo portarono ancor più a rifugiarsi nella poesia.
Ben presto l’abuso di alcool lo portò alla cirrosi epatica, ma sua sorella occultò questa verità per l’immagine stessa del poeta ,dichiarando che la sua morte era sopraggiunta a causa di un tumore allo stomaco.
Sosteneva che la poesia portava alla verità di tutte le cose anche mediante l’intuizione ed attraverso essa delimitava come in un recinto le sue angosce ed i suoi fantasmi, concedendosi così una vita relazionale normale. Scriveva avvalendosi di frasi brevi e musicali, utilizzando anche parole onomatopeiche, anafore e metafore.
(Luisa de Franchis)
L’amore
Le tue mani su di me
scivolano leggere
ed ho bisogno di più ossigeno per respirare
per ritmare i battiti del mio cuore
che vola lontano.
Ed il mio corpo rotola innamorato follemente
e poi di più e di più.
Questa musica è la musica che vorrei
e che mi descrive tutto quello che sei.
I tuoi occhi mi sorridono quando mi guardano
e mi illuminano
e tutta l’emozione che mi dai
mi risveglia l’anima e tutta la mia esistenza.
Vieni e corriamo dove la sabbia è bagnata
e corriamo a piedi nudi
per sentire tutte le sensazioni della terra
e tutti i suoi segreti.
Vieni verso di me
mentre io indietreggio
mi prendi ed io non voglio altro
che perdermi avendoti dentro di me
(Luisa de Franchis)