Portici: diventa Capitale della Cultura
Alla presentazione del progetto di Roberto De Simone sul nuovo Centro etno-musicologico intitolato al geniale polifonista Carlo Gesualdo da Venosa, nessuna polemica esplicita sulla Napoli che, al di là di qualche piccolo contentino qua e là, ha sempre detto di no al suo Maestro. Emblema di un raro sapere musical-teatrale che, dopo il buio calato sulla promessa museale d’ultima giunta partenopea nell’ideale complesso di San Domenico Maggiore, sarà invece accolto nella vicina, più piccola ma lungimirante città di Portici.
LA DELIBERA – Con delibera comunale firmata lo scorso 5 luglio e il raro entusiasmo per il capitolo culturale del sindaco Vincenzo Cuomo, è infatti al primo piano di Villa Savonarola — in luogo degli attuali matrimoni civili e dunque con procedimento inverso a quanto invece accade nel più storico luogo della lirica al Sud — che il patrimonio messo a segno nella quarantennale esperienza dal celebre regista e musicologo troverà finalmente una stabile ospitalità. Inizialmente, con i corsi al via in autunno e con finanziamento da 75 mila euro per una Scuola di formazione polivalente: lezioni corali, video-filmate e affidate non solo al Maestro ma a tutti quegli interpreti che sin qui hanno dato forma alla sua poetica drammaturgico-musicale unica nell’intersezione fra scrittura accademica e oralità popolare. Quindi, un intero ventaglio di iniziative: edizione critica più esecuzione delle Sacrae cantiones gesualdiane, «se non rubate via – osserva De Simone – dai Girolamini», allestimenti e produzioni anche in altri contenitori, come la settecentesca Villa Mascolo che vanta un anfiteatro en plein air da 1100 posti, il melodramma in fieri per Einaudi sempre su Gesualdo, le suecollezioni: «Non collezioni principesche — spiega — ma raccolte antropologiche della povertà messe insieme nel corso di una vita».
ORGOGLIO PORTICESE – Politicamente, la carta è giocata da Portici con orgoglio: «Riteniamo Roberto De Simone — dichiara il sindaco — patrimonio dell’umanità. Ecco perché Portici, prima stazione nella storia d’Italia, sarà solo la prima tappa di un tracciato di competizione virtuosa intenta a promuovere l’eredità del Maestro a Madrid come a Napoli o a Pechino». Infine, in riferimento ai circuiti politico-culturali partenopei, «nessuno oggi — dice a denti stretti — è ormai più in grado di provare vergogna». Quindi, taglia corto sul binomio De Simone-Napoli, ma con una rasoiata: «Le capitali? Per me sono quei luoghi in cui avvengono le cose. Se Portici le fa, è capitale».